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Voi siete qui: Teatro & Cinema » Anna Della Rosa “Cleopatràs” tra Mina e la Callas

18 Ottobre 2021

Anna Della Rosa “Cleopatràs” tra Mina e la Callas

Dopo quelle interpretate da Arianna Scommegna e da Marta Ossoli, ho visto sabato scorso la mia terza “Cleopatràs” al Triennale Milano Teatro. A interpretarla Anna Della Rosa. Essendo antipatici i confronti, non farò qui riferimenti ai precedenti allestimenti da me visti e per i quali rimando alle rispettive recensioni: “Dieci minuti di applausi per Arianna Scommegna in Cleopatràs” e “La Cleopatràs di Mino Manni è un ‘Addio, monti’ a luci rosse”.

Anna Della Rosa in "Cleopatràs" di Giovanni Testori. Foto di Tommaso Le Pera

Posso invece dire tranquillamente che l’allestimento diretto da Valter Malosti mi è piaciuto tantissimo. Dietro la mascherina d’ordinanza ho tenuto la bocca aperta dalla meraviglia per tutta la durata del monologo. Diamo a Testori quel che è di Testori, in primis. La sua lingua sorprende e ammalia, ogni volta che la si legge o la si ascolta, come se fosse la prima.

Cleopatràs Callàs

E poi c’è lei, Anna Della Rosa, magnifica. Grazie alla sua bravura – anche nei movimenti curati da Marco Angelilli – fa di Cleopatràs una diva tutt’altro che casta, dalle mosse di soubrette danzatrice che l’avvicinano a Erodiade (Erodiàs, il secondo dei tre “Lai” che si chiudono con “Mater Strangosciàs”).

Nella mano sinistra tiene un microfono che non abbandonerà mai. In testa una cofana alla Pisanello che fa tanto Mina. Ma è soprattutto la Callas (o Callàs, se mi concedete la battuta) il riferimento principale e costante. “Reina” sul viale del tramonto, prossima ormai alla “ruina”, non si risparmia fino all’ultimo fiato.

È sol d’amor
il canto mio di me;
amor de tutti i amati,
amor de tutti i grandi
ciavati, ciavanti
e ciavatori.

Anna Della Rosa in "Cleopatràs" di Testori

Anna è perfetta. Non salta né sbaglia una battuta di un testo che non ha una singola parola fuori posto. Modula i toni con sapienza, sottolinea o evoca, nei passaggi, la profonda e amara ironia testoriana che abbraccia tutto: vita e morte, amore ed eros, le “onde segrinate” e “le fabbriche grandi / e l’altre più mediane / e piscinine”.

Muto ma a suo modo loquace il garzoncello interpretato da Aron Tewelde.

Egitto, Lombardia

Ieri pomeriggio (domenica 17 ottobre, ndr) sono tornato alla Triennale per assistere all’incontro “Egitto, Lombardia” al termine della terza e ultima replica dello spettacolo. Era il primo appuntamento del “Public Program” di Triennale Milano Teatro, il “palinsesto parallelo di attività complementari gratuite” a corredo degli spettacoli in cartellone.

Con il regista e l’attrice erano sul palco il critico d’arte Giovanni Agosti e il presidente dell’Associazione Giovanni Testori, il giornalista Giuseppe Frangi. Quest’ultimo ha esordito anticipando che l’Associazione è al lavoro per approntare una nuova edizione, più corretta, del testo dei tre “Lai”, usciti da Longanesi poco dopo la morte di Testori. Ha poi ricordato la genesi dello spettacolo, “germinato” due anni fa a casa di Agosti, e il primo allestimento di “Cleopatràs” (1996), interpretato da Sandro Lombardi.

Valter Malosti, Giuseppe Frangi, Anna Della Rosa e Giovanni Agosti all'incontro "Egitto, Lombardia" al Triennale Milano Teatro

Agosti ha definito la “Cleopatràs” di Malosti uno spettacolo fuori dal comune, non soltanto per la sbalorditiva interpretazione di Anna Della Rosa. Malosti è andato per la sua strada in piena autonomia, realizzando un lavoro di grande maturità. Dopo la quaresima di spettacoli con attori al leggio e presentazioni in PowerPoint – ha aggiunto – è un piacere assistere a una rappresentazione che fa della fisicità, dell’aspetto architettonico uno dei suo punti di forza. Non posso che concordare con Agosti. Le scene e le luci di Nicolas Bovey sono perfette.

Secondo il critico d’arte il testo fornisce numerose “esche” tanto al regista, quanto all’interprete. Agosti ha poi parlato della “callasizzazione” di “Cleopatràs”, da Wanda Osiris alla Callas.

Da parte sua Malosti ha ricordato il grande lavoro filologico sul testo, insieme a Nicolò Rossi. Ha riconosciuto i riferimenti al mondo dell’opera e della musica “leggera”. Solo di recente ha scoperto quanto “Cleopatràs” sia una “grandissima riscrittura” della tragedia scespiriana, tanto che alla Cleopatràs di Testori si addice il verso dell’Antonio di Shakespeare: “un amore misurabile è un amore miserabile”.

Nel suo breve intervento Anna Della Rosa ha parlato dell’incantamento dato dal ritmo, dalla pastosità delle parole. Stando dentro allo “spartito” del testo, rispettandolo, gli si permette di parlare da sé. È fatto di parole magiche che aprono le porte dell’anima. Fare Testori, ha detto, è un grande godimento, oltre che una grande difficoltà.

L’incontro si è chiuso con Agosti che ha richiamato il romanzo di Mario Mieli “Il risveglio dei faraoni” (1994): è a quel libro e al rapporto tra Spagna e Lombardia sottolineato da Gadda che il titolo “Egitto, Lombardia” voleva alludere.

Chi scrive queste righe “in critical funzione” non vede l’ora di ritrovare Testori a teatro.

Saul Stucchi
Foto di Tommaso Le Pera
La foto dell’incontro è di Saul Stucchi

Cleopatràs

di Giovanni Testori
uno spettacolo di Valter Malosti
con Anna Della Rosa
e con Aron Tewelde
progetto sonoro Gup Alcaro
scene e luci Nicolas Boveya
costumi Gianluca Sbicca
cura del movimento Marco Angelilli

Informazioni sullo spettacolo

Dove

Triennale Milano Teatro
Viale Alemagna 6, Milano

Quando

Dal 15 al 17 ottobre 2021

Orari e prezzi

Orari: venerdì e sabato 19.30
domenica 16.00
Durata: 70 minuti senza intervallo
Biglietti: intero 22 €; ridotti 16/11 €

Maggiori informazioni

Sito web ufficiale:

https://triennale.org

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