Fino al 2 febbraio del 2025 si potrà visitare al Palazzo Reale di Milano la mostra Picasso lo straniero, promossa dal Comune di Milano – Cultura e prodotta da Palazzo Reale insieme a Marsilio Arte con la collaborazione del Musée National Picasso di Parigi (MNPP) da cui arriva in prestito il nucleo principale di opere. Sono una novantina, da ammirare insieme al resto del materiale esposto: documenti, fotografie e lettere, provenienti dal Musée National de l’Histoire de l’Immigration al Palais de la Porte Dorée della capitale francese.
È bene dirlo subito: si tratta di una mostra da leggere. I pannelli di sala – davvero ben fatti, mentre le didascalie con testo nero su grigio scuro, peraltro spesso in ombra, non sono ottimali – sono tutt’altro che accessori. Raccontano, da quello introduttivo all’ultimo che chiude il percorso, le tappe attraverso cui Picasso è diventato l’artista più importante del Novecento.
La scalata all’Olimpo dell’arte è avvenuta – come è noto – attraverso due conflitti mondiali e la guerra civile spagnola, ma non tutti conoscono le difficoltà che il malagueño ha dovuto affrontare per lasciare segni indelebili nella storia dell’arte (almeno occidentale), da cittadino del mondo più che da cittadino spagnolo che voleva diventare francese. La sua seconda patria, infatti, ha fatto fatica ad accoglierlo e ad accettarlo, per usare un eufemismo, rifiutandogli la cittadinanza.
Merito della curatrice Annie Cohen-Solal (che ha scritto il libro Picasso. Una vita da straniero, spunto per la mostra) è quello di ricostruire i passaggi, gli ostacoli, i successi e le amarezze che Picasso trovò sulla sua strada verso il completo riconoscimento da parte di un Paese che nel 1947 – quando la fama dell’artista era già globale – di lui contava nelle proprie collezioni pubbliche soltanto due opere. Due! Eppure Picasso era arrivato a Parigi per la prima volta nel 1900, per tornarci poi una seconda volta l’anno dopo, una terza nel 1903 e poi ancora una quarta subito dopo.
Il percorso espositivo – curato insieme a Cécile Debray, presidente del MNPP – ha un andamento cronologico e per seguirlo con calma e attenzione il visitatore si ritagli un paio di ore di tempo. Ne uscirà gratificato, ma anche edotto perché questa è una mostra didattica nel senso più nobile del termine. In realtà non sarebbe necessaria l’annotazione se tutte le esposizioni assolvessero al compito fondamentale di insegnare e non si limitassero a mostrare.
Dunque invito caldamente alla lettura dei pannelli. Sono ricchi di informazioni e aneddoti, di storie e personaggi tutt’altro che secondari nella vita di Picasso e nella storia del Secolo breve. Outsider come lui erano Max Jacob e Guillaume Apollinaire. Di mano del primo possiamo vedere un ritratto a matita, penna e inchiostro, di un Picasso ancora dalla folta chioma (nel 1903?). Del secondo veniamo a sapere che insegnava il francese al giovane immigrato servendosi delle poesie di Verlaine e Rimbaud. Insieme a Picasso fu accusato del furto del secolo, quello della Gioconda dal Museo del Louvre.
Ci sono riproduzioni di lettere della madre di Picasso, alcuni disegni per La famiglia dei saltimbanchi, tela oggi alla National Gallery di Washington (l’Arlecchino di spalle altri non è che lo stesso Picasso, mentre il personaggio obeso vestito di rosso è l’amico Apollinaire), ma il primo dipinto in cui ci si imbatte è La morte di Casagemas, una piccola tavola a olio (27 × 35 cm) realizzata dopo il suicidio per amore dell’amico Carles, uno dei catalani della comunità di Montmartre che Picasso frequentò al suo arrivo a Parigi, destando il sospetto della polizia che fosse un anarchico.
Fu l’inizio di un’attenzione che durò per quasi tutto l’arco della sua esistenza, nonostante il successo mondiale. Di riflesso la mostra racconta paranoie (gli immigrati rubano il lavoro ai francesi) e slogan (la Francia ai francesi) di un secolo fa che tuttora resistono, peraltro non soltanto al di là delle Alpi. Il cosmopolitismo di Picasso si faceva sempre più evidente tra i nazionalismi che dilagavano.
Il pannello sul mercante d’arte Daniel-Henri Kahnweiler dà conto della germanofobia; quello sulla diffusione del Cubismo in Europa menziona, tra gli altri, i fratelli Mikhail e Ivan Morozov a cui la Fondazione Louis Vuitton di Parigi ha dedicato tra il 2021 e il 2022 la splendida mostra La Collezione Morozov. Icone dell’arte moderna.
Poco prima siamo venuti a conoscenza della curiosa comunità che viveva nel pueblo catalano di Gósol, dove Picasso trascorse una paio di mesi nell’estate del 1906, periodo prodromico alla fase cubista (1907-1914).
All’estate dell’anno successivo risale uno dei quadri più belli – secondo me – tra quelli esposti, ovvero Madre e figlio. Oltre a tele e tavole ci sono sculture, come i sei bronzi della serie dei Bagnanti; ceramiche (fondamentali sono i prestiti concessi dalla Collection Musée Magnelli Musée de la céramique di Vallauris); poster, video e, come già detto, fotografie, compresi tre scatti realizzati dall’artista nel 1910, ritratti di Jacob, Apollinaire e Kahnweiler. C’è anche una cartolina postale di Salvador Dalí a Picasso, del 1929.
Artista multiforme quanti altri mai, Picasso era un uomo assetato di vita, dal carattere forte e volitivo, ma al contempo fragile e vulnerabile. Il tema di Picasso e il Minotauro si può rendere nell’equazione di Picasso è il Minotauro, creatura spaventata più che spaventosa.
Il senso della mostra – da non perdere, se si vuole almeno tentare di comprendere la complessità della vita e dell’opera di Picasso – lo dà il pannello dedicato al Plat aux trois visages (Piatto dai tre volti), in cui la curatrice illustra la “terza via” di Picasso, tra l’essere straniero e l’essere autoctono, ovvero la sua natura di meteco, contaminazione e compresenza di entrambe le identità, in una pienezza che le ingloba e le supera.
Il biglietto d’ingresso dà diritto all’accesso a prezzo ridotto alla mostra Picasso a Palazzo Te. Poesia e salvezza, visitabile a Mantova fino al 6 gennaio 2025 (e viceversa, naturalmente).
Saul Stucchi
Didascalie:
Un’immagine dell’allestimento della mostra
© Succession Picasso by SIAE 2024
Foto di Vincenzo Bruno
Pablo Picasso
La Mort de Casagemas
Parigi, estate 1901
Olio su legno
Musée national Picasso-Paris. Dation Pablo Picasso, 1979. MP3
© Succession Picasso by SIAE 2024
Photo © RMN-Grand Palais (Musée national Picasso-Paris) / Mathieu Rabeau
Pablo Picasso
Vallauris – 1956 Exposition [Vallauris – mostra del 1956]
Cannes o Vallauris, 19 giugno 1956
Linoleografia, 100 × 65,8 cm
Musée national Picasso-Paris, dazione Pablo Picasso, 1979
© Succession Picasso by SIAE 2024
Picasso lo straniero
Informazioni sulla mostraDove
Palazzo RealePiazza Duomo 12, Milano
Quando
Dal 19 settembre 2024 al 2 febbraio 2025Orari e prezzi
Orari: da martedì a domenica 10 – 19.30Giovedì 10 – 22.30
Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura
Lunedì chiuso
Biglietti: intero 15 €; varie riduzioni