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Voi siete qui: Teatro & Cinema » Seguite al Teatro Franco Parenti “Il topo del sottosuolo”

1 Dicembre 2016 Scritto da Saul Stucchi

Seguite al Teatro Franco Parenti “Il topo del sottosuolo”

Mino Manni nello spettacolo "Il topo del sottosuolo"Avete tempo fino a domenica 4 dicembre per vedere al Teatro Franco Parenti di Milano “Il topo del sottosuolo”, lo spettacolo che Alberto Oliva e Mino Manni hanno tratto da “Delitto e castigo” di Fedor Dostoevskij. Non perdete tempo, dunque, perché ne vale davvero la pena. Trascorrerete un’intensa ora in un bar di San Pietroburgo, in un’atmosfera decadente carica di tensione emotiva ed erotica.

Gli spettatori sono seduti ai tavolini di un locale di quella “città di mezzi pazzi”, al debole chiarore delle luci tremolanti di candele. Ma come in un numero infinito di grandi (e piccoli) film americani, un avventore decide di raccontare agli altri – senza peraltro esserne richiesto – la propria storia.

Posso trascorrere con voi una buona oretta. Non sono che le quattro e mezza. Se almeno avessi qualcosa da fare… Se fossi un proprietario terriero, o un padre, oppure un ulano, un fotografo, un giornalista… (Manni cita anche la professione dell’ornitologo, ndr)

N-niente, nessuna specialità! A volte, mi annoio veramente. Speravo che mi avreste detto qualcosa di nuovo…

Mino Manni recita nello spettacolo "Il topo del sottosuolo", tratto da "Delitto e castigo" di DostoevskijAgghindato come un dandy (bellissimo il costume di scena realizzato dalle sarte del Parenti), Manni dà corpo e voce a uno Svidrigajlov mefistofelico, in perenne conflitto con se stesso e con l’umanità, soprattutto nella sua componente femminile. Ha il physique du rôle dello scapestrato amante della bella vita, spregiatore del vino perché lui beve solo champagne (ma in un’ora si scolerà una caraffa di rosso…), annoiato da quella città palcoscenico in cui piove sempre.

Che ruolo deve interpretare? Svidrigajlov stesso non lo sa, non è in grado di deciderlo. “Qui sta il punto: sono un bruto, o sono io stesso una vittima? La ragione è schiava della passione: io forse ho rovinato più di ogni altro me stesso”.

Oggi lo definiremmo un depresso lo Svidrigajlov sui cui Dostoevskij si concentra in tante pagine nella seconda parte del suo capolavoro. Arkadij Ivanovič ondeggia tra peccato e pentimento, tra lussuria e romanticismo, tra amore e disprezzo, tra distacco e coinvolgimento totale.

Come don Giovanni, di tutte le donne s’infatua ma nessuna sa amare fino in fondo. La moglie Marfa Petrovna e l’amante Dunja, sorella di Raskolnikov, il protagonista del romanzo, sono soltanto due delle sue prede, vittime del suo gioco che non ha per posta che il gioco stesso.

Mino Manni riceve gli applausi del pubblico alla fine dello spettacolo "Il topo del sottosuolo"Giocatore incallito e baro confesso, Svidrigajlov riconosce la sporcizia che gli macchia l’anima, ma al tempo stesso parla della sua onestà, la esalta come giustificazione della condotta che tiene. Manni ammicca, fa linguacce e gesti volgari, si dimena come un tarantolato morso da Eros, balla, beve e fuma in faccia agli spettatori (le reazioni dei quali sono uno spettacolo nello spettacolo: dalle ragazze che ridono a crepapelle per reagire all’imbarazzo, alla signora che non fa una piega quando Svidrigajlov dà della puttana a una delle sue donne, al giornalista culturale che aveva descritto come “tiepida” l’orazione funebre di Antonio – Manni nel “Giulio Cesare” di Shakespeare al Teatro Litta: qui Manni scotta, anzi, brucia!).

Sulle note di Beethoven (non è la “Sonata a Kreutzer”, ma avrebbe potuto esserlo, carica com’è di rimandi al tema della gelosia, dallo stesso musicista al romanzo breve di Tolstoj), il racconto di Svidrigajlov si dipana come una corda che conduce al sottosuolo.

I lettori di Dostoevskij non si stupiscono davanti alla profondità delle sue analisi sull’anima dei singoli e delle masse (che arrivano a imbrattare di pesce la porta della povera Dunja per manifestarle tutto il loro disprezzo), ma gli spettatori di “Un topo del sottosuolo” la ritrovano più adamantina che mai in questo piccolo capolavoro confezionato (con cura e amore) da Oliva e Manni. Da applausi.

Saul Stucchi

Lo spettacolo fa parte del programma Prospettiva Dostoevskij

Il topo del sottosuolo

  • Adattamento di Alberto Oliva e Mino Manni
    da “Delitto e castigo” di Fedor Dostoevskij
  • Regia Alberto Oliva
  • Con Mino Manni
  • Assistente alla regia Serena Lietti
  • Luci Alessandro Tinelli

Teatro Franco Parenti 
Via Pier Lombardo 14 Milano

Informazioni:

www.teatrofrancoparenti.it

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