Ho avuto il piacere di assistere, nel giro di un mese, alla messa in scena di tre capolavori shakespeariani: Romeo e Giulietta, Macbeth e Amleto. La visione così ravvicinata mi ha permesso di notare similitudini e legami nelle tre opere che altrimenti mi sarebbero probabilmente sfuggiti.
Se dovessi sintetizzare con un solo aggettivo ciascuno dei tre drammi, o meglio delle tre realizzazioni curate dai rispettivi registi, direi che il Romeo e Giulietta di Ferdinando Bruni è stato “effervescente”, merito della giovane età della maggior parte degli interpreti (accanto ai protagonisti, interpretati da Nicola Russo e Federica Castellini, vanno senza dubbio segnalate le prove di Ida Marinelli nel ruolo della vecchia balia e di Edoardo Ribatto, un eccezionale Mercuzio di cui lo spettatore rimpiange la prematura morte). Il Macbeth di Gabriele Lavia, visto al Teatro Sociale di Como, mi è parso invece “gotico”, ricco com’era di nebbie e vestiti di pelle.
Gotico, ma non solo. Dovrei infatti aggiungere almeno “spettacolare, convincente, penetrante”. Difficilmente si può scordare il suo Macbeth fattosi via via più piccino che cerca di sfuggire all’enigmatico destino pronosticatogli da tre sensuali streghe (nude ma con la barba), appesantito da un cappotto di pelle vistosamente più grande di lui, in bilico su zeppe alla punk.
L’Amleto di Carriglio si merita infine una coppia di aggettivi che in apparenza sono in conflitto tra loro: “sobrio e sontuoso”. Sontuosi i costumi e la gestualità degli attori, sobria la scenografia incentrata quasi esclusivamente sul palcoscenico mobile dello Strehler. Sobria ma non povera.
Protagonista assoluto è comunque Luca Lazzareschi che ha dato un’interpretazione magistrale, tanto da meritarsi in un paio di occasioni scroscianti applausi a scena aperta. A mio parere è stata particolarmente convincente anche la prova di Luciano Roman che ha saputo dare a re Claudio una ieraticità regale spesso sottolineata da ben studiati movimenti delle mani.
Spettacolari i costumi giapponesi curati dallo stesso regista, mentre arrischierei per le luci curate da Gigi Saccomandi la definizione di caravaggesche, con effetti di chiaroscuro drammatici e insieme sublimi.
L’Amleto non è solo la tragedia del regicidio e della pazzia. È anche un omaggio all’arte e al mestiere del teatro. Il teatro nel teatro, con la rappresentazione di una tragedia nella tragedia, anche preceduta da prove, è uno dei momenti più evidenti dell’amore di Shakespeare per il suo mondo. E sicuramente Carriglio ha voluto in questa parte dello spettacolo rendere omaggio alla sua stessa professione. Davvero illuminante a questo proposito il monologo di Amleto sulla rappresentazione dell’Ecuba.
Saul Stucchi
AMLETO
di William Shakespeare
traduzione Alessandro Serpieri
regia, scene e costumi Pietro Carriglio
musiche Matteo D’Amico
Piccolo Teatro Strehler
Largo Greppi (M2 Lanza)
Dal 24 febbraio all’8 marzo 2009
Dopo la tappa milanese lo spettacolo è in tournèe a Venezia (10-15 marzo), Padova (17-22 marzo), Roma (24 marzo- 5 aprile), Trieste (14-19 aprile), Brescia (21-26 aprile)
Orari: martedì e sabato ore 19.30; mercoledì, giovedì e venerdì ore 20.30; domenica ore 16. Lunedì riposo.
Mercoledì 4 e venerdì 6 marzo ore 15 e 20.30.
Durata 3 ore e mezza circa con intervallo
Biglietti: platea 32,00 €, balconata 25,50 €
Biglietteria telefonica: tel. 848800304
www.piccoloteatro.org
Personaggi principali e interpreti:
Amleto Luca Lazzareschi
Ofelia Eva Drammis
Claudio Luciano Roman
Polonio Nello Mascia
Laerte Simone Toni
Orazio Paolo Musio
Gertrude Galatea Ranzi
Didascalie:
- Luca Lazzareschi, Amleto. Foto Lannino
- Toni, Mascia, Lazzreschi, Roman, Ranzi. Foto Lannino
- Lazzareschi, Ranzi. Foto LePera