Solo nelle date di martedì 19 e mercoledì 20 novembre sarà nelle sale italiane (come sempre, l’elenco è consultabile sul sito nexostudios.it) il docufilm Pissarro. Il padre dell’Impressionismo, diretto da David Bickerstaff.
Come altri titoli della fortunata serie Grande Arte al Cinema, anche questa carrellata monografica sulla vita e la carriera di Pissarro trae origine da una mostra che gli è stata dedicata qualche anno fa, organizzata dal Kunstmuseum di Basilea in collaborazione con l’Ashmolean Museum di Oxford.
Quest’ultimo possiede l’archivio dell’artista, ricco di oltre ottocento lettere, numerosi disegni e una cinquantina di dipinti. Che la mostra si sia tenuta durante la pandemia (precisamente nel 2022) lo si capisce dalle mascherine indossate dai visitatori.
Il film si apre con questa citazione di Cézanne: “Abbiamo appreso tutto quel che sappiamo fare da Pissarro, fu lui il primo vero impressionista”. I capitoli in cui si articola sono tappe di un viaggio che prende avvio da Oxford e arriverà, con un giro circolare, a Londra, passando per luoghi fondamentali per la vicenda artistica e personale di Pissarro come Parigi, Rouen ed Eragny.
Viaggio d’immagini
Camille era nato nel 1830 da genitori ebrei a Charlotte Amalie sull’isola di Saint Thomas che allora faceva parte delle Isole Occidentali Danesi. Il passaporto danese gli avrebbe consentito di tirarsi fuori dalla guerra Franco-prussiana del 1870, trovando rifugio sulle rive del Tamigi.
Il rapporto con l’ebraismo (e, di sponda, quello con il cristianesimo nella sua declinazione cattolica) è uno dei temi trattati nel documentario. A punteggiare il lungo viaggio d’immagini ci sono – tra le numerose opere – gli autoritratti, come quello del 1857-8 e l’ultimo, datato al 1903, l’anno della morte, passando per quello (con tavolozza) del 1896 circa.
Il viaggio in Venezuela compiuto in gioventù fa pensare alle esperienze esotiche dei colleghi alle prese con l’Orientalismo mediterraneo. Basti soffermarsi sulla tela Tre cavalieri e cavalli che galoppano su una pianura, Venezuela del 1857-8.
Oltre alle opere – di Pissarro e dei colleghi – in questo film ci sono molte fotografie, a testimoniare quel momento in cui la nuova arte, allora agli albori, comincia a lasciare il segno.
Un’altra caratteristica è, come in precedenti titoli, la possibilità di seguire la macchina da presa in ambienti solitamente chiusi al pubblico, come l’archivio dell’Ashmolean Museum (ho scarsa esperienza di archivi nostrani, ma quella poca che ho mi basta per misurare la distanza tra i due mondi…).
Colleghi e famiglia
Pissarro viene raccontato nei rapporti con gli altri impressionisti (Monet era l’artista con cui andava più d’accordo, mentre ci furono tensioni con Degas, noto antisemita) e con i famigliari.
La moglie era sempre preoccupata per la disastrosa situazione economica. La figlia prediletta, Minette, morì ancora bambina, dopo che Camille l’aveva ritratta in un’opera che commuove per l’intensità degli sguardi (quello di lei lo vediamo, quello di lui lo intuiamo dal ritratto). Il figlio Lucien divenne un importante incisore.
E naturalmente – fondamentali per ogni artista – ci sono i rapporti con i mercanti, ovvero Paul Durand-Ruel che lo promosse per quasi tutta la carriera, fatta eccezione per una parentesi durante la quale gli subentrò Theo Van Gogh, fratello di Vincent.
Influenzato ai suoi inizi da Corot, fu lui stesso figura di riferimento per il giovane Cézanne con cui andò intessendo un solido legame. Maestro del disegno, Pissarro ebbe in vita numerosi detrattori che non gli perdonavano la scelta di rappresentare scene di vita ordinaria. Il grande successo arrivò soltanto negli ultimi anni, grazie agli originali paesaggi urbani, dipinti spesso dalla camera d’albergo che affittava appositamente.
Oltre il film
In chiusura due veloci note a margine. Sul mercante Durand-Ruel e il suo ruolo nell’affermazione degli impressionisti è in corso (fino al 5 gennaio 2025) una mostra alla Fundación MAPFRE di Madrid: ne riparleremo.
Il Kunstmuseum di Basilea ha comunicato ieri (14 novembre, ndr) di aver raggiunto un accordo con gli eredi dell’imprenditore ebreo Richard Semmel (1875-1950) costretto a vendere nel 1933 l’opera di Pissarro intitolata La Maison Rondest, l’Hermitage, Pontoise. L’opera rimarrà al museo svizzero, a fronte di una compensazione economica con gli eredi di Semmel. La tela è attualmente esposta nella collezione permanente, al primo piano dell’edificio.
Saul Stucchi