Fino al 27 gennaio il Teatro Elfo Puccini di Milano propone nella Sala Shakespeare l’“Antigone” di Sofocle per la regia Gigi Dall’Aglio, con traduzione e adattamento di Maddalena Giovannelli, in collaborazione con Alice Patrioli e Nicola Fogazzi.
È uno spettacolo che consigliamo caldamente e nelle righe che seguono cercheremo di spiegarvi perché. Prima di tutto quello messo in scena è uno dei testi più celebri (e rappresentati) della storia del teatro: classico dei classici, tragedia delle tragedie. Vi si contrappongono due visioni del mondo, della polis, dell’amore, del rispetto, del diritto e del dovere. E la tragedia consiste appunto nell’impossibilità – che però è soprattutto incapacità – delle due parti di addivenire a un compromesso.

Creonte ha emanato un decreto con il quale proibisce il seppellimento di Polinice, morto da traditore della patria muovendo guerra a Tebe. Gli si oppone Antigone, sorella di Polinice e di Eteocle, anch’esso caduto in battaglia. In mezzo a Creonte e Antigone si barcamena la sorella Ismene, che vorrebbe adempiere ai doveri familiari ma non vuole infrangere la legge dello stato.
La stele che la riporta appare nella sua totemica concretezza al centro della scena, tra i resti della città provata dalla guerra, ritta e minacciosa come il monolite di “Odissea nello spazio” (“è proprio bruttina” ho pensato da antichista…).
Non sappiamo quale sia lo stato di salute della regia teatrale, di cui tanto si discute nel settore. Di certo non è morta, come prova il sapiente lavoro di Gigi Dall’Aglio.

Il gruppo d’attori è ben coeso e ciascuno dà al proprio personaggio le sfumature per caratterizzarne emozioni e sviluppi drammatici. Su tutti Arianna Scommegna nel ruolo della protagonista, intensa ed espressiva come la conosciamo e apprezziamo, tanto nei monologhi (su tutti la regale “Cleopatràs”) quanto nei lavori a più voci (come il recente “Utoya”). Ma meritano una menzione anche le prove degli altri interpreti.
Aram Kian è un messaggero che strizza l’occhio ai fool di Shakespeare, strappando sorrisi e risate pur recando brutte notizie. Carla Manzon è un Tiresia stralunato e permaloso, ma soprattutto fa venire i brividi nella recita del secondo stasimo.
Il Creonte di Stefano Orlandi è un politico di professione, tutto preso nel ruolo di garante delle istituzioni. Nelle pause sottolineate e nelle posture ricordava i vecchi politici democristiani (e quelli odierni che a quelli s’ispirano, anche inconsapevolmente…). Francesca Porrini è la delicata Ismene, vaso di terra cotta tra i vasi di ferro che sono Creonte e Antigone (ci sia consentito il paragone manzoniano).

E poi David Remondini come Emone che sfoga sulla tastiera del piano le frustrazioni di figlio incompreso e di fidanzato represso e – ultima ma non ultima – Sandra Zoccolan nel ruolo di corifea che scandisce i quadri e le cornici poetiche della tragedia. Proprio le cornici poetiche, ovvero gli stasimi, mi sono parsi tra gli aspetti più riusciti dello spettacolo.

Confesso che mai come in questa “Antigone” ho apprezzato questi passaggi che – ahimè per manifesta insensibilità poetica – ho sempre, a torto, considerati riempitivi tra un’azione scenica e l’altra. Al contrario! La voce di Sofocle si fa più forte e penetrante in questi brani e qui, la scelta di differenziare la resa di ciascuno, ne sottolinea la complessità della struttura e la profondità del messaggio.
Al senso di potenza (tragica, va da sé) che emana questa “Antigone” contribuiscono anche le scene di Emanuela dall’Aglio e Federica Pellati (l’infernale telone rosso del finale rimane impresso nelle pupille degli spettatori), così come i costumi di Katarina Vukcevic e il preciso disegno delle luci di Giancarlo Salvatori, attento a sottolineare la mortale dualità che non sa trovare un compromesso.
Saul Stucchi
Foto di Serena Serrani
PS: Al termine della recita, a nome della compagnia, Arianna Scommegna ha invitato gli spettatori a partecipare all’evento “Unisci i puntini”, in programma domenica 27 gennaio, dalle 11.00 alle 13.00 (dunque prima dello spettacolo delle 16.00), sulla “Piana” di piazza Fabio Chiesa, di fronte alla sede del Teatro Ringhiera (che, lo ricordiamo, è chiuso da oltre un anno per lavori di ristrutturazione).
Il momento d’incontro è organizzato in occasione della Giornata della Memoria e nel contesto del progetto OPEN.

Scrive la regista Serena Sinigaglia: “Vogliamo avviare un’opera di arte partecipata sul piazzale che comincerà proprio in quel giorno di gennaio e si concluderà nel consueto appuntamento del 2 giugno, per la Festa della Repubblica di Fabio. Una grande opera urbana in due puntate: vi faremo trovare colori e pennelli e tracce da seguire. Venite dunque a disegnare con noi, riempiamo di colori e vita la piazza, perché fare memoria non significa solo ricordare, fare memoria è agire nel presente per costruire un futuro migliore”.
Dal 22 al 27 gennaio 2019
Antigone
di Sofocle
regia Gigi Dall’Aglio
traduzione e adattamento a cura di Maddalena Giovannelli
in collaborazione con Alice Patrioli e Nicola Fogazzi
Interpreti: Aram Kian, Carla Manzon, Stefano Orlandi, Francesca Porrini, David Remondini, Arianna Scommegna, Sandra Zoccolan
Scene Emanuela dall’Aglio, Federica Pellati
Costumi Katarina Vukcevic
Luci Giancarlo Salvatori
Produzione ATIR Teatro Ringhiera – in collaborazione con Fondazione Teatro Donizetti
Orari: da martedì a sabato 20.30, domenica 16.00
Biglietti: intero 32,50 €; ridotto 17 €
Teatro Elfo Puccini
Corso Buenos Aires 33
Milano
Informazioni:
Date della tournée:
30 gennaio
LAC, Lugano
21, 22 febbraio
Teatro Faraggiana, Novara
24 febbraio
Teatro Civico Fallaci, Ozieri (Sassari)
25 febbraio
Cineteatro Olbia, Olbia
26 febbraio
Teatro Comunale Dorgali, Dorgali (Nuoro)