Con Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto di Elio Petri (1970) resto sul cinema di impegno civile (dopo Salvatore Giuliano di Francesco Rosi, n.d.r.), portandomi avanti di qualche anno.
Siamo negli anni Settanta e l’Italia – come ho già detto in altre occasioni – vive un clima incandescente: gli studenti occupano le scuole, gli operai scendono in piazza e, in mezzo a tutto questo, cominciano a farsi notare gruppi estremisti (di destra e di sinistra) che vogliono rovesciare l’assetto dello Stato. È vero che il potere politico continua a essere in mano al partito di maggioranza relativa (la Democrazia Cristiana), ma si colgono incrinature perfino al suo interno.
Torno così agli anni che ho vissuto in prima persona. Sì, ricordo la polizia che se la prendeva con noi studenti (anche se ci trovavamo alla periferia dell’impero), ricordo le manifestazioni, gli scioperi…
Nonostante l’età, ho ancora una discreta memoria e confesso candidamente che non capivo per intero quello che stava succedendo. Però, che il “potere” stesse governandoci e che non avessimo altra possibilità per cambiare le cose se non lottare, questo, mi era chiaro. Mi sembrava quasi di essere entrato nella Storia (con la maiuscola), anche se solo come comparsa.
Certo, rivedendo le cose a distanza di tanti anni, anche a me pare fosse una splendida illusione, ma, se mi guardo intorno oggi e mi trovo circondato da ectoplasmi schiavi di mode e falsi desideri, allora: tanto di cappello alle nostre folli fantasie e ai nostri miti di allora.
“I giovani, i giovani! Che scrivono sui muri. Giovani studenti, giovani operai, che vanno in giro di notte, che parlano di rivoluzione al telefono, nelle facoltà, nei reparti! Tonnellate di vernice rossa per insultarci! Lo so io quello che ci vorrebbe!” (il dottore)

In questo periodo così rovente, Elio Petri e lo sceneggiatore Ugo Pirro decidono di portare sullo schermo la figura di un poliziotto (un grandissimo Gian Maria Volonté) che incarna l’autoritarismo dello Stato. Questi, che nella sceneggiatura originale viene indicato semplicemente come l’assassino, si trova a rappresentare il paradosso del potere: è colui che dovrebbe garantire la legge, ma è anche colui che la trasgredisce.
“Qualunque impressione faccia su di noi, egli è un servo della legge, quindi appartiene alla legge e sfugge al giudizio umano” (citazione da Franz Kafka, che chiude il film)
Solo due mesi prima dell’uscita negli schermi (il 12 febbraio), a Milano scoppia la bomba in piazza Fontana (che gli storici considerano l’inizio della strategia della tensione e dei successivi anni di piombo); c’è la morte strana dell’anarchico Giuseppe Pinelli e l’arresto di Pietro Valpreda.
Il film
In sala Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto viene accompagnato dal divieto della visione ai minori di anni 14, ma si respira aria di sequestro imminente. Per probabili considerazioni di carattere politico, il film non viene sequestrato.
Come ricorda Ugo Pirro: «Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto” ha rappresentato un fenomeno incredibile nel nostro paese, qualcosa di difficile da dimenticare. L’affluenza del pubblico nelle sale era enorme e in alcuni casi fu necessario interrompere la circolazione dei veicoli data la lunghezza delle file alle biglietterie. La gente si accalcava perché non credeva ai propri occhi». Infatti, nella stagione cinematografica 1969/1970, la pellicola di Petri si classifica all’ottavo posto con un incasso di quasi due miliardi di lire dell’epoca.
La novità della pellicola di Petri è quella di fare un film politico, utilizzando Brecht, Marx, Freud e Reich. Anziché seguire un filo logico preciso e ordinato, ricorre all’onirico e in alcuni momenti ricorda direttamente Kafka.
Riporto un brano di Freddy Buache (autore di un interessante saggio sul cinema italiano dal 1945 al 1990): «Per l’atmosfera e la psicologia, la sceneggiatura potrebbe a volte far pensare al miglior Simenon, ma per ispirazione e scrittura, per la sua verve, nonostante i suoi riferimenti a Kafka, esse ricorda piuttosto la cattiveria dell’intelligenza di Voltaire».
Il finale aperto del film, con il protagonista che attende una decisione che non ci viene rivelata, lascia nello spettatore più di qualche dubbio e qualche riflessione sulla complessità e sull’ambiguità della giustizia e del potere.
Non posso non ricordare che Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto ha ottenuto riconoscimenti anche fuori dal nostro Paese: Grand Prix Speciale della Giuria al 23° festival di Cannes e l’Oscar come miglior film straniero nel 1971.
Il regista
Qualche notizia su Elio Petri. Il suo nome completo è Eraclio Petri: nasce a Roma nel 1929 e vi muore nel 1982. Dopo aver interrotto gli studi, formatosi come autodidatta, si costruisce una buona cultura grazie a solide letture. Nello stesso tempo frequenta assiduamente le sale cinematografiche e, come per gran parte degli esponenti della Nouvelle Vague francese, a piccoli passi entra nel mondo della Settima arte.
Scrive recensioni, poi fonda cineclub e infine diventa sceneggiatore. La sua prima collaborazione è con il regista Giuseppe De Sanctis, e dopo di lui scrive sceneggiature per molti altri. Firma il suo primo lungometraggio a 32 anni (L’assassino), e da questo momento inanella diversi successi, tra i quali ricordo almeno Il maestro di Vigevano (1963), A ciascuno il suo (1967), La classe operaia va in paradiso (1971), La proprietà non è più un furto (1973) e Todo modo (1976).
Il suo cinema si è sempre distinto per le denunce politiche, per l’icasticità della sua immaginazione e per un certo gusto tra il surreale e il grottesco. Quasi inutile sottolineare che – nonostante si sia sempre professato marxista – con i suoi film riesce a irritare tanto la destra che la sinistra, proprio come negli stessi anni fa Pier Paolo Pasolini.
“La libertà di espressione va difesa per quello che essa fondamentalmente rappresenta: il diritto degli artisti di esprimersi e di indagare criticamente sul corpo della realtà in cui vivono, qualunque sia la società in cui vivano” (Elio Petri)
Note e osservazioni
Non l’ho detto prima, ma – oltre alla preziosa collaborazione di Ugo Pirro per la sceneggiatura – risultano altrettanto importanti la fotografia di Luigi Kulliver, il montaggio di Ruggero Mastroianni e la musica di Ennio Morricone con una delle sue colonne sonore più famose.
Fra le curiosità, segnalo un cameo dello stesso Petri: lo si intravede brevemente seduto tra coloro che assistono al discorso di insediamento del commissario alla direzione dell’ufficio politico. Quindi, Patanè, il giornalista di Paese Sera, che è interpretato dal vero giornalista Fulvio Grimaldi, che lavorava proprio per quel quotidiano.
E chiudo con Gian Maria Volonté (1933-1994). È stato l’attore preferito di Elio Petri, che lo ha diretto in altri tre film (A ciascuno il suo, La classe operaia va in paradiso e Todo modo). È restata famosa la sua meticolosa preparazione prima di calarsi nei panni dei personaggi da interpretare: ad esempio, per ottenere i lineamenti duri del viso del “dottore”, inseriva carta igienica arrotolata tra la gengiva e l’interno del labbro superiore.
L S D
Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto
- Regia: Elio Petri
- Soggetto e sceneggiatura: Elio Petri, Ugo Pirro
- Interpreti: Gian Maria Volonté, Florinda Bolkan, Gianni Santuccio, Orazio Orlando, Gino Usai, Sergio Tramonti, Arturo Dominici