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Voi siete qui: Europa » Viaggio a Varsavia, la città ribelle

12 Settembre 2019 Scritto da Laura Baldo

Viaggio a Varsavia, la città ribelle

Il mio viaggio in Polonia, che ha toccato oltre a Varsavia anche Poznan e Danzica, aveva come scopo principale di fare delle ricerche storiche, ma ci si è aggiunta anche una grande curiosità su un Paese ancora al di fuori dei soliti circuiti turistici. La Polonia – e la sua capitale in particolare – ha una lunga tradizione di ribellioni contro gli occupanti stranieri: austriaci, russi, tedeschi. Quasi tutte finite male. Questo però non ha mai smorzato la fierezza del suo spirito o il suo anelito alla libertà.

Una buona accoglienza

All’uscita dall’aeroporto piove, ma la prima impressione della città è molto positiva: tutto è ben segnalato, è difficile perdersi, anche senza conoscere la lingua; il bus navetta (il 175) parte subito fuori dalla porta, costa come una corsa urbana (circa 0,70 euro), e in 20 minuti ti porta in centro. Io faccio il biglietto per tre giorni, che mi permetterà di usare tutti i mezzi: bus, tram, metro, treni urbani. Il bus è in perfetto orario, e lo stesso sarà per tutti gli altri mezzi che userò nei prossimi giorni.

Le strade sono trafficate, come una qualunque metropoli, ma il traffico è ordinato e scorrevole, nessuno fa manovre azzardate, nessuno urla o suona il clacson. A differenza di molte altre grandi città, non si viene assaliti da un senso di caos, di fretta e di ansia. Intorno, in zona periferica a otto chilometri dalla città, il paesaggio è piacevole, pieno di aree verdi. I marciapiedi sono ampi, le strade pulite e ben tenute, le persone educate.

Nel frattempo la pioggia è cessata, in centro cambio bus e raggiungo in pochi minuti la mia fermata. Attraverso la strada e salgo fino all’ultimo piano di un palazzo di Powisle, dove ho affittato un monolocale. Powisle, che costeggia il fiume Vistola, è un tranquillo quartiere universitario.

Il centro vero e proprio è a meno di un chilometro, ed è comunque facilmente raggiungibile, ci sono ben tre fermate dei bus qui a due passi, per andare in qualunque direzione. Un buon punto di partenza per visitare tutta la città, e molto più economico della città vecchia. Sul terrazzino dell’appartamento, da cui la vista spazia fino allo stadio oltre il fiume, mi aspetta lo spettacolo mozzafiato di un arcobaleno dall’arco perfetto. Lo prendo come un benvenuto speciale: mi sento già a casa.

Arcobaleno a Varsavia

La Rivolta di Varsavia del 1944

Le mie ricerche storiche riguardano la seconda guerra mondiale, e la Rivolta di Varsavia del 1944 in particolare. Mi accorgo subito che qui la storia è ancora viva: in tutta la città ci sono monumenti o semplici targhe sui muri che ricordano i morti durante l’occupazione nazista e la rivolta. È facile vederle perché accanto a ogni segno, specie in questi giorni, ci sono lumini accesi e fiori nei colori bianco e rosso della Polonia.

Varsavia è stata occupata dai nazisti nel 1939, e quasi subito in tutto il Paese si sono formate associazioni clandestine. Ma non si limitavano ad azioni di guerriglia o sabotaggio: c’era un vero e proprio stato clandestino, con scuole, ospedali, tribunali, stampa, servizi segreti (che hanno passato ai loro alleati occidentali miniere di informazioni utili, tra cui le prime notizie sui campi di sterminio, anche se pare che molte di queste informazioni non siano nemmeno state considerate o credute).

Il simbolo dell’ancora

Un po’ alla volta le diverse fazioni partigiane – tranne quella comunista, che non ha mai voluto integrarsi- si sono riunite nell’Armia Krajowa (esercito nazionale), o AK. Sui muri delle città polacche iniziò a comparire il simbolo chiamato kotwika (àncora), formato dalle lettere P e W sovrapposte (che stanno per Polska Walcząca, o Polonia Combattente).

Quel simbolo oggi, nei giorni di commemorazione della rivolta, lo si ritrova ovunque: sulle bandiere nazionali appese ai balconi, sulle bandierine in mano ai bambini nei passeggini, nelle vetrine dei negozi. È un forte simbolo di orgoglio nazionale e libertà.

Un simbolo che purtroppo, durante i lunghi anni di governo comunista, i polacchi non hanno potuto celebrare. Stalin infatti definiva quei ribelli dei criminali, per questo i russi, che all’epoca erano appena oltre la Vistola, non fecero niente per aiutare gli insorti o la popolazione civile, lasciando che fossero massacrati, impedendo perfino agli aerei inglesi di usare le loro basi per mandare dei rifornimenti. Molti partigiani vennero arrestati dai comunisti durante e dopo la guerra, e molti finirono nei gulag o sparirono. Il primo monumento all’AK poté sorgere a Varsavia solo nel 1989, e forse per questo quel ricordo oggi è ancora così attuale e importante.

La rivolta, pianificata negli anni precedenti, iniziò il 1 agosto 1944, alle 17 in punto. Nei primi giorni riuscirono a prendere e tenere gran parte della città, ma poi la mancanza di armi e rinforzi, di cibo, medicine e acqua pulita (furono costretti a scavare pozzi improvvisati) si fece sentire. Il governo polacco in esilio a Londra cercò in ogni modo di chiedere aiuti da inglesi e americani, ma tutto ciò che ottenne furono degli sporadici rifornimenti aerei, i cui piloti erano spesso polacchi volontari.

