Quattro giorni davvero intensi quelli trascorsi a Napoli, su cui è appena sceso il sipario. L’inaugurazione della mostra “Bizantini” al Museo Archeologico Nazionale è stata il motivo per tornare nel capoluogo campano, da cui mancavo ormai da troppi anni.
Attorno e a corredo di questa mostra (ho anticipato in un precedente articolo che a breve ne pubblicherò la recensione qui su ALIBI) mi sono ritagliato un piccolo programma culturale di cui – posso confessarlo – sono molto soddisfatto:
- doppia visita al Museo Archeologico. Peccato per i numerosissimi prestiti in giro per il mondo e, soprattutto, per la sezione numismatica: chiusa senza alcuna indicazione in merito.
- Mostra di Artemisia Gentileschi alle Gallerie d’Italia.
- Collezioni delle Gallerie d’Italia.
- Monastero di Santa Chiara.
- balletto Il lago dei cigni al Teatro San Carlo: da applausi, letteralmente.
- Museo di Capodimonte.
È proprio visitando quest’ultimo – forse la sorpresa più bella di questo soggiorno partenopeo. Davvero non lo ricordavo così ricco! La Sala di Tiziano basterebbe da sola a giustificare un viaggio a Napoli… – che mi sono imbattuto in una frase perfetta per rendere il senso non solo del mio viaggio, ma del turismo culturale tout court.
È scritta nella sala che introduce al percorso della mostra “Oltre Caravaggio. Un nuovo racconto della pittura a Napoli” e viene dal romanzo Doctor Faustus (1947) di Thomas Mann:
Divagando e accostando saltava di palo in frasca, prima di tutto perché aveva in testa un’infinità di cose e l’una gli richiamava l’altra; ma specialmente per la passione di far confronti, di scoprire rapporti, di segnalare influenze, di mettere a nudo il complicato congegno della cultura”.
Ecco: mettere a nudo il complicato (complesso?) congegno della cultura è causa e insieme scopo del turismo culturale. Almeno come lo intendo io.
Saul Stucchi