Il nome della collana è significativo e insieme evocativo: Ritrovare l’Italia. Ai titoli già pubblicati da Il Mulino si aggiunge ora Andare per le città ideali di Fabio Isman, storica firma de Il Messaggero (e l’aggettivo è utilizzato col massimo rispetto e per l’autore e per la parola stessa, sia chiaro).
Città per pensare
L’agile libretto è una guida alle città “fatte per pensare”, un viaggio in Italia che deve qualcosa a quello, classico, di Piovene. Nelle prime pagine Isman spiega i motivi per cui la selezione è limitata a una decina di luoghi, quando avrebbero potuto farne parte di più, e poi scava nelle origini delle città ideali, cominciando dalla Torre di Babele raccontata nel Libro dei Libri.
Tra citazioni, aneddoti, racconti antichi e richiami all’attualità (non senza frecciate polemiche, come quella riguardante Villa Arbusto, dove ha sede il Museo Archeologico di Pithecusae, ora in vendita), Isman attraversa l’Italia dalla lombarda Crespi d’Adda al salentino borgo di Acaya, senza tralasciare la Sardegna a lui tanto cara (e a noi pure).
Soprattutto va alla ricerca degli snodi e degli incroci della Storia, con la maiuscola, come
la presenza di Piero della Francesca a Firenze, quando vi si trovano l’imperatore Giovanni VIII Paleologo, con il patriarca di Costantinopoli, e Bessarione, vescovo di Nicea; le strette relazioni di amicizia di Federico da Montefeltro con alti prelati greci, nonché l’esistenza di codici orientali nella sua biblioteca.
Storie laterali
Ma il suo fiuto di giornalista detective (avete letto I predatori dell’arte perduta?) lo porta a inseguire tracce quasi cancellate dal tempo, alla ricerca di storie laterali rispetto al tema principale, ma sempre appassionanti, come quella dell’obelisco Vaticano o quella del Milite Ignoto che riposa nel Vittoriano a Roma.
Gli basta un inciso per aprire uno spiraglio su storie e personaggi molto originali. A volte vi si sofferma, come nel caso della “papessa” Olimpia Maidalchina Pimpaccia, altre invece dà una pennellata veloce e scivola via, lasciandoci con la voglia di saperne di più.
Otto Jahn era un celebre archeologo e musicista dell’Ottocento ed è grazie ai suoi disegni che sappiamo com’era fatto il mosaico di Aquileia con la rappresentazione del ratto di Europa. Ai lettori che si stupiscano per quel “celebre” rimane la curiosità, motivazione perfetta per approfondire per proprio conto, magari partendo dalla nota bibliografica a corredo del volume (sono 181 i libri che Isman ha consultato per scriverlo e insieme ha disturbato – il verbo è suo – 72 studiosi, quanti i dotti impegnati nella traduzione della Bibbia in quella città cosmopolita e a suo modo ideale fondata da Alessandro in Egitto…).
Palmanova, la “nuova Aquileia” è introdotta magistralmente dal particolare del cagnone raffigurato nello splendido Ritratto di cavaliere del Carpaccio; ma c’è posto anche per Napoleone che ne rinforzò le mura e le aggiunse il “nova” con cui ancora conosciamo Palma.
Ideali ma non per tutti
Queste città ideali sono spesso palinsesti che permettono letture di varie epoche, come il sito di Aquileia e lo stesso pavimento della sua basilica, rivestito da “un tappeto di 750 metri quadrati di mosaici”.
Palinsesti sono anche le pareti delle segrete di Terra del Sole, una Firenze in Romagna voluta da Cosimo I de’ Medici, mura ricoperte di messaggi, imprecazioni, lamenti (tema di memoria molto caro a Leonardo Sciascia).
Non per tutti era l’ideale vivere in queste città ideali, così “Terra del Sole non è soltanto un piacere assoluto per gli occhi, ma anche un’angoscia per la mente e il cuore”, anche se fa sorridere (noi che siamo qui, al sicuro) leggere che il boia si muoveva a piè di lista e si faceva pagare anche il sopralluogo alle forche…
Di papi e spese gonfiate
Le spese sono un’altra costante del libro. Costruire città è infatti sempre stata un’impresa particolarmente costosa, da che mondo è mondo accompagnata da “sforamenti”. Non ne fu esente nemmeno la realizzazione di Pienza, il gioiellino voluto da Pio II Piccolomini. Che poté comunque lustrarsi gli occhi grazie al lavoro dell’architetto Rossellino, mentre è per noi una fortuna che Sisto V non sia riuscito a trasformare in falansterio il Colosseo!
La speranza di Isman – che non possiamo non condividere – è che tutte queste (e le altre) città ideali non finiscano, per incuria e miopia, in polvere o peggio in mona (o al museo MONA a Hobert, in Tasmania).
Saul Stucchi
- Fabio Isman
- Andare per le città ideali
- Il Mulino
- 2016, 163 pagine, 12 €
Didascalie:
- La foto di Palmanova è di Ulderica Da Pozzo (POR FESR 2007-2013)
- La foto di Crespi d’Adda è dello Studio Fotografico Giudicianni & Biffi di Mezzago