A distanza di anni dalla sua prima uscita, torna in libreria Élise o la vera vita, il libro di esordio di Claire Etcherelli. Un libro che Simone De Beauvoir definì come “una voce di donna di una precisione indimenticabile”, che è valso all’autrice il Prix Femina (1967). Tre anni dopo il libro diventò un film, presentato al Festival di Cannes nel 1970.
Quando si leggono le opere della Etcherelli non si può non comprendere quanto le sue parole nascano dalla sua vita. L’autrice usa la scrittura come mezzo per denunciare i problemi sociali, ma anche per descrivere l’esperienza personale e per dare forma a una creazione estetica con una forte impronta etica e politica.

Come accade alla protagonista del romanzo Élise o la vera vita, anche Claire cresce orfana. Figlia di un portuale fucilato durante la Seconda guerra mondiale, ha modo di frequentare un collegio cattolico a Bordeaux per poi abbandonare gli studi, sposarsi e dedicarsi alla scrittura.
Il grande cambiamento da Bordeaux a Parigi non solo caratterizza il suo romanzo ma anche la vita della scrittrice, che due anni dopo la nascita del primo figlio inizia a lavorare in una catena di montaggio della Citroën, per poi trovare impiego come operaia presso un’altra fabbrica. Solo a distanza di qualche anno, con un lavoro diverso e ritmi meno faticosi, la scrittrice riesce a occuparsi della stesura di quello che diventerà il suo primo romanzo.
Claire Etcherelli incontra grandi difficoltà nel trovare un editore disposto a pubblicare il romanzo (sarà, poi, Denoël a farlo uscire). Il riconoscimento ottenuto nel 1967 le apre la strada ai due successivi romanzi dalla marcata valenza sociale, dedicati alla violenza contro le donne (À propos de Clémence, 1971), e al racconto del proletariato sullo sfondo della guerra d’Algeria (Un arbre voyageur, 1973).
In Italia, dopo la prima edizione per Feltrinelli nel 1968, il romanzo d’esordio di Etcherelli non venne più pubblicato. Si deve a L’Orma Editore la nuova traduzione e la possibilità di una seconda rinascita del romanzo (la traduzione è di Anna Scalpelli).
Élise o la vera vita racconta la storia di Élise, modesta ragazza di Bordeaux che non desidera apparire, sfiorando appena la vita, senza voler far alcun tipo di rumore. Élise è sottomessa al fratello minore tanto irrequieto quanto ingombrante, alla nonna, all’anonimato della provincia e delle case popolari, della miseria e della guerra. «Cos’era la vera vita? Più irrequietezza? Cosa sarebbe cambiato? Come ci saremmo accorti che la vera vita cominciava?», si domanda Élise, che a un certo punto accetta il rischio di seguire il fratello a Parigi per scoprire cosa sia davvero la “vera vita” tanto sognata.
Ma la Parigi degli anni Cinquanta fa pagare caro il prezzo della decisione: «Provai il desiderio improvviso di tornare alla città che mi era familiare, alla nonna, alla nostra vita di clausura. La gente mi spaventava. La vita mi spaventava», dice a un certo punto la ragazza.
Élise, per sopravvivere, inizia a lavorare in fabbrica e scopre i ritmi serrati della catena di montaggio, scopre che cosa significhi non pensare, non si fa alcuna domanda, perché sa che non ci sarebbero risposte. Si trova a dover lavorare senza vedere più in là del suo naso. Nonostante un ambiente disumano, l’amore riesce a prendersi il suo spazio ed Élise si innamora di Arezki, operaio algerino che cerca il suo spazio nel mondo.
Il razzismo, l’eco della guerra in Algeria, la coscienza di classe e le tensioni sociali che iniziavano a diffondersi sono molto presenti nella narrazione. Élise si ritrova nel mezzo di queste tensioni, cerca di vivere anche se il lavoro è faticoso e ripetitivo, e sembra annientarla. A salvarla sono le visite in infermeria o le passeggiate notturne con Arezki, lontano dagli sguardi indiscreti che non accetterebbero tale relazione.
Etcherelli in modo molto chiaro scrive una storia di crescita, di lotta sociale e di amore. In Élise o la vera vita c’è l’amore, ma anche la consapevolezza che «il dolore mi spia, attende il momento opportuno per attaccarmi. Ma io schiverò i suoi colpi, mi difenderò con coraggio».
Claire Etcherelli ha sempre esplorato il proletariato. Per questa storia ha tratto il materiale romanzesco dalla sua esperienza in fabbrica per guadagnarsi da vivere. Lo ha fatto in un momento in cui la tensione tra il popolo francese e i lavoratori algerini era fin troppo evidente.
L’autrice rivela a «Le Monde», nel 1967, che senza il lavoro in fabbrica non avrebbe cercato di incontrare degli algerini, ma il fatto di lavorare con loro, di stargli vicino le ha permesso di conoscerli in un momento in cui pochissimi l’avevano fatto.
Tutto nel libro ruota intorno al razzismo e dei problemi con gli algerini. Nel 1947 l’autrice pensava che il razzismo fosse prerogativa di certe classi sociali, ma che in fabbrica non esistesse. Gli operai erano razzisti perché vedevano negli arabi coloro che avrebbero potuto stuprare le donne francesi. Per aver messo in luce il razzismo nella società degli anni Cinquanta e Sessanta, in particolare l’odio verso gli immigrati nordafricani, Etcherelli si ritrovò isolata nel mondo letterario francese.
Claudio Cherin
Claire Etcherelli
Élise o la vera vita
Traduzione di Anna Scalpelli
L’Orma Editore
2024, 264 pagine
19 €