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Voi siete qui: Teatro & Cinema » “Pompei. Eros e Mito”: il docufilm di Pappi Corsicato

28 Novembre 2021

“Pompei. Eros e Mito”: il docufilm di Pappi Corsicato

“L’ALIBI della domenica” è dedicato questa settimana al docufilm “Pompei. Eros e mito”.

Sarà proiettato nella sale italiane soltanto nelle date di lunedì 29, martedì 30 novembre e mercoledì primo dicembre il docufilm “Pompei. Eros e Mito” diretto da Pappi Corsicato. Come sempre di altissimo livello l’ensemble che l’ha realizzato: è prodotto, infatti, da Sky, Ballandi e Nexo Digital in collaborazione e con il contributo scientifico del Parco Archeologico di Pompei e con la partecipazione del MANN, Museo Archeologico Nazionale di Napoli. La colonna sonora originale è firmata dal compositore Remo Anzovino. L’elenco delle sale è disponibile sul sito www.nexodigital.it.

A fare da guida è stata scelta Isabella Rossellini, un’attrice che non ha bisogno di presentazioni, celebre in Italia quanto all’estero. Al suo racconto s’intrecciano poi gli interventi di alcuni storici e archeologi, a cominciare da Massimo Osanna, dal 2020 Direttore Generale dei musei del Ministero dei Beni Culturali e delle attività culturali, già Direttore Generale del Parco Archeologico di Pompei (dal 2014 fino all’anno scorso, quando appunto ha assunto il nuovo incarico). Tra gli altri menzioniamo almeno Ellen O’Gorman dell’Università di Bristol e Andrew Wallace-Hadrill.

Isabella Rossellini nel docufilm "Pompei. Eros e Mito" (foto di Daniele Cruciani)

Pompei per i giovani

Pur strutturato con un impianto piuttosto classico, il docufilm “Pompei. Eros e Mito” si differenzia dalla maggior parte dei lungometraggi sull’arte e l’archeologia, almeno da quelli che ho visto personalmente finora. Ci sono infatti originali “inserti” che intervengono a movimentare ulteriormente il ritmo della narrazione.

Sono dei mini-filmati, quasi dei videoclip. Il ricorso a modelli e attori e l’utilizzo di brani di musica contemporanea – è una mia considerazione, ma forse non lontana dal vero – rimandano a un pubblico più giovane. Forse l’obiettivo (o uno degli obiettivi) è quello di presentare Pompei, uno dei siti archeologici più famosi e visitati al mondo, a spettatori che per età e formazione culturale solitamente non si entusiasmano davanti a “due pietre”.

È comprensibile e per certi aspetti lodevole. Purtroppo, come tutte le cose nella vita, anche questa scelta ha un costo. Lo spettatore meno giovane e con qualche conoscenza sul tema a volte arriccia il naso. Per esempio davanti al Dioniso “psichedelico” (neanche Aristofane si è spinto a tanto!) o nella scena di amore violento (o solo violenza?) tra Leda e Zeus.

Leda e le altre

Questo spettatore si trova invece più a suo agio negli aspetti “classici” del docufilm. In questo come negli altri si ammirano, stando comodamente seduti in poltrona, particolari, prospettive e panoramiche altrimenti impossibili da vedere durante una visita tradizionale. Mozzafiato le vedute aeree realizzate con il drone, come quelle sull’anfiteatro.

Il semplice fatto che non ci siano altri turisti d’ingombro alla visuale vale il biglietto. Io mi sono emozionato davanti al ciclo pittorico della Villa dei Misteri, una scena enigmatica quanto poche altre nella storia dell’arte occidentale (tanto da poter essere paragonata alla Flagellazione di Piero della Francesca). Su queste scene un secolo fa ho seguito un intero corso all’università, ottenendo l’unico 29 della mia carriera scolastica (dunque non chiedetemi di essere imparziale nel ricordo…).

Essendo il tema (o il taglio) “Eros e Mito”, il racconto si concentra su alcune figure della mitologia: Leda, Arianna, Iside e Venere, a cui si aggiungono alcune personalità storiche, come la ricca Eumachia, sacerdotessa di Venere, e Poppea Sabina, amante e poi (seconda) moglie dell’imperatore Nerone. Ma compaiono anche Picasso con Cocteau e Mozart che nel “Flauto Magico” farà tesoro della visita al sito di Pompei.

Sex & the civitas

“Le leggende di Leda e delle sue figlie (Elena e Clitemnestra, nda) sono caratterizzate da lussuria, crudeltà e inganno. Sono tratti comuni negli affreschi pompeiani che testimoniano un lato oscuro di Pompei. Alcuni sono così espliciti da essere censurati ancora oggi”, racconta la Rossellini. Ma questo, secondo me, dice più della pruriginosa ipocrisia della nostra società che della sessualità dei Romani.

Ricordo a questo proposito un aneddoto raccontato dalla professoressa Eva Cantarella nel 2009 in occasione della presentazione del libro “I predatori dell’arte perduta” di Fabio Isman (Skira): l’imbarazzo dei primi scavatori a Pompei di fronte alla gran copia di oggetti fallici. Perdonatemi l’auto-citazione:

Il numero e la frequenza dei ritrovamenti aveva portato erroneamente a credere che in pratica esistessero quasi esclusivamente postriboli. La realtà era molto più semplice e insieme più interessante per lo studio della sessualità degli antichi: molti degli oggetti “osceni” appartenevano infatti a famiglie “rispettate” (esattamente come succede oggi, del resto)”.

Dunque non oggetti di culto, ma “semplici” giocattoli erotici, senza neanche l’alibi del lockdown! (Sul tema rimando anche alla segnalazione della mostra “Sexuality: Images, Myths and Meanings”).

Più avanti aggiunge la Rossellini: “In questa società piena di superstizioni e miti, i gladiatori diventano veri e propri eroi”. Ma basta sostituire calciatori con gladiatori per constatare che l’affermazione regge ancora oggi. Tra parentesi, attualmente è in corso al MANN la mostra “Gladiatori” che si potrà visitare fino al 18 aprile 2022.

Quanto poi all’osservazione “«Il sesso è potere» è un messaggio che si ritrova in tanti affreschi di Pompei”, che dire? Cosa direbbero di noi i Pompeiani osservando i cartelloni per le strade, le pubblicità sui giornali e gli spot alla TV?

Saul Stucchi

  • Isabella Rossellini fotografata da Daniele Cruciani
  • La Villa dei Misteri

Pompei. Eros e Mito

29, 30 novembre e 1° dicembre 2021

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