Si è aperta sabato 23 marzo alla Grande Halle de La Villette a Parigi la mostra “Tutankhamon. Il tesoro del faraone” che si potrà visitare fino al 15 settembre 2019. Ha tutte le carte in regola per essere l’esposizione dell’anno e richiamerà nella capitale francese appassionati dell’antico Egitto di tutta Europa.

Presentata dal Ministero delle Antichità Egiziane e da IMG, si avvale della collaborazione del Museo del Louvre che quest’anno festeggia i 30 anni della Pyramide disegnata dall’architetto Ieoh Ming Pei, aperta al pubblico il primo aprile del 1989. Il Museo ha fatto un solo prestito, ma di peso. Non solo letteralmente, ma anche metaforicamente, considerata l’importanza del reperto che apre il percorso espositivo. Ne parleremo tra qualche riga.
All’anteprima stampa, lo scorso 21 marzo, era presente, insieme al Direttore de La Villette Didier Fusillier e al Direttore Generale di IMG John Norman, il Ministro delle Antichità Egiziane, Khaled al-Anani, che ha sottolineato i dati positivi del turismo, in ripresa. C’era anche il “faraone” degli egittologi, Zahi Hawass.
Howard Carter
Prima di accedere al tesoro il visitatore viene invitato alla visione di un filmato proiettato su uno schermo panoramico che racconta in breve la vicenda della scoperta della tomba di Tutankhamon da parte dell’archeologo inglese Howard Carter.

La stagione di scavo del 1922-23 sarebbe stata per lui l’ultima occasione di trovare quello che cercava, invano, da anni. Il suo finanziatore, Lord Carnarvon, non era infatti disposto a spendere altri soldi per campagne infruttuose. Ma Carter era convinto di avere ragione: da qualche parte, nella Valle dei Re, doveva trovarsi la sepoltura del sovrano il cui nome aveva letto su un piccolo vaso che aveva rinvenuto. E quell’ultima campagna avrebbe lasciato il segno nella storia dell’archeologia, legando per sempre il nome di Carter a quello di Tutankhamon.
Dopo il video si superano due porte che recano i cartigli con i nomi di nascita e del trono del “faraone d’oro”, ovvero Neb-Kheperu-Ra “Signore delle forme è Ra” e Tutankhamon “Immagine vivente di Amon”.

Alle loro spalle si erge, magnifica, la statua del dio Amon che protegge Tutankhamon, prestata come dicevamo dal Museo del Louvre. L’allestimento è molto scenografico, anche grazie alla riproduzione di una parete della camera funebre della tomba. Sullo schienale del trono è incisa un’iscrizione dedicatoria, dalla quale i sacerdoti dell’ortodossia hanno scalpellato via il nome di Tutankhamon.
Nonostante avesse reintrodotto il culto degli antichi dei, il faraone fanciullo rimase infatti vittima della reazione che seguì alla morte di Akhenaton e che portò sul trono il generale Horemheb, ultimo faraone della XVIII dinastia e in qualche modo fondatore della successiva, quella dei grandi Ramessidi. Scamparono però alla distruzione due piccoli cartigli sul lato destro del gonnellino del sovrano: grazie ad essi gli egittologi hanno potuto riconoscere nella statua del re (acefala a causa della damnatio memoriae) un ritratto del giovane faraone.
Il percorso espositivo
Il percorso espositivo si snoda lungo alcune sezioni tematiche. Si comincia con quella dedicata alla preparazione del Ba del faraone al viaggio attraverso l’aldilà verso l’eternità. Nessun oggetto era presente nella tomba “casualmente”. Ciascuno aveva infatti una funzione ben precisa e specifica. I visitatori possono leggere in traduzione i testi magici che ricoprivano questi oggetti, tutti realizzati con la massima cura.

Il viaggio post-mortem era molto pericoloso. Il Ba del faraone doveva infatti superare dodici porte sorvegliate da animali soprannaturali. A questo scopo servivano le armi ritrovate nella tomba. Il faraone non era solo mentre affrontava il percorso: poteva infatti contare sul sostegno e la protezione degli dei. Come Ptah, raffigurato in una piccola statua in legno dorato, mentre la cuffia è in vetro di colore blu cobalto.
Nella galleria dedicata alla “rinascita” viene presentato il tesoro rinvenuto nella camera funeraria della tomba. Il percorso prosegue con la “seconda morte”, quella provocata dalla damnatio memoriae. Ma anche a questa, come abbiamo visto, è sfuggito il “faraone d’oro”, grazie alla riscoperta della sua sepoltura. Un pannello cronologico riassume le tappe della carriera di Howard Carter e i momenti salienti della storia – tra poco centenaria – della tomba nota con la sigla KV62.
E come una statua apre il percorso, a chiuderlo c’è un’altra statua. Quella colossale in quarzite proveniente dal tempio di Ay e di Horemheb a Luxor. Una voce registrata pronuncia il nome di Tutankhamon perché continui a vivere per l’eternità.

