La seconda tappa del viaggio sul fiume Ebro è stata generosa di sorprese quanto la prima, lo dico subito.
Sorprende, per iniziare, il Castello di Miranda di Ebro. Prima di tutto gli stessi abitanti della cittadina castiglianoleonese che fino a pochi anni fa non sapevano neppure di averne (avuto) uno. Se n’erano dimenticati. Grazie a un intelligente ed encomiabile lavoro di restauro ora il castello è un punto di riferimento e di orgoglio per la comunità, come racconta un breve video didattico proiettato in una saletta del CIMA – Centro de Interpretación de la Miranda Antigua.
La visita al castello e al giardino botanico sottostante è gratuita. Impensabile per il suo costruttore, Diego Sarmiento, che lo fece erigere alla fine del XV secolo per vegliare sul transito del ponte sul fiume Ebro e soprattutto sugli interessi commerciali ad esso legati, in particolare per quanto riguarda il sale. “Muy malo” viene definito nel video il signorotto, cattivone e violento.
Oggi il castello (quello che ne rimane) è un’oasi di pace, anche grazie al giardino botanico ricco piante da tutto il mondo, ciascuna con il proprio cartello di identificazione. Il roseto è probabilmente la parte più bella e romantica, ma anche l’area destinata ai cactus merita una sosta attenta.
Solo così si possono ammirare cactus che portano nomi tanto curiosi come “Dita di dama”, “Vecchio uomo di montagna”, “Ombelico della regina” (l’inventore di un nome così irrispettoso sarà sicuramente finito sul patibolo).
Quando il sole del giorno più lungo dell’anno è al massimo della sua potenza arriviamo a San Vicente de la Sonsierra per ammirarne il ponte medievale e il castello. L’uno è il posto migliore per apprezzare l’altro.
La chiesa è purtroppo chiusa, ma dalle mura del castello si gode una vista spettacolare sulle anse del fiume Ebro, centinaia di metri più in basso. Lo sguardo vaga tra campi, vigneti e colline trapunte di altri forti.
La giornata si conclude a Logroño, capoluogo de La Rioja. E anche qui le sorprese non ci vengono lesinate.
Abbiamo scelto l’hotel F&G Logroño e la camera assegnataci dà sul ponte di pietra che scavalca l’Ebro, come i suoi “fratelli” più a monte (río arriba), ovvero il ponte di ferro e quello pedonale.
Prima di cena abbiamo tutto il tempo di visitare il bel Museo de La Rioja (con ingresso gratuito), che su tre piani racconta la storia della città e dei suoi dintorni, tra storia, arte e cultura. Si parte dal neolitico per arrivare alla pittura spagnola del Novecento.
In realtà si giunge all’oggi. Al piano terra, infatti, attualmente è allestita una mostra di acquerelli realizzati da Antonio Montiel Quiñones (presente al momento della nostra visita: l’ho riconosciuto dall’autoritratto esposto in mostra).
Ma forse la sorpresa più grande è stata imbattersi nell’area lungo il fiume riservata alla Casa de las Ciencias (Casa delle Scienze): dal “Giardino delle rocce”, alle attrezzature per suonare, imparare qualcosa di fisica e stupirsi indipendentemente dall’età. Mentre lì accanto, placidissimo, scorre il fiume Ebro.
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Saul Stucchi