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Voi siete qui: Europa » Viaggio in Baviera: il castello e il Museo del giocattolo a Norimberga

10 Febbraio 2021 Scritto da Laura Baldo

Viaggio in Baviera: il castello e il Museo del giocattolo a Norimberga

Quinta e ultima parte del reportage di Laura Baldo sulla Baviera.

Esco dall’appartamento presto per dirigermi all’estremo nord della città vecchia di Norimberga, dove sorge il Castello imperiale. Come quasi tutto qui, fu anch’esso danneggiato gravemente durante la guerra, ma è stato ricostruito com’era prima.

Il Castello imperiale di Norimberga

Bisogna fare un pezzetto di strada in salita, ma ne vale la pena: la vista da fuori, con le mura e le torri medievali, è spettacolare. Si può entrare liberamente e visitare i cortili e i vasti giardini. Volendo (e avendo più tempo) si può fare il biglietto per vedere l’interno di edifici e torri, ma in questo momento le sale che potevano interessarmi sono chiuse per restauri, quindi mi limito ad ammirarlo da fuori.

Lungo il percorso ci sono diversi punti panoramici, da cui si vede tutta la città. C’è anche un giardino interno molto bello, rallegrato dal giallo delle forsizie e dal bianco dei fiori di ciliegio.

Scendendo dal castello riattraverso il centro, e riesco a vedere qualche altra fontana in ferro battuto. Sono tutte diverse e molto particolari, alcune quasi inquietanti: vicino al castello c’è una lepre gigante sdraiata, che all’inizio avevo scambiato per un drago.

Più giù c’è una nave con a bordo degli scheletri; non so bene cosa significhi, ma davanti c’è un marionettista molto simpatico, che fa suonare alle sue marionette il violino o il piano, accompagnandosi con la musica vera, quindi mi fermo volentieri a guardarlo e lasciare una moneta.

Una delle fontane in ferro di Norimberga

Quando raggiungo la piazza del mercato è quasi mezzogiorno, e guardo un po’ di bancarelle nell’attesa che scocchi l’ora. La Frauenkirche infatti ha sulla facciata un carillon che si anima a mezzogiorno, e che rappresenta una scena medievale in cui i principi elettori sfilano davanti all’imperatore.

Norimberga: la facciata della Frauenkirche

Per qualche motivo, a questo genere di cose non so resistere, quindi sto anch’io col naso all’insù, insieme a molti bambini e qualche coppia di turisti. Quando l’orologio batte l’ora e il carillon si anima, intorno a me sale un coro di ooh. Il tutto dura un paio di minuti, dopodiché posso tornare al mio appartamento sorridente e soddisfatta per mangiare qualcosa in fretta e ripartire.

Il Museo del giocattolo

Buona parte del pomeriggio è dedicata al Museo del giocattolo. Norimberga è famosa da secoli per i suoi artigiani e industrie di giocattoli, e il museo è uno dei più completi e affascinanti sull’argomento.

Norimberga: fontana davanti al Museo del giocattolo

È ideale per le famiglie con bambini, che hanno diversi spazi a loro dedicati e giochi a disposizione da provare. Ma è interessantissimo anche per gli adulti, perché attraverso l’evoluzione del giocattolo si capisce qualcosa della società che l’ha prodotto. Senza contare che fa tornare un po’ bambini, ed è una pausa gradita, dopo i campi di concentramento e i musei storici seri dei giorni scorsi.

Si parte da una vetrina di giocattoli del V secolo a.C. provenienti dalla Grecia (ebbene sì, anche gli antichi greci giocavano). Bambole, carretti e yo-yo sono in argilla, ma solo perché è l’unico materiale che si è conservato fino a noi. Si procede quindi in ordine un po’ cronologico e un po’ tematico.

Museo del Giocattolo di Norimberga

Nella prima sala ad esempio ci sono solo soldatini e miniature, dell’Ottocento-Novecento: di cartone, di metallo piatto stampato solo da un lato, oppure a tutto tondo, come quelli della Prima guerra mondiale in Elastolin (una sorta di plastica).

Le case delle bambole

In un’altra sala ci sono solo case delle bambole e io, che non ne ho mai avuta una, mi ci perderei. Sono per lo più dell’Ottocento o di inizio Novecento, quindi oltre alla meraviglia dei dettagli in miniatura realistici sono anche un buon modo per vedere l’evoluzione nel modo di vivere.

L’organizzazione delle cucine, delle camere, del riscaldamento e delle luci, il tipo di pavimenti o di tessuti di moda in una data epoca, ecc. Ma sono soprattutto carinissime da guardare. Ce ne sono forse un centinaio, dalle più semplici alle più lussuose, su più piani, con arredi di velluto, di seta o di legni intarsiati veri, o stufe di ceramica minuscole. Ci sono anche ricostruzioni dettagliatissime di singoli ambienti: una cucina con decine di piattini di peltro e pentole, una farmacia piena di vasetti e di cassetti, un negozio di cappelli.

A fianco ci sono altri giocattoli “da femmine”: lavatrici (mastelli di legno o, negli anni Trenta, cestelli di metallo dotati di coperchio e manopola da girare) ferri da stiro antichi o già elettrici (che ci mostrano come l’industria del giocattolo andasse di pari passo con gli oggetti per adulti), e macchine per cucire.

Bella anche la sala con bambole e pupazzi, tra cui uno dei primissimi orsacchiotti, del 1905. Poi ci sono salette con giocattoli di latta meccanici (automobiline, mongolfiere, acrobati), o miniature di aeroplani e navi. Una in particolare, un modellino della nave da guerra Mecklenburg, del 1908, è davvero grande e super-dettagliata, e pare che si muovesse sul serio in acqua. Di sicuro ben pochi potevano permettersela.

Trenini e soldatini

Ci sono macchinine di inizio Novecento, e vetture dei pompieri a partire da fine Ottocento (a cavalli). Ci sono anche i giocattoli classici: trottole, yo-yo, biglie, caleidoscopi, lanterne magiche, un bellissimo carosello musicale a due piani, che funziona ancora e si può avviare (e ovviamente lo faccio).

Di sopra ci sono diverse vetrine coi giochi da fare all’aperto: i cavalli a dondolo, le slitte, le carrozze e le macchine a pedali, i pattini (un paio di inizio Novecento) palloni, corde per saltare, il diablo, il cerchio. Poi iniziano i giochi da costruire, come il meccano, e quelli in scatola, alcuni molto curiosi, come il kit di giochi di prestigio (1910).

C’è un’intera, meravigliosa sala dedicata ai trenini, in cui decine di treni si muovono e fischiano di continuo su un enorme plastico. Al centro c’è una ricostruzione della stazione di Norimberga com’era prima della guerra. I treni sono di tutte le epoche, a partire dalla loro invenzione, ed è molto interessante vedere i cambiamenti. Molti altri sono esposti in vetrine lì accanto.

Soldatini del Terzo Reich nel Museo del Giocattolo di Norimberga

Più su c’è una sala con giochi da tavolo, molti dei quali creati per i militari. Se ne facevano anche di cartoncino da allegare alle riviste, più comodi da trasportare. Ci sono per esempio diverse scacchiere, una prodotta proprio per conto della Wehrmacht, con i carri armati al posto dei cavalli. Ci sono anche i soldatini e i pupazzi ispirati al Terzo Reich: soldati, armi, mezzi militari, ma anche le miniature di Hitler o Goebbels (mette un po’ i brividi, ma qualcuno ci giocava).

L’ultima sezione è dedicata ai giochi dagli anni Cinquanta in poi, e per me è meno interessante, anche se ne adocchio alcuni degli anni Ottanta con cui ho giocato da piccola, che mi strappano un sorriso di nostalgia.

