Se per motivi logistici e di tempo aveste dovuto scegliere uno solo tra le centinaia di eventi del programma di BookCity (manifestazione chiusasi ieri con oltre 160 mila partecipanti), su cosa vi sareste concentrati? Io non ho avuto dubbi: sono sceso nel sottosuolo di Milano per assistere alla presentazione di “Alla ricerca di Don Chisciotte. Un viaggio nella Mancia” di Claudio Visentin e Stefano Faravelli (Ediciclo Editore).
Nella Cripta di San Giovanni
A fare gli onori di casa (o meglio di chiesa) è stato il giornalista del Touring Club Stefano Brambilla che ha presentato l’originale sede dell’incontro, la Cripta di San Giovanni in Conca a Piazza Missori, riassumendone la storia. È grazie ai volontari del Touring che questo luogo, come decine di altri, è accessibile al pubblico. Il mio ringraziamento va a loro per queste attività e a Don Chisciotte per avermi fatto scoprire (a quarantacinque anni) un angolo di Milano sconosciuto ai più pur trovandosi al centro della metropoli.
Visto che Faravelli – Chisciotte si trova in questi giorni a Clermont-Ferrand per il “Rendez-vous du carnet de voyage”, il suo compagno d’avventure Visentin – Sancio ha dovuto affrontare da solo le domande del presentatore “provocatore” Michele Lauro. Cavandosela più che egregiamente.
“È un libricino delizioso; leggero, divertente e raffinato”, l’ha definito Lauro: un libro di viaggi, di luoghi reali nel solco di eventi immaginari, notando che questa discrepanza tra realtà e finzione si fa di pagina in pagina sempre più evanescente. Sorridendo Visentin si è detto sorpreso per il fatto che Lauro, nella sua recensione su “Panorama”, ha individuato una componente metafisica nel libro. E proprio su questo aspetto si è giocata, spiritosamente, la presentazione di ieri sera.
Ma come nascono i viaggi stravaganti di Visentin, il cui “In viaggio con l’asino” (uscito da Guanda nel 2009) è una sorta di “prequel”?. L’autore ha risposto riconoscendo “una preoccupante presenza di asini” nei suoi libri. Negli ultimi anni il turismo con asini ha avuto un forte incremento, con circa mille quadrupedi venuti al mondo dopo il 2009: di almeno un terzo Visentin rivendica con orgoglio la paternità (“sono figli miei”, ha detto suscitando le risate del pubblico).
Di Guccini, tangenziali e blogger
Visentin si è poi definito “un non-viaggiatore”, colpito periodicamente dall’ossessione per il viaggio. L’idea per il viaggio nella Mancia gli è venuta ascoltando la canzone “Don Chisciotte” di Guccini in macchina. “La tangenziale è un luogo che favorisce i pensieri, come ben sanno gli operatori culturali”, ha detto indicandomi discretamente (e gli sono grato di non aver detto “blogger scappati di casa”).
Ha confessato che alcune parti ritenute “letterarie” sono invece avvenute realmente così, come per esempio la declamazione di un brano della “Vita di Don Chisciotte e Sancio Panza” di Miguel de Unamuno tenuta da Faravelli davanti a un gruppo di turisti giapponesi sbigottiti, ai piedi del celebre monumento a Madrid.
Il Don Chisciotte racconta non soltanto le loro avventure, ma anche le rispettive parabole dei due protagonisti. Se il cavaliere muore rinsavito, in qualche modo “sancizzato”, da parte sua Sancio è cambiato strada facendo e al termine del libro dimostra una logica stringente domandando al suo padrone perché mai stia morendo, invece di continuare a vivere e stare nel mondo per raddrizzarne le storture. E ha citato le ultime parole di Sancio:
Non c’è al mondo cosa più piacevole per un uomo che esser l’onorato scudiero di un cavaliere errante che va in cerca di avventure. Vero è che la maggior parte di quelle che capitano non riescono così bene come si vorrebbe (…) Ma con tutto ciò, che bella cosa che è aspettare gli eventi attraversando monti, frugando selve, scalando picchi, visitando castelli, alloggiando in locande a volontà, senza pagare dico un solo quattrino, che il diavolo se lo porti.
Don Chisciotte a confronto
La Ruta de Don Quijote è un progetto “simpaticamente stravagante” che si dipana per 2500 chilometri nella Mancia senza alcun rigore logico. Visentin e Faravelli hanno compiuto un viaggio caotico, sollevati dall’obbligo di vedere cose. È stato un bellissimo viaggio all’avventura.
Se in molti luoghi sono stati atterriti nel constatare gli effetti deleteri del turismo di massa, in altri hanno provato meraviglia e potuto sperimentare la benedizione dei viaggi: per esempio davanti ai mulini a vento di Puerto Lápice (malridotti ma magici).
Lauro ha poi chiesto di Dulcinea e del rapporto di Don Chisciotte con l’amore (“la rarefazione dell’esperienza amorosa” del cavaliere è per Visentin “un po’ eccessiva”), del confronto tra Don Chisciotte e Don Giovanni e di quello con Amleto.
In effetti Amleto e Don Chisciotte sono due tipi ideali presenti in ciascuno di noi. Ma mentre Amleto è proiettato dentro di sé e rimane bloccato nell’ansia di dare una risposta alla domanda “chi sono?”, Don Chisciotte non ha inquietudini identitarie e parte lancia in resta all’avventura. Il cavaliere ha fiducia di cambiare il mondo e anche se non ci riesce mai, conserva lo spirito e l’intraprendenza di intervenire nella realtà. Una lezione preziosa per noi moderni, malati d’immobilismo disincantato.
Saul Stucchi
- Claudio Visentin e Stefano Faravelli
Alla ricerca di Don Chisciotte
Un viaggio nella Mancia
Ediciclo Editore
106 pagine, 12 €