Fossimo tutti liberi dalle leggi del marketing, andremmo a visitare al Palazzo Reale di Milano la mostra “La Parigi moderna e Manet” e non “Manet e la Parigi moderna” com’è invece intitolata l’esposizione appena inaugurata, organizzata dal Comune di Milano con MondoMostre Skira.
In realtà si tratta di un peccato veniale (e venale). Protagonista è la Ville Lumière, deuteragonista Édouard Manet, che vi nacque nel 1832 e lì si spense nel 1883.
Un intenso percorso in 10 tappe
Una novantina le opere esposte, prestate dal Musée d’Orsay di Parigi. Sedici sono i dipinti di Manet, a cui si aggiungono altre sue opere “minori” ma soprattutto tele di altri artisti del calibro di Monet, Gauguin, Cèzanne, Degas e Boldini (due suoi dipinti sono in assoluto tra i quadri più belli dell’intera esposizione).
Il percorso espositivo si snoda in dieci sezioni:
- Manet e la sua cerchia
- Parigi città moderna
- Sulle rive
- Natura inanimata
- L’heure espagnole
- Il volto nascosto di Parigi
- L’Opéra
- Parigi in festa
- L’universo femminile. In bianco…
- … e nero. La passione e il suo mistero
Nella prima sala il posto d’onore è riservato al ritratto di Zola alla scrivania, dipinto da Manet nel 1868. Alla parete opposta è appeso il Ritratto di Manet dell’amico Carolus-Duran, datato attorno al 1880. Ma le due opere più magnetiche sono il ritratto di Berthe Morisot con il ventaglio e il ritratto di Henri Rochefort eseguito da Boldini.
Manet manteneva stretti rapporti con gli intellettuali della capitale. Viene da domandarsi se non ci fosse da parte sua anche un po’ di sana attività di auto-promozione, visto che giornalisti e letterati scrivevano di lui sulla stampa per lodarne l’arte e difenderlo contro il disprezzo del pubblico e le ingiurie della critica (da cui ebbe soltanto una riparazione tardiva, verso la fine della sua breve vita).

Festa al Moulin Rouge, olio su tela, Giovanni Boldini (1842-1931), MusÈe d’Orsay, ParigiBoldini, Giovanni1889Francia – Parigi, MusÈe d’Orsay
Ecco poi Parigi città moderna, con un “imprevisto Gauguin” che dipinge “La Senna al Ponte Iéna. Tempo nevoso” e con i progetti per gli edifici costruiti in occasione delle varie edizioni dell’Esposizione Universale. Qua e là citazioni, come questa di Baudelaire:
La vita parigina è fertile di soggetti poetici e meravigliosi. Il meraviglioso ci avvolge e ci bagna come l’atmosfera; ma non lo vediamo.
Splendido il quadro di Monet “Les Tuileries” (1876): il giardino, visto dall’appartamento del collezionista Choquet, è restituito sulla tela in un incendio di colori (l’opera venne acquistata poi dal pittore Caillebotte che condivideva con Monet la passione per i giardini).
Dialoghi e confronti
Le opere esposte mostrano anche la contrapposizione tra i viali della nuova Parigi voluti dal Barone Haussmann (si veda il disegno a matita, china e acquerello “Edificio residenziale al 109 di rue du Turenne, incrocio con rue des Filles-du-Calvaire” di Hippolyte-Marie Pigault) e la strada ancora non battuta di rue Saint-Vincent a Montmartre nell’olio su tela di Stanislas Lépine.
Nella sezione “Sulle rive” abbiamo l’occasione di vedere a confronto Manet (“Marina”) e Monet (“Argenteuil”). Ma anche qui ad attirare l’attenzione è il personaggio di Rochefort, con la sua rocambolesca fuga: la scena è dipinta da Manet nel 1881 circa.
[codice-adsense-float]Il percorso prosegue con altri “dialoghi”, per esempio quello tra il delicato “Ramo di peonie bianche e cesoie” di Manet e il “Mazzo di fiori su una sedia” di Renoir. E già s’intravede “Il pifferaio” che attrae i visitatori con la sua forza magnetica. In questa sala le opere di Manet rendono omaggio all’arte di Velázquez (“il più grande pittore che sia mai esistito”, nelle parole dello stesso Manet all’amico Baudelaire).
Il volto nascosto di Parigi mette a confronto la scena di festa alle Folies-Bergère di Boldini (con un superbo rosso pompeiano a contrastare il nero-sempre-sexy della donna in primo piano) con l’opera strappalacrime di Alfred Stevens intitolata “Ciò che viene chiamato vagabondaggio”, raffigurante una madre con due bambini arrestata per non avere un tetto sotto cui ripararsi.

Gran finale!
La mostra chiude in bellezza con due sale dedicate all’universo femminile. Impossibile non nominare almeno la grande tela de “Il balcone”, in cui per la prima volta Manet ha ritratto Berthe Morisot (che poi sposerà suo fratello Eugène) e la parete più bella di tutto il percorso espositivo. Ospita questi tre capolavori:
- Renoir, Madame Darras
- Manet, Berthe Morisot con un mazzo di violette
- Renoir, Giovane donna con veletta
Si esce soddisfatti e desiderosi di approfondire almeno alcuni temi. Personalmente cercherò informazioni su Berthe Morisot, Henri Rochefort, Alfred Stevens e Charles Ephrussi. A quest’ultimo, storico dell’arte, Manet donò il quadretto con “L’asparago”. Charles era il bisnonno di Edmund de Waal, autore di “Un’eredità di avorio e ambra”…
Saul Stucchi
Didascalie:
- Édouard Manet
Émile Zola, 1868
Olio su tela, 146 x 114 cm
Parigi, Musée d’Orsay
© René-Gabriel Ojéda / RMN-Réunion des Musées Nationaux/ distr. Alinari - Giovanni Boldini
Scena di festa (o Scena di festa alle Folies-Bergère), 1889 circa
olio su tela, 96,8 x 104,7 cm
Parigi, Musée d’Orsay
© René-Gabriel Ojéda / RMN-Réunion des Musées Nationaux/ distr. Alinari - Édouard Manet
La Fuga di Rochefort, 1881 circa
Olio su tela, 79 x 72 cm
Parigi, Musée d’Orsay
© René-Gabriel Ojéda / RMN-Réunion des Musées Nationaux/ distr. Alinari - Édouard Manet
Berthe Morisot con un mazzo di violette, 1872
Olio su tela, 55,5 x 40,5 cm
Parigi, Musée d’Orsay
© René-Gabriel Ojéda / RMN-Réunion des Musées Nationaux/ distr. Alinari
Manet e la Parigi Moderna
Dall’8 Marzo al 2 Luglio 2017
Palazzo Reale
Milano
Orari:
- Martedì, mercoledì, venerdì e domenica 09.30 – 19.30
Giovedì e sabato 09.30 – 22.30
Lunedì 14.30 – 19.30
Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura
Biglietti: intero 12 €; ridotto 10 € (comprensivi di audioguida)
Informazioni:
Tel. 02.92800375