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Voi siete qui: Storia » Ultima chiamata per la mostra di Amenofi II al MUDEC

3 Gennaio 2018

Ultima chiamata per la mostra di Amenofi II al MUDEC

Ultimissimi giorni (fino al 7 gennaio!) per visitare la mostra “EGITTO. La straordinaria scoperta del Faraone Amenofi II” al Museo MUDEC di Milano. Oppure per tornare a visitarla, come ha fatto chi scrive queste righe. Questa seconda opzione consente al visitatore appassionato di cose egizie di approfondire con calma i temi preferiti tra quelli proposti dal percorso espositivo, soffermandosi sui pezzi più importanti ma anche su quelli che durante la prima visita sono stati “trascurati” magari per mancanza di tempo.

Amenofi II in forma di sfingeAnche i pannelli didattici ricevono maggior attenzione, compiendo fino in fondo il loro compito, quello appunto di fornire informazioni interessanti e chiare. Si imparano così molte cose, per esempio sui fanciulli del Kap allevati a corte insieme al re (come Kenamon, “fratello di latte” di Amenofi II, “aiutante di campo del re nelle spedizioni attraverso il vile Retenu”, ovvero la Siria) e sulle cachette.

Il primo “nascondiglio” di mummie regali venne scoperto nell’estate del 1881 da Émile Brugsch a Deir el-Bahri: conteneva una cinquantina di mummie, tra cui quelle di importantissimi faraoni del Nuovo Regno, come Ramesse II, