Arrivo al Palazzo Reale di Milano in un caldo pomeriggio di questo marzo che poco ha di invernale.
Il sole è ancora alto, la città è calda e il Palazzo che ospita la mostra sull’Egitto accoglie il mio gruppo in un ambiente caldo e suggestivo.
Riccardo, l’archeologo che ci illustrerà le bellezze esposte, ci spiega che le opere della collezione provengono principalmente da Vienna, Monaco e Berlino, ma anche e soprattutto dalle collezioni dei musei di Firenze, Roma e Torino.
La nostra visita vespertina parte dalla conoscenza della dea Nut, dea del cielo dagli occhi azzurri, spesso raffigurata sui sarcofagi ad indicare l’augurio che il defunto possa raggiungerla e ricongiungersi a lei nell’aldilà.
Nut è solo una delle divinità femminili egizie: a lei si contrappone Sekhmeth la potente, la divinità con la testa di leone che il dio Ra manda a distruggere l’umanità in seguito alla sua rabbia distruttiva contro il genere umano poi mitigatasi.
La visita prosegue attraverso la scoperta di alcuni sarcofagi, tutti concessi dal museo di Torino, che torneranno in Piemonte al termine dell’allestimento.
I sarcofagi sono tutti ben conservati, dipinti con i colori cari alla dea Nut: l’azzurro a richiamare il colore del cielo dove si spera trasmigrino i Ba (secondo gli studiosi il ba è quella che noi giudeo-cristiani chiamiamo anima), il giallo a richiamare il colore dell’oro, simbolo di potenza e ricchezza, il rosso, color del sangue ed il verde, che sta a simboleggiare la rigenerazione della vita.

Il viaggio attraverso il mondo femminile giunge alla sala delle regine, bellissima e perfettamente conservata è la sfinge di Hatshepsut, la regina uomo. Hatshepsut, moglie di Thutmosi II, si trova a reggere l’impero egiziano alla morte del marito. In realtà il suo regno avrebbe dovuto terminare al raggiungimento della maggiore età di Thutmosi III figlio del marito e della sua prima moglie. In realtà Hatshepsut continuerà a regnare per 20 anni ed il suo regno sarà ricordato come il regno della pace. Nella maggior parte delle raffigurazioni della regina, ella è rappresentata con la barba e con tutti i paramenti normalmente destinati alle raffigurazioni dei faraoni maschi. Questo sta a dimostrare come, anche nell’antico Egitto il potere fosse un privilegio tutto maschile.
All’interno delle sale delle regine si possono ammirare gli oggetti destinati alla toilette dei faraoni. Bellissimi e ricchi di intarsi sono i “porta trucco” a forma di animale (quelli a forma di pesce sono i più belli e i meglio conservati), che contenevano i colori per truccare gli occhi e dar loro intensità.
Prima di giungere alle sale dedicate alla famiglia, un passaggio veloce ad ammirare bellissime riproduzioni di geroglifici funerari. Riccardo ci spiega che un geroglifico può leggersi sia da destra sia da sinistra e sempre dall’alto verso il basso. Ci dice anche che per capire se il geroglifico che abbiamo davanti va letto in un senso o nell’altro, basta vedere dove guardano le “lettere” antropomorfe.
Le sale dedicate alla famiglia sono esemplificative della condizione della figura della donna nella vita

quotidiana: il suo ruolo era infatti quello di badare alla casa e ai figli, mentre quello del suo compagno (in Egitto non esisteva il matrimonio: nessun rito religioso sanciva l’unione di due persone, bastava che un uomo e una donna convivessero per essere definiti marito e moglie) era quello di badare ai campi e al bestiame, o al commercio. Nelle raffigurazioni della coppia, l’uomo è sempre di colore rossiccio, mentre la sua compagna è sempre più chiara. Molte sono state le interpretazione di questa scelta rappresentativa. Le due che citeremo qui sono una di stampo più sociologico, l’altra più simbolica: secondo alcuni egittologi infatti. L’uomo è rosso poiché, lavorando nei campi, è maggiormente sottoposto ai raggi del sole, mentre la donna, badando alla casa, ne è protetta dalle mura domestiche. Secondo altri, invece, i due colori sono riconducibili ai pianeti che ne governano la personalità: il sole (rosso) per l’uomo, la luna (bianco) per la donna.
La nostra visita finisce nella sala dell’aldilà, tra sarcofagi e dei, in una sala, l’ultima, in cui campeggia la seguente preghiera alla dea Nut:
Dea del cielo stenditi su di me
Fammi penetrare nella vita che è tua
Non chiudere le porte davanti a me
Silvia Greco
Milano, Palazzo Reale
fino al 25 marzo, dal martedì alla domenica dalle 9.30 alle 19.30
il lunedì dalle 14.30 alle alle 19.30
il giovedì dalle 9.30 alle 22.30
Per informazioni: tel. 02 29010404