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Voi siete qui: Europa » Viaggio a Porto: sesta parte del reportage di Marco Grassano

7 Novembre 2017

Viaggio a Porto: sesta parte del reportage di Marco Grassano

Con la sesta puntata si conclude la prima parte del reportage di Marco Grassano dedicato alla città portoghese di Porto.

Il ponte di Porto e Vila Nova dal Cais da RibeiraProseguendo verso l’alto non troviamo più nulla, così decidiamo di fermarci qui, al Restaurante do Terreirinho, il “ristorante della piazzetta”. Le sedie, a braccioli, sono comode. La coppia accanto a noi, abbastanza giovane, parla in portoghese: lei è chiaramente brasiliana, lui invece (robusto, con tatuaggi) ha un accento peninsulare, eppure utilizza alcuni vocaboli caratteristici del Brasile (per chiedere il menù al cameriere, dice “Me traz um cardápio” anziché “uma ementa”). Deve essere un figlio di emigranti: a un certo punto, sento che dice qualcosa a proposito del villaggio dei suoi genitori (“a terra dos meus pais”).

Mentre i due optano per la carne (vedo, di sguincio, delle salsicce flambé, accompagnate da un corposo vino rosso del Douro), noi preferiamo il pesce: mia figlia ordina un invitante salmone alla griglia con verdure miste, io una sopa de mariscos (zuppa di frutti di mare) e un arroz de tamboril (riso con tòcchi di un pesce che da noi si chiama “rana pescatrice” o “coda di rospo”, insaporito anche da cozze e gamberoni). Le porzioni sono abbondanti. I gamberoni scottano, e ho il mio bel daffare a mangiarli con le mani. Il riso, come d’abitudine in Portogallo, è molto cotto e un po’ brodoso, ma l’insieme è ottimo; persino il sapore leggermente allegante del coriandolo, usato al posto del prezzemolo, riesce a non infastidirmi.

Altre due coppie, nel frattempo, prendono posto ai tavolini. Il titolare di non capisco quale vicina attività, che ha in uso quel che pare un piccolo deposito o un locale di sgombero nell’edificio di fronte a noi (per entrarvi, si salgono alcuni scalini, come nei paesi dell’entroterra ligure), si lamenta col cameriere che i tavoli occupino anche la sua parte: “Voi di là e noi di qua!”. Il cameriere gli replica di parlare col padrone. Prendiamo, per concludere, due mousse al cioccolato, cremose e squisitamente delicate. Entriamo a pagare il conto (onesto, considerando quel che abbiamo mangiato: 37 euro in totale). Attendiamo in un salotto con mobili marroni e muri di pietra a vista, sovrastante la scala che scende in cucina. Torniamo fuori per far “prendere” la macchinetta del bancomat, poi ci accomiatiamo.

Cerchiamo di arrivare alla Cattedrale risalendo a casaccio per i vicoli. Ignoriamo quale sia il percorso giusto: sarebbe abbastanza agevole individuarlo con l’aiuto di un’immagine aerea, ma di notte, in mezzo a questo gomitolo di case, non riusciamo a imbroccare le svolte necessarie. Decidiamo quindi di tornare dalla scaletta utilizzata, per venire qui, subito dopo pranzo.

Sul molo, tra l’andirivieni dei turisti, vediamo le luci del ponte e dell’altra riva sciogliersi dorate nel riflesso del fiume nero. Arriviamo accanto alla funicolare e iniziamo la salita. Costeggiamo l’alta parete rocciosa sulla quale poggia il ponte, tutta avvolta da una rete metallica per impedire la caduta di frammenti. Saliamo e saliamo, ansimando. Col buio, ci sfugge lo stretto imbocco di Rua Senhora das Verdades, il viottolo dove avevamo incrociato la gatta orba.

Saliamo ancora, infilandoci sotto il ponte e riuscendo dall’altro lato. In questa zona, molte sono le case in rovina. I gradini terminano. Iniziamo a camminare su un acciottolato con al centro lastroni di pietra a coprire la cloaca, come avevo visto nelle rovine di Glanum, in Provenza. Quando i lastrici centrali finiscono, lasciando tutto lo spazio della via ai piatti sassi grigi e alle prime macchine parcheggiate, ci ritroviamo, ormai in piano, nel Largo 1° de Dezembro, pavimentato di più eleganti sampietrini. Sarebbe facilissimo arrivare, da qui, in Rua de Augusto Rosa e, ripercorrendola, tornare alla nostra ormai familiare chiesa, ma di nuovo l’oscurità ci disorienta: la patetica casetta del Restaurante Balsas si trova a pochi metri, eppure non la notiamo. Non riconosciamo neppure l’ampia via, anche se l’abbiamo di fronte. Ci ritroviamo, chissà come, in Rua Duque de Loulé e quindi, continuando a camminare, in Avenida de Rodrigues Freitas.

Dobbiamo ricorrere al satellitare di mia figlia per approdare in Rua da S. Ildefonso: non nel nostro tratto, ma in quello a ovest di Praça Poveiros, che però riconosciamo. In pochi minuti siamo alla pensione. Ci corichiamo subito: sono solo le dieci e un quarto, ma la partenza da casa all’alba e l’intensa esplorazione della città ci hanno piuttosto affaticati.

Nella notte, sentiamo improvvisamente forti strida di gabbiani, come se uno stormo schiamazzante stesse volando in cerchio sopra di noi. Il suono lo abbiamo udito spesso, nel corso della giornata, soffocato dal viavai del traffico e delle persone. Ora il silenzio notturno lo rende imperioso.
Sesta parte – Segue.
Marco Grassano
Foto di M. Ester Grassano

Didascalia:

  • Il ponte e Vila Nova dal Cais da Ribeira

Archivio:

  • Prima parte del reportage su Porto
  • Seconda parte del reportage su Porto
  • Terza parte del reportage su Porto
  • Quarta parte del reportage su Porto
  • Quinta parte del reportage su Porto
  • Sesta parte del reportage su Porto

Acqui Terme incontra Lisbona

"Lisbona vs Acqui": particolare del manifesto dell'incontroSabato 11 novembre alle ore 17:00 Marco Grassano interverrà all’incontro dal titolo “Lisbona vs Acqui. Lo sviluppo della cultura e della società portoghese degli ultimi 20 anni” che si terrà al Palazzo Robellini di Acqui Terme (AL).

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