Recensione a “L’Olanda è un fiore – In bicicletta con Van Gogh” (Ediciclo) e “Cosa ne sai della Polonia” (Fusta editore).
Una relativa lentezza, quando si viaggia, è indispensabile per cogliere, soppesare e annotare i dettagli (il viaggio, una volta compiuto, diventa un tesoretto di memorie; fissarlo su carta serve a ricordarlo per sempre). Ecco allora che la bici si configura come il mezzo più adatto a questo tipo di fruizione. E i figli, quando sono abbastanza cresciuti da poter affrontare – senza troppi problemi logistici – l’avventura, costituiscono la compagnia migliore per viverla appieno.
Partendo da tali premesse, l’ottimo scrittore fiorentino Paolo Ciampi ha sperimentato e narrato, da par suo, una serie di cammini attraverso i Paesi d’Europa. Ne voglio qui presentare due: l’Olanda e la Polonia.
L’Olanda
In giro per l’Olanda, assieme a mia figlia, ci sono andato anch’io, qualche anno fa: in bici, a piedi e persino in pedalò (lungo i canali di Utrecht). Il nostro itinerario è stato diverso, sebbene Amsterdam sia stata punto di partenza comune, ma la prosa sempre efficace di Ciampi mi ha riportato all’istante lungo quelle stradine (anzi, vere piste ciclabili) che si srotolano nel paesaggio evocato suggestivamente da una bella poesia di Hendrik Marsman, “classico” indigeno del secolo scorso: “Pensando all’Olanda / vedo ampi fiumi / scorrere lentamente / per un’infinita pianura, / file di pioppi / incredibilmente esili / come alte piume di fumo / stagliarsi all’orizzonte / e, sprofondate / nell’enorme spazio, / le fattorie / sparse nei campi, / gruppi di alberi, villaggi, / torri tronche, / chiese e olmi / in un connubio grandioso. / Il cielo è basso / e il sole si smorza / lentamente in grigi / vapori screziati, / e in tutte le contrade /si teme e si sente / la voce dell’acqua / con i suoi eterni disastri”.

Leitmotiv di queste pagine è la pittura: il Van Gogh del sottotitolo, certo, ma soprattutto i fiamminghi, da quelli universalmente noti (Rembrandt, Vermeer, Van Eyck, Brueghel…) a quelli più “di nicchia” e però ugualmente efficaci nelle proprie rappresentazioni iconiche della realtà locale (Jacob Van Ruisadel, Pieter De Neyn, Willem Bastiaan Tholen…). L’Olanda viene dunque percorsa, esaminata e descritta col potente ausilio dei suoi maggiori artisti figurativi – e, in più, con qualche preziosa tarsia degli altri scrittori che l’hanno raccontata. Uno fra tutti, il nostro Edmondo De Amicis: narratore di viaggio sorprendentemente efficace, del quale mi era noto il bel volume sulla Spagna ma ignoravo il corrispondente olandese.
Visitiamo i musei, gli imperdibili: il Van Gogh, il Rijksmuseum, il Kröller Müller. Incrociamo le tracce di personaggi che hanno reso grandi queste terre: il condottiero Guglielmo il Taciturno, per esempio, o l’imprescindibile pensatore Baruch Spinoza. Partecipiamo ad appuntamenti folcloristici e coreografici, come il Mercato del Formaggio. Navighiamo e costeggiamo canali dalla malinconia sublime. Ma, affidandoci alle meditate, sempre acconce parole di Ciampi, ci imbattiamo pure in tante piccole scene di vita locale. Sì, persino la quotidianità in apparenza più insignificante può apparirci bella e suggestiva, se la percepiamo come insolita in raffronto alla nostra esistenza ordinaria, o se una sapiente scrittura la sa rendere tale ai nostri occhi.
Non posso soffermarmi a ridire la miriade di sensazioni destate in me dalla lettura, ci vorrebbe un secondo libro, parallelo. Riporto però le parole conclusive, che, per ragioni autobiografiche, mi commuovono particolarmente: “Ci si può riuscire, come no. Te lo giuro, Ernesto. Anche quando smetterai di disegnare perché sarai diventato veramente grande. Anche quando mi manderai a quel paese. Ci saranno sempre quadri da attraversare, magari in sella alle nostre bici. Se puoi, fammi venire con te”.
