La cattiva notizia è che da oggi, lunedì 1° marzo 2021, il Museo Egizio di Torino è di nuovo chiuso al pubblico. Il Piemonte, infatti, è tra le regioni tornate in zona arancione, status che implica la chiusura dei musei, tra le altre disposizioni per il contenimento del Covid-19.
Per fortuna c’è anche una buona notizia che almeno in parte controbilancia quella cattiva: è ora disponibile un Virtual Tour che consente di visitare da remoto le sale dedicate al villaggio operaio di Deir el Medina e alla tomba di Kha. Vi si accede – gratuitamente! – dalla homepage del sito del Museo Egizio, selezionando “Scopri il museo” nel menu di navigazione.

A quel punto compare una schermata con la presentazione dei comandi a disposizione dell’utente / visitatore. Le icone sono sufficientemente chiare e comunque ciascuna funzione è accompagnata da una sintetica spiegazione. Si può consultare la planimetria delle sale, disattivare o riattivare l’audio, gestire lo zoom per la visualizzazione delle immagini, accedere alla guida o tornare al punto di partenza dell’itinerario.
Navigare per le sale
Venerdì scorso l’hanno presentato alla stampa – in videoconferenza – il Direttore del Museo Egizio Christian Greco e Federico Taverni e Nicola Dell’Aquila del Collection Management. La navigazione è davvero semplicissima. Il pallino blu accanto a una teca indica il punto di stazionamento, mentre la stellina rappresenta un “hot spot”.
Grazie al Virtual Tour il visitatore può fruire dei contenuti multimediali realizzati in precedenza o appositamente per questo progetto. Può ammirare, per esempio, il modello tridimensionale di una statua realizzato in fotogrammetria o attivare il collegamento con la piattaforma TPOP ovvero “Turin Papyrus Online Platform” per la consultazione dei papiri, come il “Papiro delle Miniere”.
È “una delle più antiche mappe geografiche conosciute. Fu acquistato da Bernardino Drovetti in Egitto tra il 1814 e il 1821 e venduto nel 1824 a Carlo Felice, re di Sardegna e Piemonte, assieme a un’ampia collezione di oggetti. Il papiro proviene dall’antico villaggio di Deir el-Medina e il suo proprietario era, con ogni probabilità, lo scriba Amunnakth, figlio di Ipuy, giacché la sua mano è riconoscibile nella maggior parti dei testi”, recita la descrizione generale del reperto.
I video realizzati per questo progetto sono tutti sottotitolati e quindi fruibili in varie lingue. Ci sono poi, naturalmente, le gallerie fotografiche.
Museo integrato
Il Direttore Greco ha voluto sottolineare l’importanza del progetto che va a rinforzare l’identità integrata del Museo, di cui la visita virtuale rappresenta la seconda gamba rispetto a quella fisica. Come le altre iniziative, anche questa serve a stimolare la curiosità perché l’utente da remoto diventi o torni a essere visitatore per le sale di Torino. Il progetto è iniziato a marzo e ha richiesto quasi un anno di lavoro davvero meticoloso.
Molteplici sono gli utilizzi del Virtual Tour che consente cosa non permesse nella tradizionale visita, come penetrare nella cappella di Maia per ammirare da vicino le pitture. Si tratta di un “contenitore” versatile in cui vengono convogliati contenuti di varia provenienza (come le mostre temporanee) e natura: video (come quello di Enrico Ferraris introduttivo alla sala della Tomba di Kha), immagini e collegamenti agli archivi digitale e storico. Basta passare il mouse su un oggetto per conoscerne la storia.

Attraverso la chat ho chiesto se sia possibile leggere le didascalie presenti nelle teche. Il Virtual Tour non consente di zoomare sulle didascalie in sala, tuttavia sono disponibili degli approfondimenti per i pezzi più importanti delle collezioni. La funzione dello zoom è fondamentale per apprezzare i dettagli più piccoli dei papiri e risulta quindi molto utile per la didattica perché consente di vedere il ductus della scrittura e la variazione dei segni. Nuovi strumenti di formazione per gli studenti che possono così rimanere sempre in contatto diretto con i risultati della ricerca.
Sembra un paradosso ma non lo è: nel Virtual Tour da remoto si possono scorgere particolari che nella visita fisica rimangono preclusi alla vista, come i geroglifici sui bastoni dello scriba regale Kha.
Il Museo del futuro
Quello del Virtual Tour è un progetto lungimirante, ha proseguito il Direttore. Anticipa in qualche modo il Museo Egizio del futuro, capace di ricontestualizzare l’oggetto nel suo paesaggio di provenienza, mettere insieme i “disiecta membra” e spiegare in maniera approfondita i dettagli dei reperti. Tutto questo è possibile farlo soltanto in modalità integrata: Museo fisico in abbinamento con gli strumenti messi a disposizione dalla tecnologia.
“Quanti di voi hanno avuto la possibilità di viaggiare in un sarcofago, di soffermarsi su ogni singola scena, di vedere la ricchezza iconografica e documentaria…” ha chiesto il Direttore, raccontando questo progetto che gli sta evidentemente molto a cuore. “In un sarcofago, per fortuna mai”, ho risposto nella chat. Greco ha sorriso e si è lanciato in un approfondimento sulla valenza del sarcofago nell’antico Egitto.
“È il luogo della rigenerazione. Viene chiamato anche uovo e casa per l’eternità. È il posto in cui il defunto viene trasformato. Ci sono due parole fondamentali. La prima è «khat» e indica il cadavere, ma dopo la trasformazione il corpo diventava «tut» ovvero immagine trasfigurata per l’inizio di un nuovo percorso. I testi che corrono lungo un sarcofago – si parla addirittura di archetitettonizzazione del sarcofago – sono gli elementi fondamentali che in realtà non parlano di morte, ma di vita. Io penso che questo Virtual Tour permetterà di sottolineare di nuovo questo elemento: gli Egiziani erano innamorati della vita e facevano di tutto per prolungarla in eterno. Il sarcofago è un oggetto meraviglioso che permette al defunto di vivere per sempre, come dicevano loro, «dotato di vita come il dio Sole per sempre»”.
Ma la prosecuzione di questo progetto richiederà tempo e risorse, da qui la speranza di ricevere i necessari finanziamenti con il Recovery Fund. Il Direttore ha ricordato di ribadire spesso, insieme a Evelina Christillin, presidente del Museo Egizio, il ruolo svolto dal Museo come servizio essenziale per il pubblico.
Ha menzionato l’Articolo 9 della Costituzione (“La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”) per sottolineare l’importanza della missione del Museo Egizio. Il suo valore aggiunto nella società gli deriva dall’essere ente di ricerca e di formazione, fondamentale per tutta la collettività.
Il Direttore Greco ha chiuso la presentazione alla stampa rinnovando la speranza che si tenga conto l’importanza dei musei nel progetto per la ripartenza del Paese, rendendoli sempre più osmotici con le università e i centri di ricerca.
Intanto noi facciamo una visita virtuale al Museo Egizio di Torino.
Saul Stucchi
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