• Passa al contenuto principale
  • Passa alla barra laterale primaria
  • Passa al piè di pagina

Alibi Online

La cultura viaggia in rete

  • Luoghi
    • Italia
    • Europa
    • Mondo
    • A letto con ALIBI
  • Mostre
    • Arte
    • Fotografia
    • Storia
  • Spettacoli
    • Teatro & Cinema
    • Musica & Danza
  • Biblioteca
  • Interviste
  • Egitti
Voi siete qui: Europa » Passeggiata per le vie di Manosque, città natale di Jean Giono

31 Ottobre 2020 Scritto da Marco Grassano

Passeggiata per le vie di Manosque, città natale di Jean Giono

Undicesima parte del reportage di Marco Grassano sulla Provenza.
 
In un pomeriggio di fine luglio ci spingiamo fino a Manosque. La nostra guida informa che a una delle possibili etimologie del toponimo – il latino “Manus Quartus” – è improntato lo stemma comunale, in cui quattro mani aperte, col palmo verso chi guarda, occupano i quattro quadranti di uno scudo.

Cadenet in Provenza

Passiamo in rassegna Cadenet, fitta compagine di edifici dalla schiena volta al calanco beige che li sovrasta, incimato da radi pini e scavato dal susseguirsi di tre grotte larghe e poco profonde. La posizione d’insieme delle aperture mi rammenta una maschera primitiva. Attraversiamo, poi, i rioni di case basse e i viali di platani di Pertuis.

Ci riportiamo vicino alla Duranza e seguiamo le pareti scoscese della sua valle, fino ai seicento metri di altitudine della piccola città. Lasciamo la macchina nel parcheggio multilivellare costruito davanti alle poste. Di sfondo, un mammellone roccioso. Sul suo esatto vertice, una torricella tende a sciogliere i propri contorni nella consistenza lattiginosa della luce.

Ci sediamo in un bar a bere Pepsi. Quindi varchiamo il portale sud, ad arco tondo, e accediamo alla tortuosa viuzza pedonale che trapassa l’intero zoccolo antico. Dopo qualche decina di metri, sulla cornice fulva di una facciata una lapide in marmo ricorda che “In questa casa / il 30 marzo 1895 / nacque / Jean Giono / uomo di lettere. / Con la magia delle sue creazioni romanzesche / onorò la sua città natale, dove sempre visse / e dove morì il 9 ottobre 1970”.

Poco oltre, un negozio porta l’insegna Regain, titolo di uno dei libri di Giono più amati dai suoi conterranei, con la trascrizione, in corsivo, dell’incipit. L’insolita parola (traducibile nell’altrettanto peregrino”Guaime”) indica, come spiegò l’autore, “l’erba che ricresce dopo la falciatura”. Del resto, riferimenti a quel romanzo se ne incontrano un po’ dovunque, qui.

Su una piazza si apre il portone sobriamente e simmetricamente infiorato della chiesa di St. Sauveur. L’interno del tempio serba caratteristiche primitive: tozze croci paleocristiane in pietra grigiastra, residui di stipiti e di piccoli archi inseriti nei muri. Appena più in là, il Municipio. Nell’atrio, domando allo “sportello informazioni” per quali motivi sia stato stipulato il gemellaggio con Voghera. La giovane e bionda impiegata non sa rispondermi: è successo tanto tempo fa…

La via prosegue stretta, fiancheggiata da botteghe di varia natura (abbigliamento, ricordini, saponi profumati…) e occupata, in parte, dalle bancarelle dei boquinistes. Numerosi e variegati i volumi esposti. Un Manuale del seduttore, in cui mi incuriosisce e mi diverte il capitolo Come conquistare una donna snob. Opere e foto di e su Jean Giono. I romanzi, rilegati in tela rossa, di Henri Bosco. L’Escourregudo pèr l’Itàli di Frédéric Mistral e della moglie Marie.

Attraversiamo una piazzuola, nel cui mezzo sorge la statua in pietra, molto liscia, di una giovane ragazza, seduta sui calcagni e con le ginocchia poggiate a terra. Continuiamo a seguire Rue du poète fino alla porta nord. In un vicolo laterale, una rampa di consunti scalini finisce contro un muro cieco, dove prima, evidentemente, si trovava una porta. Mi figuro l’immagine come possibile soggetto di un quadro intitolato L’inutilità.