Per distogliere il pensiero dalla tristezza dei momenti perduti, mi aggrappo a un richiamo culturale, che mi pare pertinente e che infatti nel libro viene più volte sfiorato. Viaggiare dentro i quadri, come nell’episodio dedicato a Van Gogh (“Corvi”) del film “Sogni”, di Akira Kurosawa…
La Polonia
In Polonia, invece, non ci sono mai stato. Ho accumulato, è vero, qualche lettura: “Le botteghe color cannella”, di Bruno Schulz; i versi della poetessa Premio Nobel Wisława Szymborska; l’altro Nobel, Czesław Miłosz (le poesie e la sfarzosa narrazione “La valle dell’Issa”); e soprattutto i grandi reportage del viaggiatore incantato Ryszard Kapuściński. Senza acquisire, tuttavia, alcuna esperienza diretta. Nondimeno, grazie a Ciampi – grazie alla forza della sua prosa – quei “deserti luoghi” mi popolano ora ugualmente i ricordi, come se li avessi visitati di persona.

La regione percorsa – sempre in bicicletta – è la Masuria, ex Prussia Orientale, affacciata sul Mar Baltico e non lontana dalla Bielorussia, dalla Lituania e dall’enclave russa di Kaliningrad. Spazio difficile da immaginare, a noi mediterranei. Eppure simile, per la presenza ampia e capillare di corpi idrici, all’Olanda – anzi, alla Frisia, preciserei io (“Penso che anche in Polonia c’è qualcosa di un Paese che amo come l’Olanda, acqua che gioca con la terra, terra attraversata da vie d’acqua, canali e commerci”) e con insospettati legami storici che scavalcano i paralleli fino a raggiungere la nostra Penisola.
I riferimenti letterari, tutti espliciti, si dispiegano ad ampio raggio, dagli autori locali a Shakespeare, a Thoreau, e persino agli iberici Machado e Pessoa.
Uno spazio particolare trova, qui, l’aspetto gastronomico, con una serie di piatti (a cominciare dai famosi pierogi, declinati nelle loro varie farciture) e di bevande (la birra e la vodka) che allettano l’appetito del lettore e gli fanno venire l’acquolina in bocca. Almeno, a me è successo.
Il testo è anche una meditazione sul viaggiare: “Fare ciò che in realtà dovremmo fare sempre a prescindere da un viaggio in Masuria – arricchire la vita per sottrazione, non per accumulazione”, annota l’autore, collocandosi sulla linea ideale di Henri Michaux e di Nicolas Bouvier. Altrove, la riflessione viene a confermare un’esperienza personale mia: “Non c’è viaggio in cui non sia affamato di vari e diversi altrove. Non l’altrove che ho scelto e che abita il mio presente, ma l’altrove che si annida nel mio futuro, la meta prossima, la possibilità che in effetti è un fascio di possibilità, vai a sapere se si farà realtà o meno. O se, a suo modo, non sia già realtà”; ebbene, è stato proprio mentre pranzavo, con mia figlia, al ristorante greco di Utrecht che è nato in noi il desiderio di visitare Creta.
Per concludere, una piccola citazione, da cui si desume la capacità dell’autore di fissare, in poche parole, il paesaggio durante una transizione meteorologica, cosa che solo un video ad alta definizione – assai più dispendioso di mezzi – sarebbe in grado di fare: “Però ecco, la pioggia a scroscio si fa pioggerella, sempre più inoffensiva. Il cielo si riapre. Appare un pallido solicino, giusto su una distesa di papaveri. Fiocchi di nebbia salgono dalla terra. È già tempo di ripiegare la mantella. E ora saluto un azzurro scintillante. Intorno stormi di anatre in volo. La vista è una festa, colori da acquerello”.
Lettori, cosa aspettate? Avete ancora bisogno di un mio invito?
Marco Grassano
- Paolo Ciampi
Cosa ne sai della Polonia
In bicicletta nella terra degli addii e delle cicogne
Fusta Editore
Collana Diari di Viaggio
2018, 208 pagine
16 €
- Paolo Ciampi
L’Olanda è un fiore
In bicicletta con Van Gogh
Ediciclo Editore
Collana Altreterre
2015, 192 pagine
16 €