Tesori d’Afghanistan
Un paese martoriato da decenni di guerre, con una società da ricostruire e un’economia ancora in ginocchio, mentre prosperano i commerci illeciti a cominciare da quello dell’oppio: ecco l’Afghanistan di oggi.
Una delle ferite più profonde è stata inflitta alla cultura, i cui frutti millenari sono stati distrutti, dispersi o nei casi migliori – se così si può dire – trafugati per finire in qualche collezione privata. Ma l’Afghanistan ha le risorse per risollevarsi ancora una volta e la Francia, che ha col Paese centro-asiatico uno stretto rapporto da antica data, opera fattivamente in questo senso. Il Musée Guimet di Parigi, dopo l’interessante mostra del 2002 Afghanistan. Une histoire millénaire, approfondisce il tema presentando i tesori del Museo Nazionale di Kabul scampati alle distruzioni e ai saccheggi.
Un piccolo tesoro
Superata la biglietteria all’entrata si scende di un piano per accedere all’esposizione, dopo aver percorso un breve corridoio su una delle cui pareti campeggia un messaggio di benvenuto del vecchio re, Zaher Shah. Il visitatore è accolto da un allestimento sobrio, con tendaggi color ocra e pannelli marrone chiaro, mentre il materiale è ben collocato in vetrine perfettamente illuminate, come quelle che custodiscono il Tesoro di Fullol. Una regola non scritta dell’archeologia vuole che i reperti più belli riemergano dal suolo in modo del tutto fortuito, in questo caso per opera di due ignari contadini. Nel 1966, nelle vicinanze della cittadina di Baghlan, le loro zappe riportarono in superficie alcuni recipienti d’oro, a cui inseguito venne dato appunto il nome di Tesoro di Fullol. La sua importanza, al di là della bellezza dei manufatti, è legata al fatto che il materiale ha permesso di far luce su un periodo storico altrimenti oscuro, quello dell’Età del Bronzo (circa 2000 a.C.) in una vasta zona che comprende l’Afghanistan, la parte orientale dell’Iran e il Turkmenistan. I reperti esposti sono tra le scarse testimonianze di una poco conosciuta civiltà fiorita tra quella mesopotamica e quella dell’Indo,a cui gli studiosi hanno dato il nome di Civiltà dell’Oxus.
Nel numero di ALIBI attualmente in edicola, potete leggere il resto del servizio sulla mostra Afghanistan. Les trésors retrouvés. Collections nationales du muséee de Kaboul, aperta fino al 30 aprile 2007.