Qualche anno fa, parlavo di un gioiellino probabilmente sfuggito ai più: Delicatessen. I due registi (Jeunet e Caro) hanno poi avuto i loro momenti di gloria e la stessa fortuna auguro al buon Jaco Van Dormael. Perché, anche se di genere (se questa parola significa ancora qualcosa nel cinema) differente, Dio esiste e vive a Bruxelles (2015) merita – a mio modesto parere – di essere rivalutato e apprezzato per quanto di nuovo ha portato nella settima arte.
Personalmente ho apprezzato la fantasia e l’ironia che traboccano dalla pellicola. Per spiegare cosa intendo, faccio un piccolo spoiler: Dio è molto diverso da quello che si immagina in qualunque religione: è meschino, irascibile, bugiardo e dispotico; si diverte a esercitare il suo cinismo sui poveri mortali e così via.
La storia del “nuovissimo testamento” (traduzione del titolo francese) parte da queste premesse e si protrae per vari capitoli, in cui la protagonista diventa Ea (la seconda figlia di Dio) alla ricerca di otto nuovi apostoli.
“Legge 2128: la fila di fianco avanza sempre più veloce della tua” (Dio)
“Legge 2129: quando un corpo si immerge nella vasca da bagno, il telefono squilla” (Dio)
Non c’è alcun intento offensivo o blasfemo nei confronti della religione. Invece, la vera motivazione alla base di Dio esiste e vive a Bruxelles è quella di farci riflettere sulla condizione umana. Al di là delle trovate e delle invenzioni (che abbondano), Van Dormael vuole che gli spettatori capiscano quanto è importante vivere il tempo presente.
“Se un giorno trovi la donna della tua vita, sta pur certo che non passerai la tua vita insieme a lei!” (Dio)
La pellicola mescola sapientemente dramma e comico, senza però insistere troppo a lungo sull’uno o sull’altro. Dal punto di vista tecnico, il regista belga riesce a gestire bene la storia, passando da inquadrature classiche alla steadycam; anche i virtuosismi vengono inseriti poco alla volta, così da non risultare fastidiosi e, tralasciando la recitazione e la fotografia (Christophe Beaucarne), pur notevoli, è necessario spendere due parole sulla musica. C’è un ottimo connubio tra pezzi classici (necessari per seguire la vicenda) e la colonna sonora composta da An Pierlé, semplice, lieve e delicata.
“Venerdì, io e Luis avevamo deciso che i giorni, anziché chiamarsi lunedì e martedì e mercoledì, si sarebbero chiamati gennaio, febbraio, marzo… dopo una settimana, vivevamo insieme da sette mesi” (Ea)
Dio esiste e vive a Bruxelles si muove tra il grottesco, l’onirico, il surreale, condito da leggerezza, malinconia e dolente realismo.
Ma proprio questa leggerezza o superficialità è l’accusa più pesante che è stata mossa al film. Molti critici ritengono che il regista non abbia avuto il coraggio di andare a fondo nelle sue riflessioni. Basti per tutte l’esempio di Luis Buñuel che su questi temi affondava il coltello senza nessuna pietà.
C’è un ultimo aspetto che mi piace ricordare: la visione della donna nel film. Riporto le parole di Van Dormael, a un incontro con la stampa.
Io e il co-sceneggiatore Thomas Grunzig volevamo creare una storia religiosa un po’ surrealista, con dei ruoli femminili molto importanti, dato che nei vari testamenti le donne non sono quasi mai presenti. Non abbiamo voluto parlare di religione ma di meccanismi di potere, della società, della famiglia.”
Dio esiste e vive a Bruxelles viene presentato in anteprima al festival di Cannes 2015 durante la Quinzaine des Réalisateurs, ove ottiene un grande successo di pubblico e di critica. In seguito, oltre a raggiungere ottimi incassi al botteghino, vince anche diversi premi e viene candidato in molte manifestazioni cinematografiche.
Poche parole su Jaco Van Dormael. Nasce a Bruxelles nel 1957 e in tanti anni di carriera ha firmato come regista solo altri tre lungometraggi: Toto le héroes (1991), L’ottavo giorno (1996) e Mr Nobody (2001).
“In genere io preferisco i film che pongono domande a quelli che danno delle risposte consolatorie” (Jaco Van Dormael)
Degno di nota è il fatto che nei suoi lavori si interessi alle persone con disabilità mentali o fisiche: “hanno talento e amore per la vita, un aspetto che a noi spesso manca”.
Note e osservazioni
Come ho messo in evidenza per molti altri registi, anche Jaco Van Dormael fa una comparsata nel suo film. Anche piuttosto divertente: è l’uomo che viene investito da un autobus, dopo aver ricevuto un messaggio in cui gli si diceva di avere pochi secondi da vivere.
C’è una scena nella pellicola nella quale una madre cerca di uccidere suo figlio George, che ha la sindrome di Down. Si tratta di un riferimento al film L’ottavo giorno (1996), in cui il personaggio principale George, ha la sindrome di Down.
Molte delle “massime” di Dio, a svantaggio degli uomini, sono spesso già conosciute come Leggi di Murphy.
L S D
Dio esiste e vive a Bruxelles
- Regia: Jaco Van Dormael
- Sceneggiatura: Thomas Gunzig, Jaco Van Dormael
- Interpreti: Benoît Poelvoorde, Catherine Deneuve, Pili Groyne, Yolande Moreau, François Damiens, Laura Verlinden, Serge Larivière