Forse non tutti tra i miei lettori sono a conoscenza di questa cosa: da qualche anno, per uno o per pochi giorni tornano nelle sale cinematografiche (le povere, semi-abbandonate sale), dei film che hanno lasciato la loro impronta nella Settima arte.
Questa opera meritoria si affianca a un’altra di cui ho parlato in passato e che è la riproposta di grandi classici restaurati. Per fare un esempio, la mia prima recensione (Viaggio a Tokyo di Ozu Yasujirō) è frutto di questa magnifica idea.
Lungo preambolo per dire che Quarto potere (titolo originale Citizen Kane, 1941), in versione restaurata grazie a I Wonder Pictures, ritornerà nei cinema il 24 marzo. A lungo è stato in lizza – in una ipotetica gara – fra i film migliori nella storia del cinema. Io mi astengo da questa competizione, anche se riconosco una grande maestria nella regia a Orson Welles. Anzi, andando a ripescare fra i miei ricordi, più di una volta mi è capitato di proporre questa pellicola ai miei alunni, con la sola indicazione di fare attenzione a come la storia veniva raccontata.

Sono stati versati fiumi di inchiostro per raccontare perché un film del 1941 abbia prodotto nell’arte cinematografica uno sconvolgimento pari a quello operato nella pittura da Pablo Picasso o da James Joyce nella scrittura, per esempio.
Le novità di Welles riguardano sia la parte tecnica sia la struttura narrativa. Per il primo aspetto, il regista americano ha rielaborato la meccanica, l’ottica e la illuminotecnica. Il fotografo Gregg Toland per l’occasione ha approntato obiettivi particolari che deformano la prospettiva ed esaltano la profondità di campo: in questo modo i lunghi piani sequenza (ne ho parlato in Professione reporter di Michelangelo Antonioni) riescono a mettere a fuoco anche i più piccoli dettagli.
La macchina da presa inoltre si esibisce in spericolate inquadrature, spesse volte dal basso per esaltare la megalomania del protagonista Kane e, al tempo stesso, in altri momenti, per schiacciarlo. Il racconto non si svolge secondo una durata lineare: ci sono diversi salti in avanti e all’indietro, perfino con la ripetizione di qualche episodio. Tutto per arrivare alla conclusione che la storia raccontata è soggettiva, staccata dalla realtà.
L’ultima grande innovazione di Welles riguarda proprio la macchina da presa. Essa dovrebbe, durante la narrazione, restare ai margini, non farsi notare: in Quarto potere, invece, diventa quasi protagonista, facendo intrusione nella vicenda, con il chiaro fine di rivelare lo sguardo del regista.
La pellicola racconta la vicenda di un magnate dell’editoria che, morendo, pronuncia solo la parola Rosebud.
La vita di un uomo non si può spiegare con una sola parola” (Charles Foster Kane)
In una recensione del 1941, lo scrittore Jorge Luis Borges aveva definito il film di Welles un giallo metafisico, un labirinto senza centro che va a indagare gli aspetti più intimi e nascosti della personalità di un uomo. E non è poi così importante che alla fine si scopra a cosa corrisponda la parola Rosebud: l’intento di Orson resta quello di scavare dentro il personaggio Kane, dalla sua morte, a ritroso, fino all’infanzia.
Naturalmente, per un film così complesso sono state scomodate tante interpretazioni. Si va da quella più semplice, laddove all’ascesa economica di Kane, corrisponda l’ascesa del capitalismo americano, sempre meno vicino all’uomo. Oppure l’idea che ognuno di noi cerchi di arrivare sempre più in alto, salvo poi trovarsi a morire da soli. È un affresco universale di ambizione e solitudine.
Non fossi stato tanto ricco avrei potuto essere un grande uomo” (Charles Foster Kane)
Per ultimo ho lasciato l’interpretazione personale, cioè che la storia di Kane possa alludere a quella di Orson Welles, sicuramente un genio, ma anche, altrettanto sicuramente, megalomane.
Orson Welles
George Orson Welles nasce a Kenosha (Wisconsin) nel 1915 e muore a Los Angeles nel 1985. La sua facoltosa famiglia gli impartisce una educazione poco convenzionale e, considerandolo un ragazzo prodigio, lo indirizza verso diverse forme artistiche.