Il bunker storico

Il museo mi ha preso quasi tre ore, ma devo andare per forza perché alle 17.30 ho appuntamento vicino al castello, per visitare l’Historische Kunstbunker. Si tratta di una serie di cunicoli di vecchie cantine per alimenti, che durante la guerra furono attrezzate a bunker per riporvi le opere d’arte della città.

Norimberga: bunker storico

Si fanno solo visite guidate, quindi è necessario prenotare. Io l’ho fatto ieri sera dalla biglietteria automatica che c’è nell’atrio del sito, ma volendo si può fare online. Purtroppo non c’erano visite in italiano disponibili, così l’ho presa in inglese. La guida è molto gentile e simpatica, e una volta capito che l’inglese non è la mia lingua madre spesso si accerta che abbia capito prima di continuare. In ogni caso a me e a gli altri 6 o 7 del gruppetto danno anche l’audioguida (quindi ascolto un po’ lui in inglese e un po’ l’italiano).

La visita è molto interessante. Ci sono molte sale e cunicoli, e per ognuno ci viene spiegato a cosa serviva, come funzionava la corrente elettrica, i materiali di rinforzo delle volte, cosa si era portato qui per proteggerlo (ad esempio i gioielli imperiali o le pale d’altare medievali).

Sono rimasti alcuni arredi, generatori d’emergenza e kit di primo soccorso. Ci vengono descritti anche i vari bombardamenti, che hanno gravemente danneggiato il centro, e si può vedere un campionario di bombe e granate recuperate dalle macerie, alcune delle quali incendiarie. C’è anche una sala dove degli altoparlanti simulano un bombardamento in corso, che fa venire l’angoscia e ringraziare chiunque sia in ascolto di non essere vissuti in quegli anni. Insomma, una visita da non perdere per gli appassionati di storia, e magari poco conosciuta dai turisti, quindi si può prenotare anche il giorno prima, se si hanno un paio d’ore libere.

Il Museo delle ferrovie

Il giorno dopo ho il treno per Monaco, e da lì per l’Italia, ma visto che ho quasi tutta la mattina decido di visitare il Museo delle ferrovie, non lontano dalla stazione. Qui è raccolta la storia della ferrovia, soprattutto tedesca ma non solo, fin dalla sua nascita. Oltre a oggetti come biglietti, divise, giocattoli sponsorizzati, foto d’epoca e pannelli informativi, nonché la mappa che mostra l’estendersi delle varie linee fin dalle origini. Si possono vedere modelli in varie scale e anche moltissimi treni storici veri.

Il primo, e più antico, è un vagone minerario inglese del 1829, poi ci sono i treni passeggeri a vapore, e i primi modelli elettrici. Viene spiegata la differenza, la velocità, il funzionamento e le varie innovazioni apportate nel corso dei decenni.

Norimberga. Il Museo delle ferrovie

Alla fine viene il meglio, una sala piena di vecchi treni, tra cui il mio preferito: quello che Ludwig II usava per i suoi spostamenti, di un magnifico blu reale decorato in oro, risalente alla seconda metà dell’Ottocento. Insomma, un museo sorprendente e molto bello, da non perdere se vi piacciono i treni o la loro storia.

Ora però ho un treno attuale da prendere per tornare a casa, e come al solito, avendo smarrito il senso del tempo, mi ritrovo all’ultimo momento.

Laura Baldo

Quinta puntata –fine.

Didascalie:

  • Il Castello imperiale
  • Una delle tante fontane in ferro e un artista di strada
  • La facciata della Frauenkirche, col carillon animato
  • Fontana davanti al Museo del giocattolo
  • Giocattoli antichi
  • Soldatini giocattolo del Terzo Reich
  • Il bunker storico
  • Il Museo delle ferrovie: un vagone del treno personale di Ludwig II
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