
Al principio del libro XXIII dell’Odissea la nutrice Euriclea sale da Penelope per portarle la lieta novella: Ulisse è tornato e ha fatto strage dei rivali. La padrona le dà della matta, tanto è incredibile quello che le ha annunciato. Ma Euriclea conferma tutto e Penelope l’abbraccia in lacrime, anche se ancora non è del tutto convinta.
Come ha potuto, infatti, il marito vendicarsi di tanti pretendenti? Quando la signora finalmente decide di scendere, rimane incerta se porre domande da lontano o invece avvicinarsi allo straniero che dice di essere suo marito. Lui attende che la moglie gli parli, ma
lei restava muta,
piena di stupore:
una volta lo riconosceva con certezza,
un’altra non lo riconosceva più, coperto da vesti così misere.
Il suo imbarazzato silenzio è scambiato per durezza di cuore da Telemaco che rimprovera aspramente la madre (il figlio si conferma anche in questo caso indegno di tali genitori e probabilmente il personaggio più antipatico di tutto il poema…). Penelope risponde con calma alla sceneggiata del figlio, spiegandogli che se è davvero Odisseo, si riconosceranno facilmente, avendo delle prove segrete che solo loro due conoscono.
- Odissea
- Autore: Omero
- Traduzione di Dora Marinari
- Commento di Giulia Capo
- Prefazione di Piero Boitani
- Copertina flessibile: 628 pagine
- Collana: Visioni
- Lingua: Italiano
- www.lalepreedizioni.com
A questo punto Ulisse propone di pensare piuttosto al da farsi: hanno appena compiuto una strage che ha falcidiato i giovani dell’isola e la reazione non si farà attendere. Devono fuggire e porsi sotto la protezione di Zeus Olimpio. Ma prima le ancelle indossino belle vesti e il cantore intoni un lieto motivo di danza.
Intanto la dispensiera Eurinome lava il padrone e Atena gli regala il solito trattamento anti-aging che non solo gli toglie il peso degli anni, ma gli aggiunge centimetri in altezza e boccoli sulla testa (altro che cosmetici ricchi di parabeni!). Uscito dalla cura ricostituente bello come un dio, Ulisse rimprovera la moglie e si comporta da marito offeso, sicuro che la consorte cadrà nella sua rete.
Ma lei lo mette alla prova: per avere la certezza che sia Ulisse, ordina alla nutrice di preparargli il suo letto fuori dalla loro camera nuziale. Lui abbocca all’amo, raccontando la storia del loro letto, ricavato dal tronco dell’ulivo che cresceva nel cortile di casa. Nessuno, se non un dio, potrebbe spostarlo! La prova è superata e i due possono finalmente abbracciarsi. Ed ecco i versi più commoventi del libro:
Così disse, e lui fu preso da un desiderio di pianto,
e piangeva tenendo stretta la sua bella e saggia moglie.
Con la stessa gioia con cui, dal mare, vedono apparire la terra
quelli a cui Poseidone ha frantumato la solida nave,
travolta dal vento e dalle grandi onde
– e pochi si salvano, nel mare bianco di spuma,
e raggiungono a nuoto la terra, con la pelle incrostata di salsedine,
e si fermano sulla riva,
felici di aver evitato la morte –,
con la stessa gioia lei guardava il suo sposo,
e non staccava dal collo di lui le sue bianche braccia.
Ulisse confessa alla moglie la predizione dell’indovino Tiresia: è destinato a morire lontano dal mare, alla fine del suo ultimo viaggio, tra uomini che non conoscono il sale. Poi vanno a letto e “felici, ritrovarono il loro antico rapporto d’amore”. Dopo averne goduto, si raccontano le rispettive odissee, lui sorvolando sulle scappatelle che hanno punteggiato la sua. All’alba è arrivato il momento per gli uomini di riprendere le armi e uscire dalla città, nascosti dal provvido intervento di Atena.
Saul Stucchi
Immagine (da WikiMedia):
- Francesco Primaticcio
- Odisseo e Penelope (1563 circa)
- Collezione Wildenstein, New York.
