Per usare un’immagine cara al cardinal Gianfranco Ravasi, questo suo nuovo volume, Ero un blasfemo, un persecutore e un violento. Biografia di Paolo, va ad affiancarsi al precedente Biografia di Gesù a formare un dittico. Entrambi i pannelli sono pubblicati da Raffaello Cortina Editore nella collana Scienza e Idee fondata da Giulio Giorello.
L’introduzione si apre su una riscrittura, quella del film di Pasolini su Paolo che mai venne realizzato, mentre la conclusione si chiude su “l’unica partitura musicale, che merita di essere citata”, ovvero l’oratorio Paulus di Felix Mendelssohn-Bartholdy. Tra i due estremi la biografia dell’Apostolo delle Genti si articola in otto capitoli. Sono altrettante tappe di un viaggio insieme geografico e storico sui passi di Paolo e all’interno del suo epistolario.
Che la sua sia stata una grande avventura Ravasi lo dice nelle prime pagine:
Come sperimenterà chi ci accompagnerà lungo i sentieri d’altura della sua riflessione, i passi di Paolo dalla rocca della Gerusalemme giudaica si avvieranno lungo le strade imperiali romane, saliranno sulle navi del Mediterraneo e giungeranno in varie metropoli del mondo di allora, per approdare fino alla capitale Roma e forse in Spagna. Sarà, quindi, una grande avventura, soprattutto teologica”.
La mappa
Di quell’avventura teologica l’Autore disegna la mappa. Per ovvie ragioni di spazio non può essere dettagliata come l’originale che deve rappresentare (non siamo in un racconto di Borges!), tuttavia è sufficientemente precisa per fornire al lettore le caratteristiche del mondo paolino.
È un mondo che incrocia, ingloba e supera le tre dimensioni culturali di cui Paolo era figlio, ebreo osservante, cittadino romano, imbevuto di paideia greca e cosmopolita (così come cosmopolita sarà il suo Cristianesimo). Se è impossibile dire cosa sarebbe stato il Cristianesimo senza di lui, Ravasi in questo lavoro spiega bene cosa è diventata la nuova religione con lui.
Lo fa attraverso un’attenta analisi del vocabolario dell’Apostolo, partendo dai dati statistici su quanto ha scritto: il corpus paolino “totalizza 32.303 parole greche (salvo alcune varianti) sulle 138.020 dell’intero Nuovo Testamento e rispetto alle 64.327 dei Vangeli”. Per gli studiosi le tredici epistole che lo compongono sono in parte di sua mano (sette, a cominciare dalla Prima Lettera ai Corinzi) e in parte (le restanti sei, tra cui le “lettere pastorali” a Timoteo e Tito) di mani diverse ma riconducibili alla “unicità di un magistero straordinario”.
Merita di essere citata la notazione sul greco di Paolo:
Egli usa il greco in modo creativo, forgiandolo con grande libertà, come fosse un ferro incandescente: conosce le risorse retoriche di quella lingua, la rielabora con inventiva attribuendo accezioni inedite a vocaboli come sárx, “carne”, pnéuma, “spirito”, hamartía, “peccato”, dikaiosyne, “giustizia”, sotería, “salvezza”, eleuthería, “libertà”, agápe, “amore”, e non esitando a creare verbi rinforzati da una o più preposizioni (soprattutto syn-, “con”, per indicare la “simbiosi” del fedele con Cristo)”.
È interessante notare che nessuno dei termini qui sopra menzionati sia presente ne Il lessico dei Greci. Una civiltà in 30 parole che lo stesso editore Cortina ha appena mandato in libreria per la firma di Giulio Guidorizzi. Eppure il vocabolario di Paolo è quello di un greco del suo tempo, anche se lo stile è tutto suo, personalissimo.
Con Paolo
Paolo amava le metafore sportive, mentre il cardinal Ravasi ricorre in più luoghi di queste pagine all’immagine del fiume e della navigazione per evocare lo studio dell’opera paolina e il suo (dell’Autore) lavoro di presentazione.
Ci accompagna in questo viaggio con acribia e non senza ironia (in una pagina accosta la Costituzione sovietica del 1918 a una celebre canzone di Adriano Celentano), ricorrendo a un certo understatement brianzolo quando parla della creazione della Fondazione “Cortile dei Gentili” senza menzionare il proprio ruolo in quell’impresa.
Questa biografia di Paolo è un viaggio intenso da Gerusalemme ad Atene, da Filippi a Roma (questa estate ho visitato il sito archeologico della località che vide la disfatta dei Cesaricidi e conserva qualche pietra di quello che è ritenuto il carcere in cui fu rinchiuso l’Apostolo) e Ravasi non nasconde la complessità dell’itinerario. “Durante il nostro cammino, necessariamente complesso data la personalità multiforme dell’Apostolo, abbiamo spesso innestato rimandi a sentieri esterni” (tra cui, per esempio, la Prima Lettera ai Corinzi tradotta da Giovanni Testori).
Tra successi e momenti di tensione (l’Autore si sofferma sulle lacerazioni che dividevano la Chiesa delle origini), sfide teologiche e organizzative, confronti dialettici con le sue tre identità – o meglio, con le tre componenti della sua identità – Paolo ha trascorso in viaggio buona parte della sua vita dopo la “caduta” sulla via di Damasco. Grazie al cardinal Ravasi possiamo rivivere con maggior consapevolezza un po’ delle gioie e delle tribolazioni di quell’avventura.
Saul Stucchi
Gianfranco Ravasi
Ero un blasfemo, un persecutore e un violento
Biografia di Paolo
Raffaello Cortina Editore
Collana Scienza e idee
2024, 208 pagine
19 €