Il Museo d’Archeologia di Catalogna a Barcellona ospiterà fino al 2 settembre 2018 la mostra “Il sesso in epoca romana”, realizzata mettendo insieme una selezione di reperti tratti dai musei catalani. Si tratta della prima esposizione organizzata dal Museo attraverso Arqueoxarxa, la rete di musei archeologici e di siti musealizzati della Catalogna.
Trova posto al piano terra del Museo, in posizione centrale, ma comunque un poco riservata vista la tematica adatta a un pubblico di adulti. A domanda se potesse visitarla anche il figliolo dodicenne, l’addetta alla biglietteria ha risposto senza esitazioni “Certamente!”.
Il percorso si snoda in varie micro-sezioni, ciascuna introdotta un pannello didattico ben fatto, anche se presentato soltanto in lingua catalana. Non ho le competenze né questo è il luogo per intervenire sulla scottante questione dell’indipendenza della Catalogna, dico solo di passaggio che rinunciare a esporre cartelli e didascalie (almeno) in spagnolo e in inglese mi pare un autogol frutto di miopia, grave in un’istituzione culturale che per sua natura e definizione deve essere aperta al mondo…
Il percorso si apre con un ricco vocabolario che esplora la lingua latina del sesso, da Ancillolarius (uomo che intrattiene relazioni con serve o servi) a Vulva (termine che non richiede traduzione), passando per Irrumare (cercatevi il significato), Pipinna (pistolino), Tribas (lesbica) e Togata, nel senso di prostituta.
Nelle teche sono esposti gli oggetti più vari: statuette, vasi (tra cui un curioso rython – ovvero un vaso rituale – di forma fallica e un ancor più curioso tintinnabulum, un sonaglio a forma di pene cavalcato da una donna che tiene una corona di foglie con la destra), ma soprattutto lucerne, uno dei mezzi più economici e diffusi per “veicolare” immagini erotiche o apertamente pornografiche. Le scene raffigurate sul disco – l’area centrale – rappresentano amplessi più o meno acrobatici, in un infinito album di posizioni sessuali.
Nella riproduzione di una lucerna della metà del I secolo d.C. rinvenuta ad Ampuriae (l’attuale Empúries) si vede una “lei” armata di gladium nella mano destra e di scutum in quella sinistra a cavalcioni di un “lui” sdraiato sul letto: il sesso come lotta corpo a corpo. Ma ci sono anche Cupido che suona l’arpa, sua madre Venere, satiri che si uniscono a donne…
I testi dei pannelli parlano della sessualità divina, del sesso di gruppo e della zoofilia, della condizione sociale delle prostitute, di come i filosofi affrontavano il tema del sesso, di omosessualità e bisessualità, del sesso fuori dal matrimonio, del sesso orale (la fellatio era una pratica riservata alle prostitute e alle schiave, non roba da mogli!) e della masturbazione (pratica mal vista). Niente di nuovo sotto le coperte!
Stuprum era il termine per definire la relazione extra coniugale, consenziente o meno che fosse. La mitologia e la letteratura (un titolo per tutti: “L’asino d’oro” di Apuleio) sono ricche di casi di zoofilia e delle perversioni a essa connesse. Svetonio racconta che l’imperatore Nerone amava travestirsi indossando la pelle di una bestia feroce per poi avventarsi sui genitali di donne e uomini legati a un tronco d’albero. Ma è senza dubbio Ovidio la fonte più preziosa e pruriginosa: in fatto di amore e sesso, nessuno lo batte.
mille ioci Veneris; simplex minimique laboris,
cum iacet in dextrum semisupina latus.Mille sono i giochi di Venere (le posizioni dell’amore); semplice e di nessuna fatica,
quando la donna giace semisupina sul fianco destro.
Dal 6 settembre il Museo d’Archeologia di Catalogna ospiterà una mostra dedicata ai castelli catalani.
Saul Stucchi
Il sesso in epoca romana
Fino al 2 settembre 2018
Museo d’Archeologia di Catalogna
Passeig de Santa Madrona 39
Barcellona
Informazioni: