Il tredicesimo libro dell’Odissea costituisce il centro dell’opera. È lo snodo narrativo tra la prima e la seconda metà: Ulisse approda finalmente a Itaca! La scena però si apre con una proposta di Alcinoo che getta una luce un po’ inquietante sulla società dei Feaci (che è poi quella omerica). Il re invita infatti i capi a fare doni all’ospite, aggiungendo a mo’ di convincimento:
ci ripagheremo, poi, rivolgendoci al popolo, perché è doloroso fare doni senza ottenere una ricompensa
Segue un ennesimo banchetto (nell’Odissea per un terzo del tempo l’eroe patisce, per un altro racconta e per l’ultimo gozzoviglia…) e poi Ulisse lascia l’isola dei Feaci, loro ai remi, lui bello tranquillo a poppa sotto “una coperta e un telo di lino”.

La veloce nave dei Feaci approda a Itaca e Ulisse vi viene deposto ancora addormentato, insieme al suo tesoro (gli accompagnatori hanno cura a non lasciarlo in vista perché non venga rubato da qualche passante). Poseidone però chiede a Zeus il permesso di distruggere la nave dei Feaci perché la smettano di aiutare gli uomini e lo ottiene: poveri Feaci!
Intanto Ulisse si risveglia, ma, colpo di scena: non riconosce la sua Itaca! È triste e maledice i Feaci, convinto che non abbiano rispettato il patto di ricondurlo a casa. È Atena che gli fa apparire tutto diverso, ricoprendolo di nebbia:
perciò, a lui che ne era il signore, tutte le cose apparivano diverse: le lunghe strade, i vasti porti, le aspre rocce e gli alberi rigogliosi
La dea gli si presenta nelle sembianze di un giovane pastore e risponde alla sua domanda su dove sia approdato con un elogio di Itaca fatto apposta per inorgoglire il sovrano dell’isola. Ma Ulisse fa lo gnorri e finge di essere arrivato lì in fuga da Troia per aver ucciso a tradimento Orsiloco, uno dei figli di Idomeneo (che strana storia si inventa!). Atena però non ci casca e, prese le fattezze di una bella ragazza alta gli si rivela: “sono Pallade Atena, la figlia di Zeus, che sempre, in ogni difficoltà, ti sto vicina e ti difendo”.
“Atena prova per Odisseo la simpatia di un compagno e l’affetto di un fratello maggiore che vede il minore non arrendersi mai: ma l’affetto non esclude la soddisfazione per la propria vittoria” scrive Giulia Capo nel commento al libro.
L’eroe è tutt’altro che impaurito o riconoscente, anzi la rampogna per essere stata un po’ troppo assente – a suo dire – negli ultimi tempi! La dea cancella i suoi dubbi dissipando la nebbia perché gli appaia la sua Itaca e Ulisse ne bacia i “campi fecondi”. Come vecchi compagni, nascondono il bottino nella grotta delle Ninfe, “poi i due, seduti ai piedi del sacro ulivo, progettarono come dar morte ai superbi rivali”.
Atena spiega al beniamino il piano che ha progettato: per prima cosa lo renderà brutto e irriconoscibile a tutti (a proposito: lo sapevate che Ulisse era biondo? Io l’ho sempre immaginato bruno!), poi lui dovrà recarsi dal fedele porcaro, mentre lei andrà a Sparta per richiamare Telemaco.
Ulisse torna a Itaca: i versi più belli:
Come in una pianura quattro cavalli,
spinti dai colpi di frusta,
tutti insieme balzano in alto e compiono in fretta il loro cammino,
così balzava in alto la poppa della nave,
e dietro di lei si gonfiavano le grandi onde scure del mare risonante.
E quella correva avanti sicura:
neppure un falco, che è il più veloce degli uccelli,
avrebbe potuto raggiungerla”. (XIII, vv. 81-87)
Video Storia: Ulisse ritorna finalmente a Itaca, vince la sfida con l’arco proposta da Penelope e uccide i proci
Fonte: canale di: onelazysquirrel
Didascalia:
- Francesco Hayez
- Ulisse alla corte di Alcinoo
- Olio su tela, cm 380 x 580
- Museo di Capodimonte, Napoli (da Wikipedia)
L’ODISSEA a puntate: Indice dei libri e delle recensioni
Omero – ODISSEA
- Traduzione di Dora Marinari
- Commento di Giulia Capo
- Prefazione di Piero Boitani
- La Lepre Edizioni
- 2012, pp. 630, 16 €
- www.lalepreedizioni.com