Tra le due statue ci sono 150 pezzi, alcuni mai usciti prima dall’Egitto. Questi ultimi sono indicati con un asterisco nelle didascalie (in francese e in inglese), come per esempio il sarcofago canopo in miniatura in oro, vetro colorato e cornalina, il braccialetto in oro con rappresentazione dell’occhio udjat, con incrostazioni in lapislazzuli e ossidiana e il pettorale incrostato d’oro di Tutankhamon sotto forma di naos che racchiude un scarabeo alato in feldspato.
Le teche sono giustamente illuminate da gioielleria e non potrebbe essere altrimenti visti i tesori che custodiscono. Si può girare attorno alla maggior parte di esse, ed è una buona cosa perché è prevista una gran folla di visitatori.
Sopra le vetrine ci sono citazioni dal Libro dei Morti e da altri testi egizi. In alcune è presente anche un piccolo display sul quale viene riprodotto un breve video.
Impossibile enumerare qui tutti i pezzi più clamorosi. Sarebbe un elenco lungo 150 voci, dai vasi in alabastro, alla poltroncina di Tutankhamon da bambino, con tanto di poggiapiedi, dal cofanetto da viaggio, alla scatola a forma di cartiglio, e poi monili, pettorali, ushabti.
Un posto d’onore è stato riservato alla coppa augurale a forma di loto. Lungo l’orlo corre un’iscrizione che recita: “Possa il tuo ka [forza vitale] vivere e possa tu vivere un milione di anni, tu che ami Tebe e in essa dimori, con il volto rivolto verso il vento del nord: possano i tuoi occhi contemplare la felicità” (la citiamo dal libro di Zahi Hawass “Tutankhamon. I tesori della tomba” illustrato con le straordinarie fotografie di Sandro Vannini, edito da Einaudi). E semplicemente straordinarie sono le statuette che raffigurano il faraone sul dorso di una pantera, con il pastorale e il flagello, su una imbarcazione mentre scaglia l’arpione…
Anche se si è avuta la fortuna di visitare il museo Egizio del Cairo (come è capitato due volte a chi scrive), qui alla Villette di Parigi si rivive al massimo dell’intensità l’emozione provata da Carter. E non si può che convenire con la sua risposta a Lord Carnarvon che gli chiedeva se vedesse qualcosa dal pertugio praticato nella porta d’ingresso della tomba. “Yes, wonderful things”.
Saul Stucchi
Didascalie:
Pettorale in oro dell’uccello Ba con incrostazioni in vetro (GEM 759)
XVIII dinastia, regno di Tutankhamon, 1336 – 1326 d.C.
Oro, vetro. Larghezza 4,8 cm, lunghezza 6 cm
Luxor, Valle dei Re, KV62, Camera Funeraria
Il dio Amon protegge Tutankhamon
XVIII dinastia, regno di Tutankhamon, 1336 – 1326 d.C.
Diorite. 215,2 x 43,3 x 81 cm
Museo del Louvre, Dipartimento di Antichità Egiziane
Dal tempio di Karnak o di Luxor. Acquisto 1920, antica collezione del principe Napoléon e poi di Feuardent.
© Musée du Louvre, dist. RMN – Grand Palais / Christian Décamps
Statuetta in oro del re accovacciato e catena (GEM 189)
XVIII dinastia, regno di Tutankhamon, 1336 – 1326 d.C.
Oro. Altezza della scultura 5,4 cm; lunghezza della catena 54 cm; diametro della catena 0,3 cm
Luxor, Valle dei Re, KV62, Camera del Tesoro
Statuetta di Tutankhamon sul dorso di una pantera nera (GEM 11552)
XVIII dinastia, regno di Tutankhamon, 1336 – 1326 d.C.
Legno, foglia d’oro, gesso, resina nera, bronzo, granito (occhi), ossidiana (pupille), vetro (sopracciglia)
Luxor, Valle dei Re, KV62, Camera del Tesoro
Tutankhamon. Il Tesoro del faraone
Grande Halle de la Villette
211 avenue Jean Jaurès
Parigi
23 marzo – 15 settembre 2019
Informazioni:
https:www.expo-toutankhamon.fr
Informazioni sulla Francia: