• Passa alla navigazione primaria
  • Passa al contenuto principale
  • Passa alla barra laterale primaria
  • Passa al piè di pagina
  • Luoghi
    • Italia
    • Europa
    • Mondo
    • A letto con ALIBI
  • Mostre
    • Arte
    • Fotografia
    • Storia
  • Spettacoli
    • Teatro & Cinema
    • Musica & Danza
  • Biblioteca
  • Interviste
  • Egitti

Alibi Online

Voi siete qui: Europa » Visita al sito archeologico di Cnosso con Marco Grassano

1 Novembre 2019

Visita al sito archeologico di Cnosso con Marco Grassano

La quinta parte del reportage di Marco Grassano su Creta è dedicata alla visita del sito archeologico di Cnosso.

Oltre l’ampio e composito capanno bar, superiamo i tornelli d’ingresso. Percorrendo un camminamento ombroso, incavato nel terreno e sovrastato da un folto viluppo di frasche poggiate su una struttura di pali, ci ritroviamo nell’area delle rovine, inondata di luce. Il busto in bronzo dell’archeologo cretese Minos Kalokerinos, scopritore del sito. Mi fa sorridere il suo cognome stagionale: καλοκαίρι significa infatti “estate” (alla lettera, “beltempo”).

Subito a sinistra, tre ampi pozzi circolari, con vera di sassi a secco. Sir Arthur Evans li denominò κουλούραι. Si presume fossero adibiti allo stoccaggio dei cereali. E d’altronde, questa, al cui centro stentacchia ora un alberello mezzo secco, doveva essere la piazza del mercato. Improbabile mi pare invece, vista la loro conformazione, l’ipotesi, avanzata dallo studioso britannico, che le buche venissero utilizzate per gettarvi i rifiuti: a cosa servirebbero, in tal caso, gli scalini di pietra che vi si infossano? Poco lontano, verso destra, seguendo le indicazioni del percorso, ecco anche il busto di Evans.

Ingresso al sito archeologico di Cnosso

Il sito archeologico di Cnosso

Scavalcando un paio di gradini, accediamo alla lunga passerella di legno da cui si dominano ruderi digradanti verso il fondo di una valletta alberata. Nel colossale complesso che si allarga alla nostra sinistra, è stato parzialmente ripristinato il piano superiore, con colonne tinteggiate in un granata chiassoso.

Ormai centenaria, ma tuttora aperta, è la discussione se questi fossero veramente i colori originari del palazzo o piuttosto una ricostruzione di fantasia. Sotto un nitido troncone di portico, immagini molteplici e variopinte di coppieri.

Cnosso: affreschi dei coppieri

Seguiamo un altro tratto della passerella. Rasentiamo due corna stilizzate, che paiono un’enorme fionda di roccia. Sfociamo nel cortile centrale. Pannelli didascalici in greco e in inglese, scaglionati lungo il percorso, illustrano i singoli settori.

A metà dello spiazzo, imbocchiamo una scalinata di pietra che monta verso sinistra. Le giare di coccio disposte tutt’attorno, in vari punti, ci fanno sorridere per la loro somiglianza con quella che abbiamo ereditato dalla zia Olga: “Ecco il fornitore della zia!” commentiamo ridendo. Ci spostiamo verso destra, a vedere la sala degli affreschi (sono riproduzioni: gli originali li troveremo al Museo Archeologico).

Cnosso: la sala degli affreschi

Le colonne, qui dentro, sono state (ri)dipinte di nero, con base e capitello rossi. È bello lasciarsi affascinare, in questa nostra prosaica contemporaneità, dall’immagine lieve di remote fanciulle danzanti nell’azzurro, o dalle evoluzioni circensi di maschi atletici attorno e sopra un flessuoso toro pezzato. Su un’altra parete, i tentacoli a spirale di un polipo si srotolano in un fondale marino giallo e rossastro.

La sala del trono

Torniamo di sotto. Ci mettiamo in fila per osservare la sala del trono. Le strutture ricostruite fanno pensare all’architettura egizia. Arriva il nostro turno. Il piccolo seggio regale, di alabastro, lascia intendere che la statura media dei preteriti abitatori di queste contrade non doveva essere eccelsa.

Al centro della pavimentazione, in lastre calcaree irregolari, un bacile di pietra. Istoria le pareti, campite di onde purpuree e gialline, una vegetazione geometrica, in mezzo alla quale posano strani, grandi felini dalla testa piumata e beccuta.

Cnosso: la sala del trono

Più in là, l’ennesimo portico parzialmente rifatto, con colonne carnicine e il grande bassorilievo policromo in cui un toro sembra volersi avventare su un ulivo minuziosamente stampato contro uno sfondo di cielo. A pochi passi, uno spazio rettangolare dove si allineano, in duplice fila, pilastri mozzi.

Cnosso: affresco con toro che incorna un ulivo

Siamo ora nella parte di rovine impropriamente denominata “teatro”, forse per gli ampi scalini che la rigano (bassissimi, peraltro: non sono certo gradoni da stadio!). L’aria è così asciutta che si suda senza accorgersene. Sostiamo per qualche minuto all’ombra, bevendo acqua, prima di tornare verso sud e proseguire la visita.

Dietro colonne rosse, l’affresco di un ragazzo con in capo un pennacchio quasi azteco, capelli fluttuanti alla brezza e vitino di vespa, plasticamente atteggiato fra i gigli. Un po’ dovunque, le fondamenta ricostruite, articolate in densi angoli retti, suggeriscono realmente l’idea di un labirinto.

Cnosso: affresco del ragazzo con il pennacchio

Un gruppo di lingua tedesca si affolla sotto la pensilina che ripara due piani sovrapposti, riedificati con una certa completezza e uniti da rampe di scale. Le colonne inferiori, purpuree, ritmano un corridoio decorato e sostengono il terrazzo ove indugiano i turisti germanici.

Gli appartamenti della regina

Anche altre parti degli scavi appaiono coperte da tettoie. Scendiamo verso gli appartamenti della regina: bagni, vestibolo, megaron, un angolo restaurato quasi in toto. Colonne nere e capitelli rossi. Vetri proteggono l’interno, sbarrando parzialmente le aperture squadrate.

La sala con l’affresco dei delfini biancazzurri, che si muovono tra pesci di altri colori mentre sul fondale si raggruppano ricci marini. Una specie di trono che poteva anche essere una seggetta: “il Trono di Fecas”, lo denominiamo ironicamente, ricordando un nostro scherzo infantile.

Cnosso: sala con affresco di delfini

Divalliamo ancora fino all’angolo sudest, sedendoci a bere nell’ombra fresca delle conifere. Da qui, fotografiamo un abbozzo di peristilio, levato in alto a sinistra. Proseguiamo lungo il bastione orientale, per terminare il giro e uscire. Il laboratorio del vasaio e quello del lapidario.

Le canalizzazioni per lo scolo delle acque, realizzate con estrema cura e perizia; il mio lavoro mi insegna che anche da questi dettagli si misura una civiltà. Il magazzino delle giare giganti: ci sembrano eccessive persino per la zia Olga.

Cnosso: canalizzazioni per lo scolo delle acque

Lungo il sentiero che conduce fuori, un paio di pavoni indolenti si puliscono le piume col becco. Ricordavo di averne osservati durante la mia precedente visita. E ne ho visti sul Castello di Lisbona e ai giardini del Palazzo di Cristallo, a Porto. I servizi, presidiati da un’addetta alle pulizie e separati per sesso, sono in una costruzione bianca incassata nel suolo sulla destra, appena prima dello spiazzo per le macchine.

Cnosso: un pavone

L’ora del rinfresco

Torniamo al Πασιφάη, dove è possibile gustare, secondo la dicitura abbinata all’insegna, “Greek & Minoan cuisine”. Ci sentiamo un po’ in debito per il parcheggio offerto, anche se non abbiamo voglia di un pasto completo. Pensiamo di ripetere la positiva esperienza dei ricchi frullati di frutta.

Ci accomodiamo a uno dei massicci tavoli sotto la tettoia di legno, soffittata di canne. Le sedie, in legno verniciato di verde, impagliate a fascette, esibiscono ognuna, sull’assicella superiore dello schienale, una breve iscrizione in lineare B, e su quella sotto la relativa trascrizione sillabica in caratteri latini.

Tutt’intorno, giovani ulivi dal tronco imbiancato. Persone di varia nazionalità stanno sedute in ordine sparso, mangiando e bevendo. Un grande schermo piatto, appeso sul fondo, trasmette il video in inglese con l’ipotetica ricostruzione a computer del palazzo minoico. Consultiamo la carta dei rinfreschi, numerati secondo la composizione, quindi scegliamo.

Quasi toccanti mi paiono la cortesia e il sorriso con cui la ragazza che ci serve si rivolge a noi, per prendere l’ordinazione e poi per ringraziare. La disponibilità, il garbo e le modeste pretese di questa gente mi commuovono, come mi era successo in Portogallo. I frullati sono, di nuovo, squisiti. Alzandoci, preleviamo altre bottigliette d’acqua dal frigo vetrina. Paghiamo il tutto alla cassa del bancone.

Rientriamo in città. Nel tragitto, imbocchiamo, per sbaglio, una deviazione fuorviante, ma il navigatore ci fa presto recuperare il percorso giusto, anche se transitando faticosamente lungo qualche vicolo. Grazie a un’auto che se ne va proprio mentre stiamo sopraggiungendo, stavolta parcheggiamo assai più vicino all’hotel, in Οδός Πρεβελάκη Παντέλη, a pochi passi dalla taverna di Deucalione.

Quinta parte – Segue

Marco Grassano
Foto di M. Ester Grassano

Didascalie:

  • Il busto dell’archeologo Minos Kalokerinos
  • I coppieri
  • La sala degli affreschi
  • La sala del trono
  • Il toro e l’ulivo
  • Il ragazzo dal pennacchio “azteco”
  • La sala dei delfini
  • Canalizzazione per le acque
  • Uno dei pavoni
Tweet
Share
0 Condivisioni

Archiviato in:Europa

Barra laterale primaria

Articoli recenti

  • “Convoglio”: un racconto di Giovanni Granatelli
  • “Shanzhai. Pensiero cinese e decreazione”
  • Gruppo di lettura: “Uomini e topi” di John Steinbeck
  • “La lista di Socrate” di Simone Cozzi: una recensione
  • Da Voland “Di fronte al fuoco” di Aleksej Nikitin

Footer

INFORMAZIONI

  • Chi siamo
  • Contatti
  • Informativa privacy & Cookie

La rivista online

ALIBI Online è una rivista digitale di turismo culturale, diretta dal giornalista Saul Stucchi. Si occupa di mostre d'arte, storia e archeologia, di cinema e teatro, di libri di narrativa e di saggistica, di viaggi in Italia e in Europa (con particolare attenzione alle capitali come Parigi, Madrid e Londra). Propone approfondimenti sulla cultura e la società attraverso interviste a scrittori, giornalisti, artisti e curatori di esposizioni.

Copyright © 2025 · ALIBI Online - Testata giornalistica registrata al Tribunale di Milano; reg. n° 213 8 maggio 2009
Direttore Responsabile Saul Stucchi