Quest’anno la Valle della Loira celebra una ricorrenza molto importante: il cinquecentesimo anniversario dell’arrivo di Leonardo da Vinci. Accettando l’invito del re Francesco I, il genio toscano lasciò Roma, dove si stava dedicando ai suoi studi scientifici, per trasferirsi in Francia. Vi sarebbe rimasto per i tre anni successivi, fino alla morte, sopraggiunta il 2 maggio 1519.
Leonardo alla corte di Francesco I
Leonardo soggiornò al Castello del Clos Lucé ad Amboise, dal 1954 proprietà della famiglia Saint-Bris che si prende cura dell’insieme comprendente il museo, il parco e il giardino. La sala dei modellini è il primo passo in un percorso che invita i visitatori ad approfondire la conoscenza con l’universo leonardesco.
Summa e apice dell’uomo rinascimentale, Leonardo era ingegnere militare e idraulico, scienziato dai mille interessi, inventore e naturalmente artista. Idee, schizzi e progetti – dalla catapulta al cannone a vapore e al carro d’assalto – sono raccontati attraverso modellini in scala, ricostruzioni video e pannelli didattici realizzati con particolare cura.
Il sovrano francese nutriva ammirazione e affetto filiale per l’illustre ospite toscano, anche se è storicamente falso che Francesco I fosse presente alla morte di Leonardo, come ce lo rappresentano gli artisti dell’epoca romantica. Ingres l’ha dipinto stretto in un tenero abbraccio con Leonardo sul suo letto di morte, ma in realtà il re era presso la moglie Claudia di Francia che aveva da poco dato alla luce il suo secondogenito, Enrico (che un giorno sarebbe salito al trono come Enrico II).
Ad Amboise Leonardo frequentava la corte, dove incontrava Margherita d’Angoulême, sorella del re, scrittrice e poetessa, e la piccola Renata di Francia che avrebbe sposato Ercole II d’Este. I legami tra Francia e Italia (o meglio, gli Stati in cui era allora suddiviso il Bel Paese) erano molto stretti ed erano in molti a corte a parlare italiano. In Francia Leonardo fu accolto calorosamente da una famiglia unita ed egli era consapevole che non sarebbe più tornato in Italia.
Passione per l’Italia
Ma facciamo un passo indietro di una ventina d’anni. Nel 1494 Carlo VIII era sceso in Italia per vedere riconosciute le sue pretese sul regno di Napoli, ma non gli era andata affatto bene. Tuttavia quanto aveva visto nella Penisola gli era bastato per farlo innamorare del Rinascimento, tanto che riportò con sé nella Valle della Loira artisti e artigiani con l’intento di trapiantare in patria il nuovo gusto. Che l’esperimento sia andato a buon fine lo dimostrano vasi, mobili, arazzi e opere d’arte conservati nel castello.
A fare da cicerone al gruppetto di giornalisti italiani che con me hanno visitato il maniero era François Saint-Bris, proprietario del castello insieme ai fratelli. Mentre ci accompagnava di sala in sala raccontava aneddoti e storie sul soggiorno leonardesco. La piccola cappella fu eretta perché Claudia potesse pregare per i suoi figli scomparsi prematuramente: ai quei tempi la mortalità infantile era altissima e accomunava regine e popolane.
Leonardo lavorò a numerosi progetti, organizzò le feste regali, come la celebre Festa del Paradiso e la ricostruzione della battaglia di Marignano, combattuta nei giorni del 13 e 14 settembre 1515. I Francesi ricordano questa vittoria mentre tendono a obliare il disastro di dieci anni dopo a Pavia, subito dall’esercito dell’imperatore Carlo V: a peggiorare quella pesante sconfitta ci fu la cattura dello stesso Francesco I che trascorse oltre un anno prigioniero del suo nemico.
Lavorare per il re
“Leonardo è stato il George Lucas del Rinascimento” ci ha detto sorridendo monsieur Saint-Bris, ricordando che il da Vinci disegnò anche i costumi delle feste e ringraziandoci per la fascinazione che l’Italia ha esercitato sulla Francia (ma, ahimè, noi non ne abbiamo alcun merito…). Si è avvicinato a una finestra e ci ha indicato, là fuori, il castello di Amboise. Anche Leonardo, quando si alzava, guardava fuori dalla finestra e si ricordava che doveva lavorare per realizzare i progetti che il re gli aveva chiesto (sentiva una “big pressure”, ha detto ammiccando Monsieur).
Poi ci ha accompagnati con una golf car alla scoperta del parco. Abbiamo fatto tappa all’Auberge du Prieuré, dove una signora in abito rinascimentale ha tenuto una piccola lezione sullo stare a tavola al tempo di Leonardo, raccontandoci, tra le altre cose, che fu Caterina de’ Medici a portare le posate in Francia e che la forchetta a due rebbi era stata ai tempi una novità “rivoluzionaria”. Prima la usava soltanto il cuciniere.
A tavola con Leonardo
Due erano i motivi per servirsene: per igiene e per non sporcarsi gli abiti. All’epoca andava di moda portare la gorgiera: più grande era, maggiore era il valore di chi la indossava. La forchetta permetteva di non insozzarla quando si portava il cibo alla bocca. In realtà la gorgiera serviva anche per coprire i segni della sifilide, che noi italiani chiamiamo “mal francese” e i Francesi “mal napoletano” o “mal spagnolo”.
Madame ci ha spiegato che nel Rinascimento si cominciò a mangiare meno (s’intende durante le feste dei nobili: la gente comune faceva fatica a mettere insieme il pranzo con la cena…) e allo stesso tempo s’iniziò a prestare maggiore attenzione alla salute. Anche Leonardo ha scritto massime su come conservare la salute (alcune sono riprodotte in quadretti appesi alle pareti del museo), ma probabilmente non era vegetariano come qualcuno ritiene, visto che nelle sue carte con i conti domestici sono riportati acquisti di carne.
Di sicuro il Maestro era profondamente interessato alla natura, da cui imparò tutto quello che sapeva, da autodidatta, osservandola con attenzione. Nel giardino del castello sono stati realizzati tutti i ponti da lui progettati, ciascuno dei quali è accompagnato da un cartello didattico. “La scienza è il capitano e la pratica sono i soldati”, parola di Leonardo.
Saul Stucchi
Informazioni:
- Castello di Clos Lucé
www.vinci-closluce.com/fr/it - Sito ufficiale del Turismo in Francia
www.france.fr - Ente del Turismo Loir et Cher
www.coeur-val-de-loire.com - Air France
www.airfrance.it