Quello che più lo attrae è il teatro, cui seguirà poi la radio. Dopo aver recitato in molti spettacoli e averne diretti altrettanti, conosce una popolarità enorme grazie a una trasmissione radiofonica andata in onda il 30 ottobre 1938. Si tratta di un adattamento de La guerra dei mondi di Herbert George Wells: il programma scatena un’ondata di panico tra gli ascoltatori, perché molti sono convinti che davvero i marziani stiano invadendo la Terra.
Questo successo gli apre le porte di Hollywood, dal momento che la RKO gli fa firmare un contratto per un film all’anno, con assoluta libertà artistica.
Per quello che abbiamo fatto sarei dovuto finire in galera, ma, al contrario, sono finito ad Hollywood.”
La prima pellicola che firma (ha solo 24 anni) è appunto Citizen Kane). Dopo di questo, realizza altre opere interessanti, alternando lavori negli USA e in Europa, ma, per difficoltà varie, non riesce più a bissare il successo del suo primo lungometraggio. Posso ricordare almeno L’orgoglio degli Amberson (1942), L’infernale Quinlan (1958) e L’altra faccia del vento (portato a termine nel 2018 da Netflix), uno dei tanti suoi tanti progetti rimasti incompiuti.
Ho avuto più fortuna di chiunque altro. Certo, sono anche stato scalognato più di chiunque altro, nella storia del cinema. Ma ciò è nell’ordine delle cose.”
L’aspetto predominante della filmografia di Welles è il tentativo di realizzare opere imponenti, spesso in condizioni difficili, nelle quali ricorrono temi profondi come la nevrosi del potere, l’amicizia tradita o altri simili.
Orson ha conquistato la Palma d’oro a Cannes nel 1952 per Othello; il Leone d’oro alla carriera a Venezia nel 1970 e il premio Oscar alla carriera nel 1971. Quarto Potere ha vinto solo l’Oscar per la Migliore sceneggiatura originale.
Note e osservazioni
Non ho spiegato il titolo italiano della pellicola, ma è facilmente intuibile: il quarto potere è quello dei media (al tempo di Welles i giornali, poi arriveranno la radio, le televisioni etc.). E, a un magnate dei giornali (William Randolph Hearst) sembra proprio riferirsi Welles. Ci sono state diverse smentite, perché l’editore non l’aveva presa bene e aveva dichiarato una specie di guerra aperta contro il regista e il film.
Ho trovato anche un gustoso aneddoto che riguarda i due. Nella notte della première di Citizen Kane si ritrovarono insieme in un ascensore del Fairmont Hotel. Dopo un lungo imbarazzato silenzio, Welles invitò Hearst all’anteprima. Quest’ultimo non rispose neppure e, mentre stava uscendo, Welles aggiunse: “Charlie Foster Kane avrebbe accettato”.
Nel 2020 è uscito nelle sale il film Mank, firmato da David Fincher, nel quale si sostiene che la paternità della sceneggiatura di Citizen Kane sia da attribuire interamente a Herman J. Mankiewicz e non anche a Orson Welles.
Curiosa la tesi di François Truffaut riguardo le riprese effettuate dal basso verso l’alto. Il regista francese sostiene che questa scelta derivi anche dai lunghi anni passati da Welles in teatro: osservare la scena stando in basso è tipico degli spettatori in sala.
C’è molto da raccontare intorno alla trasmissione radio del 30 ottobre 1938. Per sintetizzare il discorso, basti dire che Welles decise di far atterrare i suoi marziani, nel momento in cui la radio concorrente (la NBC) mandava in onda uno stacco musicale e molti ascoltatori si sintonizzavano sulla radio CBS da cui parlava Orson. Secondo alcune testimonianze, l’executive della CBS, Davison Taylor piombò dopo pochi minuti in camera di registrazione ed esclamò, rivolto a Welles: “Per Dio, interrompi questo coso! Là fuori la gente è impazzita!”.
L S D
L’immagine è presa da Wikipedia
Quarto potere
- Regia: Orson Welles
- Soggetto e sceneggiatura: Orson Welles, Herman J. Mankiewicz
- Interpreti: Orson Welles, Joseph Cotten, Dorothy Comingore, Everett Sloane, Ray Collins