Una scala inutile a Manosque

Ci mettiamo a ricamare percorsi attorno all’asse portante della via. Dalla piazzetta della statua ci spostiamo verso est, lungo file di case in pietra. Una piazza più grande accoglie i tavolini di un bar. Uno slargo con fontanella di “acqua non potabile”. Un arco di portone, unica parte superstite di qualche isolato o palazzo, reca l’ormai vana targa “Rue des Écoles”. Il retro della chiesa di St. Sauveur. Di nuovo nei pressi della casa di Giono, facciamo una capatina tra gli edifici moderni del settore ovest. Frammisti a essi, ne permangono fortunatamente alcuni dalla solida e morbida architettura tradizionale.

Ritorniamo, per qualche altra divagazione, lungo la via cardine. Acquistiamo cartoline dal giornalaio vicino al sagrato della chiesa, quindi andiamo a riprendere la macchina. Compiamo l’intero periplo della città, fin oltre il Cimitero, ubicato a nord, incuriositi dal complesso andamento della geologia locale.

Pont Mirabeau

Rientriamo verso casa dalla strada per Aix. Ci fermiamo sopra le scarse acque e le copiose ghiaie della Duranza, accanto alle superstiti strutture spondali del vecchio Pont Mirabeau, rimaste a collegare, ormai solo idealmente, le due erte ripe di roccia.

Al margine della carreggiata, in prossimità della testa nord del ponte, un uomo sui quarantacinque anni – abbronzato, scuri capelli ricci, occhiali, pantaloncini corti e maglietta blu – sosta con un furgone Renault Traffic bianco. Propone agli scarsi viaggiatori di passaggio la sua frutta, collocata su un tavolino verde. Poche cose: pesche, meloni, avocado.

Mi sento i piedi e le gambe indolenziti, per i postumi di una lunga scarpinata fra le strade e i sentieri che circondano il nostro castello. Cammino in modo un po’ rigido, facendo smorfie di sofferenza ed esclamando “Toujours marcher!”. L’ambulante – o, cosa più probabile, il contadino – sorride allegro e commenta: “Ça fait des muscles…”.

Ripartiamo e scendiamo verso sud, costeggiando l’autostrada. Sostiamo nuovamente, nei pressi di un supermercato, a osservare la sagoma – apparsaci all’improvviso – della Sainte Victoire vista da dietro. Il tramonto, come lo è stata d’altronde l’intera giornata, è avaro di luce, per l’alta foschia che stende in cielo una patina bianchiccia. La dorsale rocciosa ci offre però ugualmente le sue delicate sfumature di acquerello, rosee e azzurrine.

Pochi chilometri prima di Aix, temendo di smarrirci tra la complessa viabilità del centro abitato, svoltiamo in una stradina secondaria, che attraversa i paesi a nord-ovest della città (Puyricard, La Calade…) fino a ritrovare la Statale che conduce ad Alleins.

Undicesima parte – segue.

Marco Grassano
Foto di Marco ed Ester M. Grassano

Didascalie:

  • Cadenet
  • La scala inutile
  • Il Pont Mirabeau e il fruttivendolo

Articoli Correlati

Tweet
Pin
Share
0 Condivisioni

Archiviato in:Europa

Barra laterale primaria

blank



San Girolamo nello studio


Articoli recenti

  • “Bruceranno come ortiche secche” di Helga Schneider
  • Ha ragione Grant Snider: “Dimmi cosa leggi e ti dirò chi sei”
  • “8 donne e un mistero”… La Festa della donna!
  • In onda dal 10 marzo il radiodramma “Il romantico guarito”
  • “Moby Dick” insegna come comportarsi in una epidemia

Footer

Informazioni

  • Chi siamo
  • Contatti
  • Informativa privacy & Cookie

La rivista online

ALIBI Online è una rivista digitale di turismo culturale, diretta dal giornalista Saul Stucchi. Si occupa di mostre d'arte, storia e archeologia, di cinema e teatro, di libri di narrativa e di saggistica, di viaggi in Italia e in Europa (con particolare attenzione alle capitali come Parigi, Madrid e Londra). Propone approfondimenti sulla cultura e la società attraverso interviste a scrittori, giornalisti, artisti e curatori di esposizioni.

Copyright © 2021 · ALIBI Online - Testata giornalistica registrata al Tribunale di Milano; reg. n° 213 8 maggio 2009
Direttore Responsabile Saul Stucchi