“L’ALIBI della domenica” è dedicato questa settimana a un bel libro di Grant Snider.
Più che letto, “Dimmi cosa leggi e ti dirò chi sei” di Grant Snider va centellinato. Io me lo sono gustato nell’edizione originale, intitolata “I will judge you by your bookshelf”, pubblicata da Abrams ComicArts, mentre la versione italiana è edita da Feltrinelli nella collana “Comics” con la traduzione di Boris Battaglia.
Nella traduzione del titolo purtroppo si perde uno degli elementi principali del libro, ovvero la libreria, lo scaffale che inevitabilmente si declina e moltiplica al plurale nella casa di chi ama i libri.

Rivedo ancora, con un pizzico di nostalgia, il primo ripiano su cui si è formata – decenni fa – la mia biblioteca, quando un nuovo volume veniva ad affiancarsi ai pochi compagni che c’erano soltanto dopo un lungo lasso di tempo. Ma in quell’istantanea è immortalato anche il mio peccato originale da lettore. L’avete commesso anche voi? Anche voi avete rimandato a un domani che forse non verrà mai la lettura dei libri comprati ormai tanti anni fa?
Fame di libri
Se i libri sono i protagonisti assoluti di “Dimmi cosa leggi e ti dirò chi sei” (insieme ai lettori, ovviamente), ripiani e scaffali vi hanno un ruolo fondamentale, con biblioteche, sale di lettura, locali pubblici… E poi sedie, poltrone, scrivanie, ma anche il letto, la vasca da bagno e le panchine dei parchi, senza dimenticare la fedele tazza di caffè. Sono i luoghi dove ci dedichiamo al piacere solitario per eccellenza, quello della lettura.
A ben guardare, infatti, gli altri piaceri solitari risultano molto più interessanti e, appunto, piacevoli se vissuti in compagnia. Volete paragonare il godimento di un calice di vino da soli rispetto a quello di uno in dolce compagnia?

Le tavole di Snider grondano ironia da ogni vignetta, fin dalla prima in cui confessa di sentire una vocina interiore sussurragli, anzi urlargli, ogni volta che passa davanti a una libreria o biblioteca o bottega di libri usati…: “hai bisogno di più libri!”. È lo stesso problema che abbiamo tutti noi amanti dei libri: ce ne servono altri, non importa se nuovi, usati, vecchi o antichi.
Quelli che già abbiamo non ci bastano mai! Né mai ci basteranno, anche quando raggiungeremo – un po’ sconsolati – la consapevolezza che avremo il tempo per leggerli tutti. Neanche allora smetteremo di comprare e accumulare. E notate un’altra finezza ironica in quella stessa tavola: il senzatetto “hobo” sdraiato sulla panchina mentre legge è identico allo scrittore “novelist”!
In una delle prime tavole Snider racconta la sua abitudine di scrutare i ripiani delle librerie quando va a casa degli altri. I libri dicono molto di chi li possiede. Io ho la stessa curiosità, esplosa in questo anno di incontri, colloqui e chiacchierate da remoto su piattaforme come Zoom, Meet e Teams.
Appena vedo una libreria alle spalle di un interlocutore, smetto di ascoltarlo e mi concentro sui suoi libri. È così, per esempio, che ho scoperto di condividere con Roberto Cotroneo – scrittore, giornalista ed editor di Neri Pozza – la passione per le opere di Peter Hopkirk. Ho riconosciuto alle sue spalle le coste dei tre volumi pubblicati da Adelphi, vicini tra loro proprio come nella mia libreria.
Snider a casa mia
Se un giorno avessi il piacere di ospitare a casa mia Grant Snider (hey, Grant: you are welcome here any time!), che cosa gli direbbe la mia biblioteca? Prima di tutto che sono maniacale nella disposizione dei libri, per cui la collana vince sul soggetto, anche se non è una regola ferrea.
Scoprirebbe alcuni dei miei interessi e i rapporti che si intrecciano tra loro, per esempio l’antico Egitto, Napoleone e Thomas Mann. Noterebbe che la costa di molti volumi è rovinata dal sole, effetto della scelta di eliminare le tende dalle finestre.

