Fino a domenica 12 novembre il Teatro Carcano di Milano avrà in cartellone lo spettacolo Maria Stuarda di Friedrich Schiller (nella traduzione di Carlo Sciaccaluga) per la regia di Davide Livermore, con Elisabetta Pozzi nel ruolo del titolo e Laura Marinoni in quello della regale – e mortale – antagonista: Elisabetta I.
Calorosi applausi hanno accolto ieri sera la prima milanese di questo allestimento, una produzione del Teatro Nazionale di Genova, Teatro Stabile di Torino, Teatro Nazionale CTB Centro Teatrale Bresciano che ha debuttato nel capoluogo ligure nell’autunno dell’anno scorso per poi andare in tournée.
Monumentale opera in cinque atti – qui divisa in due parti di circa 90 minuti ciascuna, separate da un breve intervallo – Maria Stuarda vede in scena lo scontro, prima a distanza poi in un drammatico faccia a faccia, tra la regina di Scozia e quella d’Inghilterra che la tiene prigioniera.
“Le teste cadono a grappolo” nella seconda metà del Cinquecento, così come alla fine del Settecento: la tragedia fu composta nel 1800 e in quell’anno rappresentata per la prima volta. Trama degna di Shakespeare, si direbbe. E infatti Schiller mostra di avere diversi debiti nei confronti del Bardo, in particolare a mio parere dal Macbeth e dal Riccardo III (anche se nel testo cita il Tamerlano del rivale Marlowe).
Ma quello di Schiller è uno Shakespeare che ha visto la Rivoluzione francese ed è andato a scuola dagli Illuministi. Al di là di due destini individuali che s’incrociano e scontrano, sono in gioco le sorti dello scacchiere europeo. Le due rivali, in abiti firmati dalla maison Dolce & Gabbana, sono rispettivamente una regina bianca e una nera, contornate da pezzi di secondo e terzo rango su cui possono fare poco o nullo affidamento.
Nel confronto vis-à-vis, dandole del tu, Maria chiama sorella Elisabetta che le risponde con il voi per mantenere le distanze e respingere la pretesa d’intimità. Una è regina, l’altra lo è stata, ma è ora sottoposta al potere della nemica. Non sono sullo stesso piano ed Elisabetta non perde occasione per sottolineare il divario di status.
Ecco: centrale è il tema della regalità, della sua teatralità (anche a proposito di quella papale: significativa a questo proposito la tirata sulla potenza dell’arte espressa dal cattolicesimo che fa Mortimer, interpretato da Linda Gennari), ma anche della solitudine che essa comporta e dell’impossibilità di riporre la propria fiducia in qualcun altro. E poi, là fuori, c’è il popolo, la cui voce coincide con quella di Dio. “Sono schiava del popolo”, arriva a esclamare Elisabetta, esasperata dalla consapevolezza dei limiti e degli obblighi del suo ruolo di sovrana.
Potere, giustizia, clemenza, diritto e forza (“non si tratta di giustizia, qui si fa politica”): in questo testo densissimo di riflessioni e spunti tornano a galla contrapposizioni vecchie come il mondo eppure sempre attuali: le vediamo in atto anche oggi, purtroppo. Cuore della tragedia mi pare sia proprio la scena del consiglio di Stato, nella quale Elisabetta riceve tre pareri distinti e distanti, ciascuno dei quali ha una propria logica.
Bello l’allestimento scenico di Lorenzo Russo Rainaldi con il disegno luci di Aldo Mantovani, tra sfondi rosso sangue e veli che mostrano e nascondono. La parte musicale è molto più di un accompagnamento, tanto che a volte sembra di assistere a un musical. Le musiche sono di Mario Conte (sua la direzione musicale) e di Giua che suona e canta dal vivo (tra i brani si riconosce Nothing else matters dei Metallica).
Ben affiatata la compagnia d’attori, dalle due protagoniste, agli altri interpreti: Gaia Aprea come nutrice di Maria e conte di Shrewsbury; Linda Gennari nel già citato ruolo di Mortimer ma anche come Angelo del destino e paggio; Giancarlo Judica Cordiglia come barone di Burleigh e maggiordomo di Maria; Olivia Manescalchi nella triplice veste di custode di Maria, ambasciatore di Francia e segretario di Stato; Sax Nicosia come conte di Leicester, diviso tra le due regine.
Dopo aver consigliato di andare al Carcano per vedere la Maria Stuarda di Livermore, chiudo segnalando che nel percorso della mostra Tutta in voi la luce mia. Pittura di Storia e Melodramma, allestita all’Accademia Carrara di Bergamo fino al 25 febbraio 2024, una sezione è dedicata proprio alla vicenda di Maria Stuarda. Lì è esposta la grande tela Maria Stuarda nel momento che sale al patibolo, dipinta da Francesco Hayez nel 1827. Una scena davvero teatrale!
Saul Stucchi
Foto di Masiar Pasquali
Maria Stuarda
di Friedrich Schillerregia Davide Livermore
costumi regine Dolce & Gabbana
costumi Anna Missaglia
allestimento scenico Lorenzo Russo Rainaldi
musiche Mario Conte, Giua
direzione musicale Mario Conte
disegno luci Aldo Mantovani
traduzione Carlo Sciaccaluga
regista assistente Mercedes Martini
interpreti: Laura Marinoni, Elisabetta Pozzi, Gaia Aprea, Linda Gennari, Giancarlo Judica Cordiglia, Olivia Manescalchi, Sax Nicosia, Giua (chitarra e voce)
Informazioni sullo spettacolo
Dove
Teatro CarcanoCorso di Porta Romana 63, Milano
Quando
Dall’8 al 12 novembre 2023Orari e prezzi
Orari: 8, 9 e 10 novembre ore 19.3011 novembre ore 20.30
12 novembre ore 16.30
Durata: 3 ore con intervallo
Biglietti: poltronissima intero 38 €; ridotti 27/19 €
poltrona/balconata intero 27 €; ridotti 24,50/ 19 €