Tredicesima puntata del reportage di Laura Baldo sull’Iran.
Il giorno seguente, la prima tappa è la piazza principale di Isfahan, una delle più ampie al mondo: Meydān Naqsh-e Jahān (ovvero “Piazza Metà del Mondo”). Tutta la piazza è patrimonio UNESCO. Su di essa si affacciano moschee e palazzi antichi, nonché l’entrata del Bazar.
La piazza è davvero enorme e magnifica: oltre alle facciate di palazzi e moschee, ci sono carrozze a cavalli storiche che ne fanno il giro, capannelli di donne in nero che parlano e bambini che giocano e vanno in bicicletta nell’enorme vasca. È insomma una piazza viva, il cuore pulsante della città.
La Moschea Lotfollah
Per prima visitiamo la Moschea Lotfollah, del XVII secolo, una della più belle di tutto l’Iran. All’esterno ha le tipiche sfumature delle piastrelle in azzurro e sabbia, ma dentro è una rivelazione: la sua cupola decorata in oro, con motivo a coda di pavone, è splendida ed è forse una delle immagini-simbolo del Paese.
La tappa successiva è un po’ fuori dalla piazza: il Palazzo Chehel Sotun (o delle Quaranta Colonne), sempre del XVII secolo. Per arrivarci costeggiamo un giardino pubblico dove spiccano una fila di busti di personaggi storici barbuti. Sembrano di bronzo, ma a uno sguardo ravvicinato scopro che sono di plastica dipinta.
Il palazzo è preceduto da un tipico giardino persiano, con un’immensa vasca davanti. Nel grande parco c’è perfino una vera yurta di pelli, dove si vendono stoffe. L’ingresso dell’edificio è costruito nel classico stile persiano, col soffitto a specchi e le molte colonne (che in realtà non sono quaranta, ma pare lo diventino quando si specchiano nella grande piscina). Ma la cosa più straordinaria da vedere qui sono gli affreschi originali, molto ben conservati e coloratissimi, che rappresentano complesse battaglie e scene di vita di corte con banchetti, musici e danzatrici. Uno più straordinario dell’altro.
Fuori dall’edificio, lungo tutta la cancellata esterna, ci sono striscioni con versi del Corano che inneggiano alla bontà, in persiano e inglese.
I tappeti
Percorriamo un bel pezzo della lunga strada, per fermarci davanti a un negozio di tappeti. Isfahan è famosa per i suoi tappeti, quindi hanno inserito nel nostro tour anche una presentazione. Si può pagare con carta di credito e volendo li spediscono direttamente a casa, ma purtroppo è una delle poche cose che anche qui costano (qualche centinaio di euro il più economico).
È comunque interessante vedere il proprietario che li tira fuori uno per uno e ce ne spiega le caratteristiche. Intanto veniamo fatti sedere e ci viene offerto un tè alla menta. Dopo mezz’ora c’è una discreta pila di tappeti davanti a noi, ma uno solo ha attirato la mia attenzione, perché ci viene presentato come un tappeto volante.
Al di là della simpatica leggenda che c’è dietro, è davvero molto bello, sui toni del rosso e dell’oro, e la seta scintilla in modo ipnotico ogni volta che viene scosso. Sembra davvero magico. Sono tentata di saltarci sopra e cantare “Il mondo è mio”, come nel film Disney di Aladdin.
Facciamo tappa per il pranzo in un ristorante che da fuori non dice nulla, ma ha un grazioso cortile interno, dove c’è una vasca di acqua turchina in cui un paio di pesci rossi nuotano intorno alle angurie messe in fresco. Qui spesso le anonime, a volte cadenti, facciate esterne celano cortili e giardini bellissimi. C’è qualcosa di molto filosofico in questo, come un monito a guardare oltre la superficie.
La Moschea dello Scià
Dopo pranzo torniamo nella piazza principale per visitare la Moschea dello Scià, del XVII secolo, la più grande della città e la più scenografica vista dall’esterno, con l’alta facciata decorata e i due minareti paralleli. La decorazione, sia esterna che interna, fatta di piastrelle dipinte, è davvero ricchissima.
Sul retro della moschea c’è un cortile alberato e dall’altra parte una madrasa, o scuola coranica. Fuori c’è un cartello in farsi e inglese, col nome della scuola, che dice: “Conversazioni amichevoli”, corredato di sito internet, indirizzi email, Instagram e Telegram. Molto simpatico, e soprattutto social-friendly.
Usciti dalla moschea, percorriamo un tratto del lunghissimo portico che contorna tutta la piazza, dove si trovano centinaia di negozi e locali, spesso nascosti in cortiletti laterali — alcuni bar espongono cartelli in italiano, e noto di sfuggita anche l’insegna del caffè Lavazza — per dirigerci sul lato est, al Palazzo Ali Qapu, che un tempo era l’edificio d’ingresso del quartiere reale.
Il Palazzo Ali Qapu
Come gran parte degli edifici della piazza, la costruzione risale al 1600 circa. All’interno ci sono ben sei piani e su ognuno le decorazioni di colonne, pareti e soffitti è diversa, complicatissima e molto raffinata. Qui e là nelle nicchie spuntano i resti un po’ scrostati di splendidi affreschi. Ma due cose rendono il palazzo una delle maggiori attrazioni di Isfahan: la Sala della musica e la terrazza.
La prima è una vasta sala dal soffitto altissimo, ma ciò che lascia a bocca aperta è che l’intero, enorme soffitto, è decorato da nicchie di stucco in cui sono ritagliate le sagome di vasi e contenitori. Un’altra parte di soffitto è sagomata a nido d’ape, con decori floreali.
