Fino al 16 settembre si potrà visitare allo spazio espositivo di CaixaForum a Barcellona la mostra “Faraone. Re d’Egitto”, curata da Marie Vandenbeusch e Neal Spencer del British Museum.
Espone 164 pezzi selezionati dal prestigioso museo londinese, la cui collezione egizia vanta qualcosa come 110 mila pezzi (è la più grande collezione di antichità egizie fuori dall’Egitto.Il Museo Egizio di Torino ne ha, se non sbaglio, poco meno di 40 mila).
È il caso di dare subito un consiglio a chi intenda visitarla: è meglio portarsi un maglioncino perché, per ragioni di conservazione dei pezzi, la temperatura nelle sale è molto bassa. Si passa dai 30-35 gradi di Barcellona ai 15 gradi della mostra e la discesa in picchiata si sente!
Le luci sono soffuse, con l’illuminazione concentrata sulle teche a dare un elegante effetto “gioielleria”. Le didascalie sono in catalano e in castigliano, ma ci sono anche fogli di sala con la traduzione in inglese.
Il percorso
Il percorso è tematico e non cronologico. Si snoda in 10 sezioni:
- Egitto, la terra dei faraoni
- Figlio degli dei
- Simboli di potere
- Templi: i re e gli dei
- Festività e memoria
- La vita regale: il palazzo e la famiglia
- Amministrare l’Egitto: funzionari e governo
- Guerra e diplomazia
- Stranieri sul trono
- Una vita eterna: la morte del faraone
Dicevamo 164 pezzi: si va da anellini in oro di pochi centimetri al frammento di capitello con la testa di Hathor, dea della danza e della musica, che sfiora le due tonnellate (1991 chilogrammi, per la precisione). Si tratta di un pezzo davvero monumentale e ingombrante, ma è abituato a viaggiare per mostre: è stato esposto, infatti, a Tokyo e a Cleveland… 600 chilogrammi è invece il peso del frammento di coperchio del sarcofago di Ramsete VI.
La figura del faraone viene osservata e indagata tra idealità e realtà, nel corso dei tremila anni di storia in cui il faraone ha governato l’Egitto. Va notato che per circa un terzo di questo lunghissimo arco temporale il paese fu sottomesso a un sovrano straniero. E questo la dice lunga sull’insistenza del ruolo centrale del faraone nella vita degli Egizi.
Il primo dei suoi doveri era infatti quello di mantenere l’unità del paese, conservando la maat, ovvero l’ordine, l’equilibrio e la giustizia, contro il disordine e il caos portati dall’esterno o provocati da discordie interne. Il faraone s’impegnava in guerre di conquista e di difesa, ma ricorreva anche (anzi, più spesso) alla diplomazia, attraverso una fitta rete di corrispondenza, sontuosi regali e matrimoni combinati con membri di altre case reali dell’area vicino-orientale.
Poi doveva provvedere alla costruzione di templi per gli innumerevoli dei che componevano il pantheon egiziano. Spesso non andava per il sottile nello svolgimento di questo compito: senza farsi troppi scrupoli recuperava materiale da edifici già esistenti riutilizzandoli per i propri, semplicemente sovrapponendo il suo nome a quello dei faraoni che l’avevano preceduto.
La successione era sempre un momento delicato. In teoria al trono doveva salire il primogenito maschio, figlio della regina. Tuttavia l’alto tasso di mortalità infantile, il gran numero di mogli che componevano l’harem regale e le cospirazioni di corte rendevano spesso piuttosto accidentata la strada al trono dell’erede designato.
I pezzi più significativi
Tra i pezzi più significativi ci sono senza dubbio le statue dei faraoni, più o meno integre, come quelle che aprono il percorso, disposte in maniera scenografica: c’è una testa di Mentuhotep II, faraone della undicesima dinastia, importante perché riunificò il paese dando avvio al Medio Regno.
Una statua di Seti II assiso e una statua di un faraone tolemaico, messa lì a sottolineare la continuità culturale, politica e ideologica della figura del faraone.
I pezzi più belli sono probabilmente la testa di Thutmose III (XVIII dinastia) in siltite verde e la testa di Amenofi III (della stessa dinastia) in quarzite rossa.
E poi i gioielli come gli anelli in oro, gli amuleti, le collane e le placche come quella in oro di Amenemhat IV in cui compare il faraone che offre un vaso d’unguento a Atum, il dio del sole al tramonto, rappresentato come un sovrano che indossa la doppia corona, quella bianca dell’Alto Egitto (ovvero della parte meridionale del paese) e quella rossa del Basso Egitto (ovvero la zona del Delta del Nilo): quindi come il faraone stesso.
Interessanti sono anche gli ushabti, le statuine dei servi “rispondenti”, collocate nelle sepolture per sostituire nell’aldilà il defunto nei lavori di fatica. In particolare merita attenzione un ushabti in faience di Seti I, scelto come immagine icona della mostra.
Dello stesso materiale è il bastone da lancio rituale di Akhenaton (Amenofi IV, il faraone “eretico”). Spettacolare.
E poi ci sono rilievi e steli, statuette, qualche papiro, originale o in riproduzione, e oggetti di uso comune. Tutto per raccontare il faraone, re d’Egitto.
Saul Stucchi
Didascalie:
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- Una sala della mostra “Faraone. Re d’Egitto” al CaixaForum di Barcellona
- Capitello di Hathor
Granito rosso. Dinastia XXII, regno di Osorkon II, c. 874- 850 a. C.
Tempio di Bastet, Bubastis, Egitto
© Trustees of the British Museum - Ushabti del faraone Seti I
Faience azzurra, c. 1294-1279 a. C.
Tomba di Seti I, Valle dei Re, Tebe, Egitto
© Trustees of the British Museum
- Testa del faraone Thutmose III
Siltite verde, c. 1479-1457 a. C. Karnak, Tebe, Egitto
© Trustees of the British Museum
Faraone. Re d’Egitto
Dall’8 giugno al 16 settembre 2018
CaixaForum Barcelona
Avinguda de Francesc Ferrer i Guàrdia 6-8
Barcellona
Orari: tutti i giorni 10.00-20.00
A luglio e agosto il mercoledì fino alle 23.00
Biglietti: intero 4 €
Informazioni: