Fino al 15 dicembre 2017 si può visitare al Museo Archeologico di Milano la mostra “Milano in Egitto – Gli scavi di Achille Vogliano nel Fayum”. È una buona occasione per conoscere (o approfondire) il contributo dato dall’Italia e da Milano in particolare alla ricerca archeologica nel paese dei faraoni nella prima parte del Novecento. Dal 1988 a scavare nel villaggio di Tebtynis c’è il professor Claudio Gallazzi che dirige la Missione Archeologica franco-italiana.
Achille Vogliano: chi era costui?
Il materiale esposto e i pannelli didattici si concentrano sulle località di Tebtynis e di Medinet Madi (in arabo la “città del passato”), nell’oasi del Fayum, e sulla figura di Achille Vogliano. Chi era Vogliano?
[codice-adsense-float]Qui sta la pecca della mostra. Il percorso, infatti, racconta soltanto una delle sfaccettature di un personaggio per lo meno controverso. Leggendo i testi peraltro ben fatti (con traduzione in inglese) dei pannelli i visitatori non specialisti si fanno un’idea molto parziale.
Allora li invito a leggere il denso ma avvincente saggio “Il papiro di Dongo” di Luciano Canfora, edito da Adelphi. Vogliano ne è protagonista insieme alla papirologa Medea Norsa, al filologo Goffredo Coppola, tra i fucilati a Dongo insieme a Mussolini, a Evaristo Breccia, direttore del Museo Greco-Romano di Alessandria d’Egitto (in una lettera del 1941 a Norsa si riferisce a Vogliano, senza nominarlo, “Rex et Imperator bugiardorum”…).
I legami tra ricerca archeologica e studi e politica erano strettissimi sotto il regime fascista. La “corsa al papiro” in cui si impegnò l’Italia al pari di altre nazioni (su tutte la Gran Bretagna dei dioscuri Grenfell e Hunt) così ben rievocata da Canfora è soltanto accennata in mostra. Così, purtroppo, si perde di vista la cornice storica. Rimane soltanto – e non è poco, comunque – la storia della riscoperta dei siti e del recupero e successivo studio dei reperti.
I papiri raccontano
Accanto a una teca con alcune lettere di Vogliano e fogli delle sue relazioni di scavo ce ne sono altre con frustuli di papiri, accompagnati da didascalie che ne spiegano in breve il contesto, senza però riportare la traduzione. Sono frammenti che parlano della vita quotidiana: dal rendiconto delle spese relative a un vigneto, a un certificato di lavoro alle dighe. Ritrovati nella cosiddetta “cantina dei papiri”, facevano parte di archivi familiari.
E poi ci sono intarsi in vetro mosaico, statuette, oggetti di uso comune, una testa di sfinge in calcare, calchi in gesso i cui originali sono esposti al Museo del Cairo, sette mummie di piccoli coccodrilli, un frammento del VI libro dell’Iliade (con i versi 144-152) e tanto altro materiale, oltre a interessanti video, come il filmato degli scavi di Vogliano a Tebtynis nel 1934, da vedere comodamente seduti sul divanetto (dura una decina di minuti).
Interessante l’approfondimento sulla figura di Khaemuaset, figlio di Ramesse (o Ramsete) II. Questo principe fu tra i precursori dell’egittologia, grazie all’interesse e alla cura dedicata agli antichi monumenti del suo paese.
Qua e là citazioni citazioni dall’opera di Vogliano “Un’impresa archeologica milanese ai margini del deserto libico”, edita a Milano nel 1942:
Fu un distacco doloroso dopo sette anni di lavoro lasciare Medinet Madi. Già nel 1939 presentivamo che l’uragano si avvicinava. Nel 1940 lavoravamo ancora, ma con poca speranza. L’essenziale era per altro assicurare le collezioni. Il materiale più prezioso fu trasportato nei locali sotterranei del Museo Egiziano del Cairo.
Si sorvola sul motivo per il quale Vogliano abbia interrotto gli scavi in Egitto…
Saul Stucchi
Didascalie:
- Foto degli scavi di Vogliano a Medinet Madi
Civica Biblioteca Archeologica e Numismatica - Maschera funeraria del Fayum
- Frammento di papiro con versi del VI libro dell’Iliade
Fino al 15 dicembre 2017
Milano in Egitto
Gli scavi di Achille Vogliano nel Fayum
Civico Museo Archeologico
Corso Magenta 15
Milano