Quello della terrazza, sorretto dalle altissime colonne, è invece dipinto a motivi geometrici. La quantità di decorazioni così diverse dovrebbe rendere l’insieme disarmonico, invece in qualche modo risulta magnifico. Ma la terrazza non vale la visita solo per le decorazioni: da essa si ha un panorama spettacolare sull’intera, immensa piazza, nonché su parte della città. Da qui infatti i reali assistevano a giochi e spettacoli che si tenevano al di sotto.
In giro per negozi
Per oggi abbiamo finito le visite, quindi Alì ci porta in un centro commerciale, e facciamo tappa per primo in un negozio di zafferano (nel senso che vende solo zafferano). Scopro che ne esistono moltissimi tipi, in base al grado di maturazione, alla provenienza, alla lunghezza dei pistilli, agli usi che si vuole farne (qui si adopera non solo per il riso, ma anche per il tè o come spezia per dolci, carne e verdure). Almeno i prezzi sono abbordabili, quindi riesco a prenderne un paio di boccette da regalare. Il profumo dello zafferano fresco è qualcosa di incredibile e molto esotico, viene voglia di aprire di tanto in tanto la boccetta per annusarlo.
Lì accanto c’è una gioielleria con un’ampia scelta di turchesi, altro prodotto tipico iraniano. Anche di turchese esistono molte varietà e cambiano in base al colore, alla grandezza, alla purezza, ecc. Le sfumature vanno dal blu scuro al verde-acqua. Dopo la spiegazione sui vari tipi e come si valutano, ci vengono mostrate le pietre grezze e diversi gioielli, soprattutto collane e orecchini. Ci sono dei gioielli davvero bellissimi, ma come si può immaginare i prezzi non sono alla portata di tutti e, sebbene alcune cose mi piacciano molto, alla fine rinuncio.
Dopodiché siamo lasciati liberi e, visto che è ancora presto, faccio un giro per i negozi che contornano tutta la piazza. Si vende praticamente di tutto: foulard, lampade, ceste, borse, quadri, oggetti artigianali in rame, libri, cartoline. Qualunque cosa vi venga in mente, qui c’è.
Mi fermo davanti a un negozio di tovaglie, il proprietario esce e mi chiede in inglese da dove vengo. Quando dico che sono italiana accenna a un qualche parente che ha studiato in Italia — cosa abbastanza comune qui. Poi mi fa entrare per mostrarmi come stampa le tovaglie a mano.
Mentre mi siedo mi cade il velo e mi affretto a tirarlo su, temendo chissà cosa — magari che un fulmine mi colpisca all’istante — lui ride e fa un cenno come a dire che non importa, lo posso anche togliere. Il procedimento per la stampa è molto interessante perché non l’ho mai visto, e l’uomo molto simpatico, quindi alla fine compro almeno un bel centrotavola, che costa una quindicina di euro.
In fondo alla piazza, speculare rispetto alla Moschea dello Scià, si apre il portone del Bazar. Dentro è ancora più caotico, qui oltre a vestiti, borse e quant’altro, si vende anche roba da mangiare: sacchi pieni di spezie, verdure, cibi fritti, caramelle. La confusione è pazzesca e, distratta a guardare le bancarelle, rischio seriamente di perdermi. Ogni vicoletto sembra uguale, e ogni uscita dà su un posto diverso. Non riconoscendone nessuno, mi assale l’ansia (niente linea, niente Google Maps), finché girando e rigirando non noto dei punti di riferimento che ricordo e finalmente sbuco sulla piazza principale, dove tiro un sospiro di sollievo.
Torno in hotel con i miei acquisti: il centrotavola, due foulard di cotone, una lampada di latta in stile pseudo-antico, una collanina di bigiotteria e qualche bastoncino di zucchero. In tutto avrò speso sì e no trenta euro, ma sono soddisfatta come se avessi compiuto chissà quale impresa eroica.
Ho faticato invece a trovare le sigarette. Alla fine ho chiesto a uno dei negozianti, e quello ha fermato un suo cliente, che subito ha sorriso e mi ha accompagnata fino al negozio di sigarette più vicino (non c’è la T di tabacchi sopra, quindi è difficile vederli). Ne ha comprate un pacchetto anche lui, ma solo per non far vedere che mi aveva accompagnata apposta, una gentilezza rara, che scalda il cuore e mi fa sentire più a casa di casa mia.
La sera ceniamo in un ristorante poco lontano, e dopo facciamo ancora un giro per la piazza, che con le luci accese e i giochi d’acqua delle fontane è altrettanto spettacolare. È anche altrettanto animata, piena di famiglie e di coppiette — Isfahan è molto gettonata per i viaggi di nozze — che passeggiano o siedono sul bordo della grande fontana, sulle panchine, o sull’erba con tappeto e spuntino serale di rito. Davvero un bellissimo modo di passare le limpide serate estive.
Laura Baldo
Tredicesima puntata – segue.
Di Laura Baldo è appena uscito da Alcheringa Edizioni il romanzo giallo “La salvatrice di libri orfani”.
Didascalie:
- Scorcio sulla Piazza Meydān Naqsh-e Jahān: sulla destra il palazzo Ali Qapu, in fondo la Moschea dello Scià
- L’interno della Moschea Lotfollah, con la cupola dorata
- Palazzo Chehel Sotun, i bellissimi affreschi
- Il tappeto “volante”
- Ingresso della Moschea dello Scià
- Palazzo Ali Qapu: il soffitto della Sala della musica
- La Moschea Lotfollah, vista dalla terrazza del palazzo Ali Qapu
- Tovaglie stampate a mano