
Ai tempi del suo massimo splendore, Seleucia al Tigri contava oltre seicentomila abitanti.
Nell’antichità, soltanto Roma e Alessandria la precedevano per grandezza e prestigio, mentre nell’Oriente ellenistico non aveva rivali, grazie alla sua posizione strategica alla confluenza di fondamentali vie di comunicazioni, sia terrestri che fluviali. Nella lotta tra i Diadochi, i successori di Alessandro Magno che si spartirono il suo impero, Seleuco I Nikator conquistò le regioni orientali. Fu riconosciuto satrapo di Babilonia (dove Alessandro era spirato nell’estate del 323) prima ancora di essere accettato come basileus (re) dai Greci. La dinastia dei Seleucidi seppe coniugare le tradizioni locali mesopotamiche con lo spirito e lo stile di vita greci.

La nuova città, fondata negli ultimi anni del IV secolo, venne presto considerata una seconda Babilonia, a sottolineare il forte legame, anche ideologico, con l’antica capitale caldea. In poco tempo divenne il centro più importante di produzione artistica e artigianale del regno, i cui livelli raggiunti si possono comprendere grazie alle migliaia di impronte di sigillo giunte fino a noi.
Nonostante le campagne di scavo effettuate nel corso del Novecento, gran parte della città rimane inesplorata e al momento non è certo tra le mete più sicure, trovandosi a una trentina di chilometri da Baghdad. Come oggi, ottanta anni fa c’erano degli Americani nella regione. Non erano truppe, ma i componenti della missione archeologica dell’Università del Michigan e dei Musei di Toledo (Ohio) e Cleveland. Alcune foto in bianco in nero – nel corridoio che dà avvio al percorso della mostra – hanno immortalato quelle campagne di scavo, guidate prima da Leroy Waterman e poi da Robert H. McDowell. Tra le scoperte più importanti compiute, si segnalò quella di un intero quartiere residenziale ampio 10 mila metri quadri. Trascorsero poi trent’anni prima che le operazioni di scavo potessero riprendere, questa volta a opera della missione italiana diretta da Giorgio Gullini. Anche di quest’ultima vengono presentate alcune riproduzioni fotografiche in bianco e nero all’inizio della mostra. La scoperta più sensazionale fu quella del più esteso archivio del periodo ellenistico, di cui è presente nell’esposizione un modellino in scala. Le tracce di combustione dimostrano che un incendio aveva distrutto il grande edificio, lungo oltre 140 metri.
2° parte – segue
Sulla via di Alessandro in Asia. Da Seleucia al Gandhara
Museo Civico d’Arte Antica e Palazzo Madama
Piazza Castello – Torino
Dal 27 febbraio al 27 maggio
www.palazzomadamatorino.it
Orari: da martedì a venerdì, domenica: ore 10-18; sabato ore 10-20
Ingresso libero il primo martedì del mese
Chiuso il lunedì
Biglietti: intero € 7,50; ridotto € 6 (comprende la visita alle collezioni permanenti)
Saul Stucchi