Sala Grande gremita, ieri pomeriggio al Teatro Franco Parenti di Milano. E calorosi applausi per salutare gli interpreti dello spettacolo Il Tenente Colombo. Analisi di un omicidio (Prescription: Murder) al termine della recita dell’Epifania.
A fare i saluti di casa Andrée Ruth Shammah che ha invitato il pubblico a silenziare i telefoni se non a spegnerli (adottando un atteggiamento pragmatico, ha confessato di trovare meno fastidioso uno spettatore che scatta una foto di straforo piuttosto che una maschera che si avvicina per redarguirlo, facendo girare mezza platea verso di loro). Ma soprattutto ha elogiato l’idea di teatro, coraggiosissima, della compagnia privata di Ramazzotti che rischia del suo, anticipando spese che verranno pagate a distanza di mesi.

E poi si è aperto il sipario su quella che di lì a poco sarebbe stata la scena di un omicidio, di un uxoricidio per essere più precisi. Gli spettatori lo sapevano e si aspettavano che il copione fosse fedelmente rispettato: come in tutti gli episodi della fortunata serie televisiva, il delitto avviene sotto i nostri occhi e noi, in qualche modo, ne siamo complici oltre che testimoni.
Il lavoro di Richard Levinson e William Link – va ricordato che Prescription: Murder, da cui solo successivamente sarebbe derivata la serie TV, era nato proprio come spettacolo teatrale, andato in scena nel 1962 – è stato tradotto e adattato da David Conati e Marcello Cotugno, il quale è anche il regista dello spettacolo. Che dire? Gli ingranaggi girano tutti alla perfezione, incastrando i denti per muovere rotelle sempre più grandi, fino allo scacco matto. Come da manuale.
Al ritorno in auto (no, non la mia, poco più moderna della sgangherata Peugeot 403 del poliziotto, ma la sua) la signora Stucchi – la mia signora Colombo – ha reso a parole quello che pensavo mentre uscivo dal Parenti: Gianluca Ramazzotti è riuscito a ESSERE il Tenente Colombo.
La sua interpretazione è per prima cosa – sono pronto a scommetterci – un atto d’amore e un sentito omaggio alla figura del detective, anzi una forma di restituzione con gratitudine delle emozioni che ha regalato a noi fan per decenni (“i migliori anni della nostra vita”, verrebbe da aggiungere citando il pifferaio magico dei sorcini).

Voce e parrucca a parte (ma nell’episodio pilota Colombo non era spettinato come poi sarebbe stato d’ordinanza), Ramazzotti ha introiettato tutti i tic, i movimenti, le fisime con cui Peter Falk ha dato vita a un personaggio che gli spettatori di più generazioni riconoscono al volo anche solo per un gesto, a prescindere dall’impermeabile stazzonato e dal sigaro. Tra parentesi, l’adattamento teatrale aggiunge un elemento che la TV poteva solo suggerire: la puzza del fumo dell’inseparabile mozzicone.
Cammina, piega la testa, si muove circospetto, curiosa dappertutto proprio come il modello di riferimento. E quando solleva un braccio per dire “Un’ultima domanda…”, dando le spalle all’assassino, il pubblico ride felice, riconoscendo il celebre tic. E poi il taccuino, e la biro che non trova mai nelle sue tasche, l’auto, il cane e la signora Colombo…
Tornano, anche solo per via di menzione, tutti gli ingredienti della ricetta originale. Anche quei dettagli e riferimenti di non immediata riconoscibilità, come l’amore per il cinema degli autori, l’ironia verso le ultime diavolerie della tecnologia (in soli quattro secondi è stato possibile inviare in Messico una foto, via fax!), gli equivoci sull’arte moderna e sugli oggetti antichi (il vaso etrusco scambiato per pattumiera)…
Coprotagonista è lui, l’assassino, il dottor Fleming ottimamente interpretato da Pietro Bontempo. Quella tra loro, come sempre, più di una caccia è una partita a scacchi fatta di mosse, contromosse, diversivi e trappole. Giunti alle ultime schermaglie, si scambiano lusinghe che non comprometteranno il risultato dell’indagine.
Sara Ricci fa la parte della moglie, la ricca Claire, stanca delle “distrazioni” del marito, ma alla fine troppo ingenua per non accorgersi che i preparativi di lui avranno per lei conseguenze mortali. Samuela Sardo è la giovane amante, l’attrice Susan, un po’ svampita, un po’ nevrastenica. Ultimo, ma non ultimo, Nini Salerno è il procuratore generale Gordon in corsa per la carica di governatore (contro Ronald Reagan): tracotante sì, ma non fino al punto di negare o insabbiare quello che alla fine sarà evidente, ovvero la colpevolezza del suo amico.
Mi è piaciuta molto la scenografia realizzata da Alessandro Chiti, con i due ambienti dello studio e dell’abitazione che si alternano a seconda del momento. Da notare, poi, che ogni tanto in cima al sipario vengono riprodotti brevi spezzoni di episodi e gli spettatori possono frugare nella memoria per indovinarne la provenienza.
Un ottimo inizio d’anno, dunque. Con un graditissimo ritorno al passato.
Saul Stucchi
Il Tenente Colombo
Analisi di un omicidio (Prescription: Murder)
di Richard Levinson & William Linktraduzione e adattamento di David Conati e Marcello Cotugno
regia Marcello Cotugno
con Gianluca Ramazzotti, Pietro Bontempo, Samuela Sardo, Sara Ricci
e la partecipazione straordinaria di Nini Salerno
luci Giuseppe Filipponio
scene Alessandro Chiti
costumi Adele Bargilli
produzione OLIVER & FRIENDS e JL RODOMONTE PRODUCTION
Informazioni sullo spettacolo
Dove
Teatro Franco ParentiVia Pier Lombardo 14, Milano
Quando
Dal 3 al 9 gennaio 2025Orari e prezzi
Orari: venerdì 3 gennaio 19:45sabato 4 gennaio 19:45
domenica 5 gennaio 16:15
lunedì 6 gennaio 16:15
martedì 7 gennaio 20:00
mercoledì 8 gennaio 19:45
giovedì 9 gennaio 21:00
Durata: 2 ore
Biglietti: Settore A (file A–E) intero 38 €; ridotto 28 €
Settore B (file F–R) intero 28 €; ridotto 20,50 €
Settore C (file S–ZZ) intero 20,50 €; ridotto 18 €
Tutti i prezzi non includono i diritti di prevendita