Fino al 30 settembre è possibile visitare al Real Alcazar di Siviglia un’interessante mostra dedicata ad Abd el Rahman Ibn Khaldun, uno dei più importanti intellettuali e umanisti di tutti i tempi, considerato il padre della sociologia storica (“lo studio del passato per scoprire come le società funzionano e cambiano”, nella definizione di Dennis Smith).
L’esposizione, organizzata per celebrare il sesto centenario della morte dell’intellettuale nato a Tunisi nel 1332 e morto al Cairo appunto nel 1406, presenta un centinaio di opere provenienti da musei spagnoli e internazionali. Tra gli oggetti in mostra meritano una segnalazione la stele funeraria della sorella di Ibn Khaldun, lo stendardo di Abu l-Hasan ‘Ali, l’elmo col nome del sultano Ibn Qalawun (1293-1341), scelto come logo della mostra.
Scopo dell’esposizione è accendere i riflettori sui contributi apportati da al-Andalus in molteplici settori, dal lusso della corte sivigliana, al significato delle grandi rivoluzioni che interessarono i paesi affacciati sul bacino del Mediterraneo e sul ruolo storico di Siviglia e della Spagna nel XIV secolo. Discendente da una famiglia araba di origine yemenita che si stabilì nella provincia di Siviglia, all’arrivo dei re cristiani della Spagna settentrionale emigrò in Ifriqiya, nome attribuito dagli invasori arabi alla Provincia Africa dei Romani, occupata poi dai Bizantini (la regione coincide con l’odierna Tunisia con l’aggiunta delle propaggini più occidentali dell’Algeria e di parte della Pirenaica). La stessa sorte toccò a numerose famiglie al servizio dei regnanti andalusi che diedero vita a una élite, delle cui competenze si servirono i governanti locali. Ibn Khaldun studiò matematica, filosofia, logica e diritto e mise le sue competenze a disposizione di molti governanti del Maghreb prima di ritornare in al-Andalus, nel regno di Granata. Qui strinse amicizia con il visir Ibn al-Kathib, mentre il sovrano gli affidò una delicata missione diplomatica a Siviglia presso il re Pedro I detto il Crudele (che verrà spodestato e ucciso da Enrico di Trastamara che ne prenderà il posto sul trono di Castiglia).
A causa d’intrighi di corte dovette lasciare Granata e tornare nel Maghreb, in Algeria, dove iniziò la stesura dell’opera che è considerata il suo testo più importante, ovvero al-Muqadimma (un’introduzione alla storia universale). L’opera è una summa di considerazioni sulla civiltà umana, ricca di analisi sui fenomeni ideologici, politici ed economici della società. Ibn Khaldun si recò infine al Cairo, allora capitale del sultanato mamelucco, dove insegnò nella prestigiosa università di Al-Azhar (al-Djami al-Azhar, ovvero “la moschea splendida”, fondata nel 973, è la più antica e prestigiosa istituzione religiosa e culturale del mondo arabo e musulmano. Fin dall’origine fu riservata agli studi teologici e scritturali, mentre soltanto agli inizi degli anni Sessanta del Novecento venne introdotto l’insegnamento di discipline secolari). Al termine della mostra una parte del materiale verrà esposta nella sede dell’ONU a New York, all’Institut du Monde Arabe a Parigi e in altre sedi internazionali.
Saul Stucchi
“Ibn Jaldún. El Mediterráneo en el siglo XIV. Auge y declive de los Imperios” – Ibn Khaldun. Il Mediterraneo nel secolo XIV: auge e declino degli imperi.
Dal 19 maggio al 30 settembre
Siviglia (Spagna), Real Alcazar