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Voi siete qui: Teatro & Cinema » Il docu-film “L’ombra di Goya” arriva nelle sale italiane

5 Marzo 2023

Il docu-film “L’ombra di Goya” arriva nelle sale italiane

Sarà proiettato nelle sale italiane soltanto nelle date di lunedì 6, martedì 7 e mercoledì 8 marzo 2023 il docu-film L’ombra di Goya scritto da Jean-Claude Carrière e Cristina Otero Roth e diretto da José Luis López-Linares. È il nuovo titolo della serie Grande Arte al Cinema, distribuita in esclusiva per l’Italia da Nexo Digital.

Cosa deve aspettarsi lo spettatore da questo lungometraggio di circa 85 minuti? Naturalmente un viaggio nella vita e nell’opera del pittore spagnolo, ma non soltanto. La sua arte, infatti, viene presentata – anzi, interpretata, potremmo dire – attraverso lo sguardo dello sceneggiatore (e regista e scrittore) francese Carrière, scomparso poco più di due anni fa. La struttura del film è una rete di connessioni e rapporti: Carrière racconta Goya ma anche l’amico di una vita Luis Buñuel, la scrittrice Nahal Tajadod ricorda il marito Carrière e il suo entusiasmo per questo progetto sul pittore aragonese…

Jean-Claude Carrière in una scena del docu-film "L'ombra di Goya"

La bussola per orientarsi in questo viaggio la fornisce lo stesso intellettuale francese all’inizio del documentario: «è sempre molto affascinante penetrare nell’intimità di un pittore, indagando ciò che ha fatto per sé e non per gli altri».

Che Carrière fosse in sintonia con Goya e provasse qualcosa di molto vicino all’immedesimazione lo svela un’altra sua frase, pronunciata nella casa di Goya a Fuendetodos, in provincia di Saragozza: «non mi sento fuori luogo». Per poi aggiungere «Goya è una fontana per tutti», a disposizione di chiunque per trovarvi consolazione, stupore o timore.

Il viaggio nell’arte di Goya è accompagnato da una colonna sonora particolarmente curata: da Boccherini (La musica notturna delle strade di Madrid) a Haydn (Le sette ultime parole di Cristo sulla croce), passando per Gunnar Madsen (Iota) e Mozart (l’arietta Un moto di gioia da Le nozze di Figaro). Ma ci sono anche i versi del poema Goya di José Mateos, tratti dalla sezione Paseo por el Museo del Prado (Passeggiata per il Museo del Prado) del suo libro Otras Canciones (Altre canzoni) del 2016, e due “incursioni”: la prima nella mostra del 2021 alla Fondazione Beyeler a Basilea (più precisamente a Riehen) e la seconda nell’esposizione immersiva #InGoya a Madrid.


Ma naturalmente protagoniste sono le opere di Goya: dipinti, disegni e incisioni. Particolare attenzione è riservata a queste ultime e molto interessante è la scena che mostra il maestro incisore Pascual Adolfo López Salueña al lavoro nel suo atelier. Vengono squadernati, è il caso di dire, gli album più celebri di Goya: il Quaderno italiano, i Capricci e I disastri della guerra.

L’immensa cultura dietro a ciascuna opera testimonia l’inesauribile curiosità dell’artista, la stessa che ha mosso Carrière e il regista Carlos Saura, scomparso il mese scorso. Saura realizzò un film su Goya (1999), mentre non si concretizzò la sceneggiatura che Buñuel aveva scritto sull’artista.

La frase più bella del docu-film è anche quella che riassume al meglio lo spirito con cui è stato realizzato e che ha animato le persone coinvolte. La pronuncia Carrière mentre viaggia in treno per la meseta spagnola: «Siamo fortunati a vivere su un pianeta interessante».

Jean-Claude Carrière davanti alla "Maja desnuda" di Goya, dal docu-film "L'ombra di Goya".

C’è ancora molto altro, che lascio scoprire agli spettatori. Non posso però non menzionare almeno le inquietanti Pinturas negras, le due conturbanti Maya (desnuda e vestida), i ritratti della duchessa di Alba e della marchesa de La Solana, quelli della corte spagnola (non compare invece il duca di Wellington, protagonista del bel film di Roger Michell), l’iconico 3 maggio 1808 e l’altrettanto celeberrima acquaforte El sueño de la razón produce monstruos.

A questo proposito non sfuggirà che mentre la voce narrante dice «il sogno della ragione produce mostri», la scritta in sovrimpressione recita «il sonno della ragione genera mostri», a riprova della polisemia e dell’ambiguità del termine sueño in spagnolo, traducibile in italiano tanto con sogno che con sonno.

Detto questo non resta che constatare che a quasi duecento anni dalla sua morte (1828), tutti noi viviamo ancora all’ombra di Goya.

Saul Stucchi

L’ombra di Goya

6, 7 e 8 marzo 2023

L’elenco delle sale è consultabile sul sito www.nexodigital.it

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