Oltre ad essere un’originale strenna natalizia da regalare a colpo sicuro, il nuovo libro di Gian Piero Piretto, “Quando c’era l’URSS. 70 anni di storia culturale sovietica”, edito da Raffaello Cortina, è un volume da tenere gelosamente con sé per leggerlo con calma, gustandolo capitolo per capitolo. Riprende, ampliandolo, rinnovandolo e integrandolo un saggio di quasi vent’anni fa, uscito per Einaudi, che si intitolava “Il radioso avvenire. Mitologie culturali sovietiche”.
Tempo di bilanci
Nel ventennio intercorso il mondo è cambiato, profondamente. Anche nel campo degli studi sull’Unione Sovietica. E a poco più di un secolo dall’Ottobre 1917 è arrivato il tempo di un nuovo bilancio. Piretto ha accolto con entusiasmo l’invito dell’editore Cortina e ha realizzato un libro che rimarrà come punto di riferimento.
Ma non temete: nessun mattone accademico. “Quando c’era l’URSS” è prima di tutto un bel libro, riccamente illustrato e splendidamente confezionato, a cominciare dalla sovraccoperta con la riproduzione (in versione specchiata per esigenze d’impaginazione) di una tavola di Vladimir Lebedev che raffigura un operaio intento a spazzare via dei borghesi.
Come da questa immagine fortemente simbolica si arrivi alla copertina del periodico “Krokodil” del novembre 1991 con la raffigurazione – altrettanto simbolica – di un gruppo di cittadini commossi che danno l’addio a una statua di Lenin che prende il largo è raccontato in 550 pagine, accompagnate da un ricco apparato di note.
I primi cinque capitoli
Vista la mole e soprattutto l’intensità del libro, ho pensato (spero bene) di raccontarvelo in tre distinte recensioni. In questa parlerò dei primi cinque capitoli, intitolati rispettivamente:
- 1917-1921 Il tempo delle utopie
- 1921-1924/25 La città è costellata di luci
- 1924/25-1927 È morto Lenin, Lenin è immortale!
- 1928-1930 Byt e cultura
- 1931-1935 Kul’turnost’: gli ex proletari e il bon ton
Protagonista dei primi capitoli è Vladímir Vladímirovič Majakóvskij, scrittore, poeta, ma anche attore e regista teatrale. È lui il Virgilio scelto da Piretto per incamminarsi negli anni ardenti della Rivoluzione d’Ottobre, tra treni che diffondo il nuovo Verbo come “poster in movimento” e film ancora muti.
Che la Rivoluzione non fosse un pranzo di gala lo compresero tutti, chi subito, chi col tempo (ma piuttosto in fretta). Eppure… Eppure qua e là rispuntarono fin dall’inizio i segni del perdurare di elementi che resistevano all’eradicazione. Come la chiesa ortodossa aveva in qualche modo dovuto adeguarsi allo “natura” russa, lo stesso toccò alla nuova chiesa sovietica. Emblematico è il rapporto con l’alcool.
Un brindisi alla vodka
“La vodka è nemica della cultura, rallenta la crescita culturale delle famiglie proletarie e contadine. Ma adesso la società proletaria ha dichiarato guerra alla vodka, guerra agli alcolizzati sfaccendati, agli alcolisti teppisti e sboccati”, annunciava una radio di Leningrado.
Salvo poi fare marcia indietro nel giro di pochi anni perché non si poteva rinunciare agli introiti garantiti dal monopolio sulla sua vendita e perché un nuovo lusso, questa volta sovietico, aveva preso il posto della sobrietà rivoluzionaria. L’ha raccontato giusto ieri il professor Piretto (fresco di pensione) alla presentazione alla Libreria Cortina di Milano, brindando con un folto gruppo di amici e lettori.
E proprio il passaggio da “rivoluzionario / bolscevico” a “sovietico” è ben messo in luce da Piretto, con citazioni, riferimenti e un ricco apparato iconografico. A interessarlo è in particolare il passaggio al nuovo byt, la nuova “quotidianità”.
Sopito se non spento il furore iconoclasta che aveva portato alla presa del potere, restava ancora un’utopia l’unione tra operai e contadini, con i secondi in posizione gregaria, tanto che in breve il mondo della campagna sarà presentato dalla figura della colcosiana, ancella del virile operaio cittadino.
Anche la concezione del ruolo della donna nella società sovietica viveva una parabola, illustrata dalla figura di Aleksandra Kollontaj, la prima “femminista” sovietica, ma anche dal ménage à trois raccontato nel film “Letto e divano” (per citarlo col titolo con cui divenne più noto fuori dall’URSS).
Resisteva, anzi dilagava, la mania degli scacchi; si faceva guerra ai ninnoli, emblema dell’odiato filisteismo borghese; si realizzavano fabbriche – cucine che avrebbero dovuto risolvere una volta per tutte il problema delle massaie, fino ad allora impegnate per gran parte del giorno a preparare il pranzo (guardate l’illustrazione alle pagine 88-89: a me ha fatto venire in mente la nuova caffetteria – torrefazione che una celebre multinazionale del caffè ha aperto a Milano…).
Di pagina in pagina ripercorriamo la storia, non solo culturale, dell’Unione Sovietica: il suicidio di Esenin e di Majakóvskij; la morte e imbalsamazione di Lenin (tra Cristo e Tutankhamon); il “giuramento” di Stalin e la sovrumana (e infatti “taroccata”) impresa del compagno Stachanov. E poi il varo del piano quinquennale e i bagni pubblici senza porte per impedire i furtivi incontri tra omosessuali.
L’angolo leniniano nelle case prendeva il posto di quello riservato alle icone; tornava il jazz, seguito dai tappeti rossi: “Carlo Marx proibisce forse di tenere i tappeti sugli scaloni?”, domanda retoricamente il professor Preobraženskij nel “Cuore di cane” di Bulgakov.
È a pagine 100 che compare Stalin, non per la prima volta, ma adesso con il ruolo di capo assoluto. A lui si deve il secondo strappo, il cambio radicale (pur con elementi di continuità). Sotto il suo paternale comando era tutto nuovo e bello e tutti erano felici di vivere nell’URSS. Bisognava soltanto adeguarsi al “parlare sovietico” e comprendere il valore del “futuro staliniano” che “nel suo valore di proiezione utopica, è da intendersi come presente”.
Saul Stucchi
PS: Gian Piero Piretto parteciperà a BookCity Milano in questi due incontri:
- 18 novembre 2018 ore 14:00
Il Caucaso: tormentato crocevia di conflitti
Con Anna Zafesova, Gian Piero Piretto e Patrizia Deotto
ISPI – Palazzo Clerici
Sala Specchi
via Clerici 5 - 18 novembre 2018 ore 16:00
Bandiera rossa sul Cremlino. Viaggio nella storia della cultura sovietica
Con Gian Piero Piretto e Gianluigi Ricuperati
ISPI – Palazzo Clerici
Sala Specchi
via Clerici 5
Didascalie:
– “Il meeting dei bambini”, manifesto del 1923
– A. Apsit, L’anno della dittatura proletaria. Ottobre 1917-ottobre 1918, 1918
- Gian Piero Piretto
Quando c’era l’URSS
70 anni di storia culturale sovietica
Raffaello Cortina Editore
2018, 632 pagine, 39 €