Grazie a Raoul Precht che ne ha caldeggiato la pubblicazione italiana, ho scoperto solo ora L’incidente, bel romanzo di Mihail Sebastian licenziato dalle edizioni Bordeaux. Lo stesso Precht ha rivisto e lavorato su una vecchia traduzione di Oscar Randi. Sebastian è stato uno scrittore ebreo romeno, dalla vita breve, cessata nel 1945, a 38 anni, falciato – incidentalmente, il caso di dire – da un camion sovietico da poco entrato a Bucarest.
Nel romanzo, del 1940, ambientato nella stessa capitale romena, tutto ha inizio da una caduta. Questo primo incidente, l’avvio della storia, occorre a Nora, un’insegnante di francese, che cade scendendo di corsa dal tram.
Si fa male e a soccorrerla è Paul, un uomo più giovane, cui la donna non senza imbarazzo chiede di aiutarla, di accompagnarla. Ne farebbe a meno, perché lo vede piuttosto seccato, ma non riesce a camminare da sola. Il malcelato fastidio di Paul, che scopriremo essere un avvocato, non gli impedisce di compiere il suo dovere. I due finiscono a casa di lei.

Al lettore dopo poche pagine appaiono evidenti due cose: che Paul è un tipo complicato, taciturno, e sembra nascondere qualcosa; e inoltre, che l’autore, Sebastian, maneggia scrittura e contenuto narrativo con perizia.
Descrive i due personaggi nella città raggelata dalla neve, nelle rispettive inquietudini, negli azzardi e nelle reticenze dell’avvicinamento, più esposta lei, più criptico lui, il cui lato ombroso è motore della vicenda. Perché l’inizio dell’intreccio non è ovviamente quello della fabula: ed è quella di cui va in cerca il lettore per capire le ragioni del comportamento di Paul, apparentemente incoerente.
Scorrendo a ritroso, scopriamo che c’è un’altra donna, l’artista Anne, la relazione con la quale per l’avvocato disegna una costellazione di incertezze, e contribuisce a dare al libro, nonostante la definitezza del dettaglio, che è definitezza del dettato, l’impressione che a volte la scena sia vista attraverso un vetro smerigliato – non banale espediente stilistico evidentemente ma conformità della scrittura alla fuggevole materia psichica dei personaggi.
Scrutarsi, osservarsi come farebbe un antico pittore alle prese con un ritratto dal vivo – gesti minimi del quotidiano, vocabolario e sintassi che mutano, mimica facciale, tutto è passato al setaccio di un’indagine che riveli il lato nascosto dell’altro.
Come imbrigliati in una ragnatela di possibilità, di latenze esistenziali che cercano di sottrarsi alla solitudine, ma anche ai legami opprimenti – è il caso di Ann -, si orchestra una piccola partitura di fughe e nascondimenti.
Più segnatamente, appare un motivo di ansia soverchia in Paul, spaventato dalla liberà di Ann, che conosce e frequenta troppe persone, figure – quelle che frequentano i suoi vernissage – di cui sospettare (una delle ragioni perché il successo altrui, e qui è tutto di lei, può diventare pesante da sostenere). Il successo, la carriera di artista, consentono ad Ann di sparire spesso e volentieri – o di mentire?
Memore della lezione dell’amato Proust, Sebastian getta Paul nel cerchio dei disperati che da Swann fino al Narratore della Recherche sperimentano il male acuto e intollerabile della gelosia, con quel che segue di illazioni, congetture, ipotesi che tanto assomigliano allo strumentario di un’indagine filosofica.
Sebastian non è Proust – chi lo è? – ma un vero scrittore di certo, e meriterebbe maggior fama.
Peraltro, la fabula è lunga, c’è Nora, c’è lo sci indiziato dalla bellissima copertina, altri personaggi e svolte narrative inattese – insomma, anche una storia, molto ben costruita, e il sapore esistenzialista di un tempo lontano ma tutt’altro che afono per un lettore di oggi.
Perché le stratificazioni del desiderio, paure e sogni di barlumi di felicità appartengono alla vita in quanto tale. E questo nessuno sa dirlo meglio di un buon romanzo. Ottimo, in questo caso.
Michele Lupo
Mihail Sebastian
L’incidente
A cura di Raoul Precht
Bordeaux Edizioni
Collana Biblioteca
2024, 280 pagine
20 €