Non bisogna dimenticare, infatti, che mentre Varsavia lottava per la sua vita, reparti polacchi combattevano a fianco degli anglo-americani, prima per difendere i cieli inglesi, poi in Francia, in Italia, Belgio. Si aspettavano quindi a buon diritto un aiuto, ma la situazione politica era complicata. C’era bisogno di Stalin, delle sue armate e delle sue basi aeree vicine al Giappone, e nessuno voleva rischiare di offenderlo insistendo troppo…

La resa

La città resistette per ben 63 giorni, in condizioni disperate, ma alla fine fu costretta alla resa. Ad ogni modo, il loro coraggio e la loro tenacia colpì perfino i tedeschi, che accettarono (caso unico in tutta la guerra) di riconoscere gli insorti polacchi come truppe combattenti, con lo status di prigionieri di guerra. Sembra una sottigliezza ma non lo è, visto che fino a quel momento ogni insorto catturato era fucilato sul posto.

Il 2 ottobre fu firmata la resa e nei giorni seguenti la città fu evacuata. Hitler aveva infatti già stabilito di raderla al suolo. Così, anche quel poco che era rimasto in piedi dopo bombardamenti, incendi, cannonate, fu buttato giù in modo sistematico. Si stima che circa il 90% della città sia andato distrutto. Tutto ciò che vediamo oggi, compresa la splendida città vecchia col suo castello, le sue mura e le sue variopinte case medievali, fu ricostruito con amore e pazienza infiniti nei decenni seguenti.

Il giro della città vecchia

Comincio il mio giro il 30 luglio proprio dalla città vecchia: la via Reale, la Colonna di Sigismondo, il Castello, il Mercato (Rynek Starego Miasta), il Barbacane. Nei miei occhi le immagini che ho davanti si mescolano con quelle della distruzione, e la mia ammirazione cresce sempre di più. Mi fermo davanti alla commovente statua del Piccolo Insorto, accanto alle mura. Qualcuno ha acceso dei lumini, lasciato dei fiori.

Varsavia: la statua del Piccolo Insorto

Poco più in là c’è piazza Krasińskich. Qui c’è il monumento più grande all’Insurrezione: delle enormi statue di ferro, che sembrano emergere dal terreno (gli insorti usarono anche la rete fognaria, per spostarsi tra le varie zone della città). C’è una profusione di lampade accese e corone di fiori.

Varsavia: Monumento all'Insurrezione

L’operazione “Arsenal”

Dall’altro lato della piazza, accanto ai giardini, su via Długa, c’è un segno molto più piccolo: una pietra col simbolo della kotwika, garofani bianco-rossi, una targa. La targa è solo in polacco, come tutte, ma io ho studiato qualcosa prima di venire, e so che quest’angolo di via Długa ha visto l’operazione “Arsenal”, l’azione coraggiosa di un gruppo di scout, tesa a liberare alcuni loro compagni che venivano trasportati alla prigione di Pawiak. Nell’azione, riuscita, morirono diversi di questi ragazzi coraggiosi, la targa li ricorda.

Varsavia: monumento in ricordo dell’operazione "Arsenal"

Molte altre di queste targhe sono sparse per la città. Di alcune conosco la storia, di altre no, ma mi commuove comunque la cura con cui sono trattate.

Varsavia: monumento "musicale" in plac Powstańków Warszawy

Un altro monumento piuttosto grande è in un’altra zona della città, tra le due vie principali Nowy Swiat e Marszalkowska, in plac Powstańków Warszawy (piazza della Rivolta di Varsavia): alcune pietre, la kotwika, altre targhe, da cui desumo i nomi di alcuni battaglioni (l’AK era organizzato come un esercito vero e proprio); ma ciò che mi colpisce è che appena mi avvicino, nel vano tentativo di leggere, parte l’inno nazionale. Riecheggia nella grande piazza con un ritmo brioso, attirando anche altri turisti, e mi viene da pensare: questo sì che è un monumento vivo.

Prima parte – continua.
Seconda parte: Il Museo della Rivolta e il cimitero militare

Laura Baldo

Varsavia: una targa commemorativa dell'Insurrezione

Laura Baldo è nata a Trento, dove vive tuttora. Ha iniziato da poco a scrivere, pubblicando racconti in antologie e online. Ha scritto anche dei romanzi, due dei quali ambientati durante la seconda guerra mondiale: “Il lato sbagliato del cielo” e il romance “Per odio o per amore”, attualmente finalista al concorso Kobo-eLove talent. Nel primo, Varsavia fa da sfondo all’incontro/scontro dei due protagonisti; nel secondo, ambientato interamente in Polonia, alcuni capitoli cruciali si svolgono durante la Rivolta. Dopo aver svolto le sue ricerche sui libri e online, ha sentito il desiderio di conoscere questi luoghi personalmente e assorbire l’atmosfera che vi si respira.

Didascalie:

  • arcobaleno a Varsavia
  • statua del Piccolo Insorto
  • parte del monumento all’Insurrezione, plac Krasińskich
  • monumento in ricordo dell’operazione “Arsenal”
  • il monumento “musicale” in plac Powstańków Warszawy
  • una delle molte targhe sconosciute

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