Ma lui stesso chiede di non essere giudicato, qualora ci invitasse a casa sua, e si disegna nell’atto di interporsi tra gli ospiti e la sua libreria. Anche lui, dunque, prova pudore nel mostrare i propri libri perché sa bene che raccontano molto di lui, anche se non parlano. E se non disegna la sua biblioteca, le dedica però una tavola che in dodici riquadri in qualche modo rappresenta il suo universo di lettore.
L’amore per i libri
Di sicuro testi e disegni – ogni pagina è impaginata in modo diverso dalle altre! – rivelano una profonda conoscenza dei libri e della loro vita come oggetti fisici, usati e abusati, e poi della lettura e un ancor più profondo amore. L’autore indaga e squaderna i dubbi, le domande e le esitazioni in cui si imbatte ciascun lettore.
Per esempio l’eterno dibattito filosofico sulla necessità o meno di finire un libro iniziato. Sullo scaffale dei libri piantati lì compaiono, tra gli altri, l’“Ulisse” di Joyce e “Lamento di Portnoy” di Philip Roth”. Ma ci sono anche le sfide e gli obiettivi di lettura, promesse in cui ingenuamente ci impegniamo all’inizio di ogni anno nuovo, fingendo di dimenticarci gli insuccessi accumulati.

E poi c’è il blocco dello scrittore, descritto in una tavola magnifica in cui è un piacere perdersi. È stata proprio questa situazione di paralisi che mi ha fatto scoprire Snider, l’anno scorso, sulle pagine del New York Times. All’epoca gli scrissi una e-mail, a cui lui gentilmente rispose (vi rimando all’editoriale del 12 luglio 2020 “Quando ci ferma il «blocco della pagina bianca»…”).
Spesso perdo tempo nel “procrastination patio”, il luogo più confortevole e protetto del ritiro di chi scrive. Al blocco dello scrittore fa da contraltare il blocco del lettore, altrettanto imbarazzante e paralizzante. Nel mio caso è l’ultimo dei quindici raffigurati in quella bella tavola il rischio più pericoloso…
Emergono, qua e là, indizi sui suoi gusti e disgusti personali. Stephen King è forse il suo autore preferito? Spesso gioca con i classici: “Il Signore delle Mosche” di Golding, per esempio, fa capolino in diverse occasioni, così come “La fattoria degli animali” di Orwell. Nella tavola sulla fiera del libro non vi sfugga il particolare dei maiali su due zampe!
“Giraffe a Dubai” che compare due volte, invece, pare sia frutto della sua fantasia. D’altra parte realtà e magia si mescolano e si confondono in tutto il libro, sono anzi una sua caratteristica. “I confuse fiction with reality”, ammette lo stesso autore.
In un’altra tavola trovate il Piccolo Principe (non il libro: proprio lui, le Petit Prince!) seduto in cima a una libreria. Tutte le tavole sono da guardare con calma, da godere in ogni singolo dettaglio (delizioso l’angolino dedicato alle reazioni della critica nella tavola sulle montagne russe di una storia).
A letto con i libri
Dicevo all’inizio che in molte tavole compare l’abbinata libro – letto: un grande classico. Un paio di settimane fa ha ceduto una delle quattro gambe del mio letto che in un istante si è piegato per schiantarsi sul pavimento, con un grande rumore. Si era troncata la vite d’acciaio che univa la gamba al telaio.
Fossi stato Odisseo, avrei escogitato una soluzione per riparare il danno (i lettori di “Un’Odissea. Un padre, un figlio e un’epopea” di Daniel Mendelsohn capiranno il doppio riferimento al letto meglio di tutti gli altri…).

Io non ho trovato modo più pratico che appoggiare il telaio del letto su una pila di libri, in attesa di aggiustare la gamba, dopo aver estratto la vite spezzata. Per la bisogna ho utilizzato i libri della scuola del mio figliolo, ovvero di quella che ha lasciato da poco per passare a un’altra a lui più congeniale.
Soltanto al momento di scattare la fotografia per questo editoriale ho scoperto quale fosse il libro in cima alla pila, il grande classico su cui ha poggiato per una settimana il mio letto matrimoniale.
Se poi qualcuno di voi volesse chiedermi come è potuto succedere che si spezzasse una vite d’acciaio nella gamba del letto, risponderei con i versi di un poeta degli anni Ottanta: “There’s more to life than books, you know, but not much more”.
Saul Stucchi
- Grant Snider
I will judge you by your bookshelf
Abrams ComicArts
2020, 128 pagine
16,99 $ - Grant Snider
Dimmi cosa leggi e ti dirò chi sei
Feltrinelli
Traduzione di Boris Battaglia
2020, 128 pagine
20 €
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