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Voi siete qui: Teatro & Cinema » Recensione di “Regalo di Natale” di Pupi Avati

29 Novembre 2022

Recensione di “Regalo di Natale” di Pupi Avati

Il cinema italiano può vantare una schiera di registi invidiabile. Soprattutto se guardiamo al passato, almeno dal Neorealismo in poi. Oggi non mi sembra che ci siano troppi maestri, ma – sicuramente – degli ottimi artigiani che, anche se non capolavori, hanno confezionato opere che meritano di essere ricordate. Fra questi, io annovero Giuseppe (detto Pupi) Avati, prolifico autore capace di toccare le corde più profonde del nostro animo.

Nato a Bologna, e molto legato alla sua regione, lo scorso 3 novembre ha festeggiato l’ottantaquattresimo compleanno.

Riguardo alla sua vita ricordo soltanto che, dopo aver studiato scienze politiche nell’università della sua città, ha praticato diversi lavori prima di approdare al cinema. Nota è la sua passione per la musica jazz (suona il clarinetto).

La carriera

Tornando alla Settima Arte, il suo esordio dietro la macchina da presa risale al 1968 con Balsamus. Tuttavia, dopo un secondo lungometraggio (Thomas e gli indemoniati, del 1970), come racconta lui stesso, aveva messo in discussione le sue capacità; è stato Ugo Tognazzi che l’ha aiutato a uscire dal momento critico e l’ha spinto a girare La mazurca del barone, della santa e del fico fiorone (1975), pellicola con la quale ha dato il via alla seconda fase della sua produzione.

Nel 1976 gira un bellissimo giallo horror gotico padano La casa delle finestre che ridono e da qui tanti altri film (più di quaranta) di genere diverso. Potrei citarne molti, ma mi limito a Una gita scolastica (1983), Impiegati (1985), Magnificat (1993), Il papà di Giovanna (2008) e Gli amici del bar Margherita (2009).

È anche scrittore e sceneggiatore. Nel 1976, insieme con il fratello Antonio e con Gianni Minervini, ha fondato la casa di produzione AMA film, successivamente sostituita dalla DueA.

…Non voglio un grande successo commerciale. Voglio avere il mio piccolo orto da sereno parroco di campagna, convinto che il quotidiano debba tornare ad essere rappresentato sui nostri schermi per farci recuperare la nostra identità…”

Pupi Avati

Oltre che – come dicevo in precedenza – la grande passione per la sua terra, nella sua opera è presente quasi sempre la dimensione del ricordo e del sentimento, spesso accompagnata dal rimpianto per un mondo rurale e preindustriale che sta scomparendo. Inoltre, secondo me, molti dei suoi lavori sono ricchi di ironia, anche se, frequentemente, lasciano lo spettatore con un retrogusto amarognolo, e questo nonostante abbiano assistito a una commedia leggera. Proprio come in Regalo di Natale (1986).

Un poker tra amici

Ambientato nella provincia (quasi tutto girato a Bologna), il film vuole mettere in evidenza soprattutto la degenerazione dei rapporti umani e la deriva velenosa che la società italiana stava per imboccare.

Una scena del film "Regalo di Natale" di Pupi Avati

Già il fatto che la partita a poker si giochi nella notte di Natale è una chiara profanazione della santità della ricorrenza (ricordo en passant che Avati è cattolico praticante), quasi a dire che una nuova religione si sta sostituendo alla vecchia: la dottrina cristiana lascia il posto al culto del capitalismo (ricordiamoci che siamo in pieno edonismo anni Ottanta).

Santelia: Ero interessato a sapere se lei era una prostituta.
Martina: No, mi dispiace.
Santelia: Peccato… credo che solo in quel caso avrei avuto qualche possibilità.

Dialogo ovviamente tra Santelia e Martina

La storia mette in scena cinque diverse solitudini maschili, cinque amici (o almeno quattro) che vedono il loro rapporto sgretolarsi a causa dell’avidità, dell’egoismo e dell’invidia. La partita a carte rappresenta l’arte dell’inganno per eccellenza, partita che quindi va ben al di là della perdita o della vincita al tavolo.

Tuttavia, come dicevo in precedenza, Avati ci regala una pellicola a tratti divertente e ironica, ma con un finale feroce e certamente non consolatorio: siamo lontani mille miglia dalla commedia all’italiana di qualche decennio prima.

Resta da dire del cast, veramente ben assortito e perfettamente calato nei ruoli: Regalo di Natale è stato il film che ha mostrato per la prima volta il lato “serio” di Diego Abatantuono e che ha consacrato la carriera di Carlo Delle Piane (Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile alla 43a Mostra del Cinema di Venezia).

Se gli attori hanno dato il meglio di sé, è anche grazie a una sceneggiatura perfetta, opera dello stesso Pupi Avati. Un plauso va infine alle musiche di Riz Ortolani e a Raffaele De Luca, David di Donatello quale miglior fonico di presa diretta.

Note e osservazioni

Rivedendo il film su un DVD e passando ai contenuti extra, ho avuto modo di reperire tantissimi aneddoti. Il più curioso, trattandosi di una vicenda ambientata in un certo senso sul tavolo da poker, è che Pupi dichiara di non essere assolutamente un giocatore, e di non conoscerne le varie strategie: così ha fatto ricorso a un vero baro come consulente.

E, restando nell’orbita del poker, Alessandro Haber racconta a sua volta che negli intervalli delle riprese, lui e gli altri attori, al piano di sopra giocavano per davvero: “Avanzo ancora 800 mila lire da Gianni Cavina…”, dichiara Haber.

Nel 2004, sempre con la regia di Pupi Avati e con lo stesso cast di protagonisti, è uscito nelle sale un sequel: La rivincita di Natale.

Una vera curiosità è che, a 12 anni, Pupi perde il padre in un incidente automobilistico: l’incidente avviene nella stessa curva di strada in cui era stato ucciso il padre di Giovanni Pascoli.

Nel 2019, durante un evento dedicato a Lucio Dalla, Pupi Avati ha raccontato come si era accorto che la sua passione non fosse la musica. Siamo alla fine degli anni Cinquanta e il ventenne regista suona nella Doctor Dixie Jazz Band. Racconta così: “Il mio sogno era diventare un grande clarinettista jazz. Ma un giorno nella nostra band arrivò Lucio Dalla. All’inizio non fu una preoccupazione per me, perché mi sembrava un musicista piuttosto modesto. Invece, poi, ha mostrato una duttilità, una predisposizione, una genialità del tutto imprevista. Mi ha zittito e messo nell’angolo”.

L S D
L’immagine è presa da Wikipedia

Regalo di Natale

Regia: Pupi Avati
Soggetto: Pupi Avati
Sceneggiatura: Pupi Avati
Interpreti: Diego Abatantuono, Carlo Delle Piane, Gianni Cavina, Alessandro Haber

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