Il 31 maggio 2018 il direttore di ALIBI Online, Saul Stucchi, inaugurava “EGITTI”, un blog dedicato all’antico Egitto. A due anni di distanza il blog viene incorporato in ALIBI Online: nella categoria “Egitto” adesso trovate tutti gli articoli precedentemente pubblicati su “Egitti”. Quello che segue è l’articolo di presentazione del blog.
Ecco a voi “Egitti” un nuovo blog sull’antico Egitto. “Ce n’era bisogno?” vi domanderete. La mia risposta personale è ovviamente sì, altrimenti non mi lancerei in questa avventura, consapevole – grazie a una lunga esperienza maturata con altri progetti – della difficoltà di alimentare con costanza e dedizione un sito, per quanto modesto e informale.

I visitatori, se e quando approderanno a queste pagine, daranno ciascuno la propria risposta, riconoscendo o meno apprezzamento a quanto vi leggeranno. A cominciare da voi che state leggendo queste righe.
Ma perché chiamarlo “Egitti”? Perché l’antico Egitto ha una storia così lunga, variegata e diversificata che si può comprendere soltanto declinandola al plurale. Pur con elementi di innegabile continuità – una delle caratteristiche costitutive e più facilmente riconoscibili dell’identità egizia – la storia dell’antico Egitto ha vissuto fasi ben distinte: l’epoca predinastica, quella faraonica con la canonica suddivisione in Antico Regno, Medio Regno e Nuovo Regno, l’età ellenistica e quella romana e poi quella bizantina che ha preceduto l’arrivo degli Arabi.
Alla pluralità di epoche si affianca e s’interseca quella geografica: l’Alto e il Basso Egitto, il deserto e le rive bagnate dal Nilo, il delta e le oasi, i tanti nomi in cui era suddiviso…
L’affollato pantheon egizio è un’altra caratteristica distintiva della sua civiltà, un altro aspetto della sua vita (in questo caso spirituale) declinato al plurale: da Iside e Osiride, a Thot e Anubi, da Abeshimiduat a Ueneg, passando per Ra e Sobek, Maat e Horus fino a Serapide, creato a “tavolino” dai sovrani Tolemei.

E poi ci sono l’Egitto storico e quello riscoperto millenni dopo dai protagonisti dell’egittologia e dai contagiati dall’egittomania (antica quasi quanto lo stesso Egitto), l’Egitto degli scrittori e quello degli artisti…
A tutti questi Egitti si aggiunge il mio, anzi: si aggiungono i miei. Anche in questo caso il plurale vince sul singolare. E non soltanto perché (finora) ho compiuto due viaggi nel paese “dono del Nilo”, il primo seguendo l’asse verticale del fiume, il secondo quello orizzontale dalla frontiera con la Libia (dove ho trascorso la maggior parte del viaggio di nozze con mia moglie) fino al Cairo, passando per Alessandria.
Ma anche perché fin da che ho ricordi legati all’Egitto, al paese dei faraoni si affianca la lunga e sempre più appassionante pagina dell’egittologia: galeotto fu l’interesse per la scoperta della tomba di Tutankhamon.
E poi c’è stato l’incontro con Thomas Mann, anche questo in due tempi: da quattordicenne e poi da quarantenne. La tetralogia intitolata “Giuseppe e i suoi fratelli” che lo scrittore tedesco – premio Nobel per la letteratura nel 1929 – dedicò alle storie che nel libro della Genesi occupano pochi capitoli è il mio libro.
Osservando le vivide scene dipinte che abbellivano il chiosco della dimora di Potifar mentre era al servizio dei suoi genitori Huji e Tuji, Giuseppe aveva modo di riflettere sulla cultura egizia, tanto invisa a suo padre Giacobbe.
Tutto ciò era dipinto in modo eccellente, scaturito da un rapporto lieto, arguto e delicatamente ironico dell’artista con il suo oggetto, disegnato con mano ardita ma piamente raffrenata, così che chi guardava era indotto a esclamare sorridendo: “Ah, sì, sì, è proprio quel magnifico gatto, quella vanitosa gru visti tante volte!”; eppure il tutto appariva trasfigurato, elevato in una luce più alta e nello stesso tempo più gaia, in una sorta di paradiso del gusto, un gusto che aveva il dono di nobilitare; e Giuseppe intento a contemplare non sapeva dargli un nome, ma lo comprendeva molto bene. Era “civiltà”, quanto gli sorrideva da quelle pitture…
Ho citato dalla pagine 233 del secondo tomo dell’edizione per i Meridiani Mondadori, curata da Fabrizio Cambi con la traduzione di Bruno Arzeni.
Ecco: “civiltà” come dice Mann al posto del suo Giuseppe è la parola che secondo me meglio sintetizza la cultura egizia.
Nei miei piani, “Egitti” avrà un aggiornamento settimanale.
Buon viaggio!
Post scriptum del settembre 2020
Come già detto sopra, “Egitti” è rinato sotto una nuova forma: non più blog indipendente, ma categoria di ALIBI Online interamente dedicata all’antico Egitto. Il nuovo obiettivo, più realistico, è di mantenere un aggiornamento almeno mensile, tra recensioni di libri, mostre, notizie e interviste.
Saul Stucchi