Per la stagione della Grande prosa il Teatro Manzoni di Monza ha proposto durante il weekend scorso (da venerdì 14 a domenica 16 aprile) lo spettacolo La valigia che Paola Rota e Giuseppe Battiston hanno tratto e adattato dall’omonima raccolta di racconti di Sergej Dovlatov, sulla traduzione di Laura Salmon per l’editore Sellerio. La prima ne firma la regia, il secondo ne è l’interprete, mentre la scena e le luci sono rispettivamente di Nicolas Bovey e Andrea Violato.
Calorosi applausi del folto pubblico – il teatro a quanto ho visto era gremito – hanno salutato l’attore al termine della recita di venerdì. Eppure lo spettacolo è tutt’altro che “semplice”, un po’ perché non è nato per il teatro, un po’ perché lo stile caustico e ironico di Dovlatov impregna la carta ma rischia di perdere forza quando lo si stacca dal libro. E invece Rota e Battiston sono riusciti nell’impresa di mantenere la freschezza – tutt’altro che rosea, anzi profondamente melanconica – dell’originale.

Battiston, lo sappiamo, è una garanzia. Qui dà il meglio di sé nel modulare la pluralità di voci e accenti (le parlate delle varie repubbliche ex sovietiche sono rese con cadenze dialettali nostrane) dei personaggi che insieme al protagonista popolano i suoi racconti.
“La valigia siamo noi” è il mantra, il filo conduttore che tiene insieme i vari episodi, dai calzini finlandesi alle statue di Lenin e degli altri eroi della Rivoluzione, realizzate sempre partendo dal corpo nudo dell’effigiato. A teatro come nella vita quotidiana del socialismo “reale” si ride per non piangere. L’economia sovietica era un brontosauro in perenne stato di letargia ma poteva rivelarsi micidiale per chi volesse tentare l’avventura della micro imprenditoria privata quando improvvisamente il moloch statale si risvegliava e inondava il mercato di prodotti a prezzi stracciati.
Dovlatov racconta di sé, della famiglia e della moglie che lo lascia in patria per emigrare negli Stati Uniti. Soltanto in un secondo momento lui arriverà in America, dove continuerà a rimanere un emarginato, l’unico a non possedere un’automobile anche nel paradiso del capitalismo.

Dovendo portare una sola valigia con noi, cosa ci metteremmo dentro? Quali sarebbero gli otto oggetti a cui non potremmo o sapremmo rinunciare? È possibile ridurre una vita allo spazio di una valigia? Davvero è tutto qui? Sono queste le domande che si pone l’autore, alle quali anche noi, sollecitati alla riflessione, probabilmente non saremmo in grado di rispondere con tanta facilità o per nulla.
Frammenti di vite più o mendo allo sbando, storie tragicomiche (in cui hanno un ruolo, per esempio, il giaccone del pittore Fernand Léger e le scarpe del sindaco di Leningrado), tanta vodka e il carcere come inevitabile – ma non scandalosa – tappa del proprio percorso, mentre l’attività di rubare assume “un carattere metafisico” (notare l’ironia del termine calato nella patria del materialismo). E fa capolino anche un ritratto di Dostoevskij scambiato per quello di Solženicyn…
Il prossimo appuntamento della Grande prosa sarà dal 5 al 7 maggio con il grande classico Coppia aperta quasi spalancata di Dario Fo e Franca Rame, interpretato da Alessandra Faiella e Valerio Bongiorno diretti da Renato Sarti.
Saul Stucchi
La valigia
di Sergej Dovlatovtraduzione Laura Salmon
adattamento di Paola Rota e Giuseppe Battiston
regia Paola Rota
con Giuseppe Battiston
scena Nicolas Bovey
costumi Vanessa Sannino
luci Andrea Violato
suono e musica Angelo Elle
Informazioni sullo spettacolo
Dove
Teatro ManzoniVia Manzoni 23, Monza
Quando
Dal 14 al 16 aprile 2023Orari e prezzi
Orari: venerdì e sabato 21.00domenica 16.00
Durata: 1 ora e 30 minuti senza intervallo
Biglietti: platea intero 29 €; ridotto 25 €
balconata intero 26 €; ridotto 22 €
galleria intero 16 €; ridotto 12 €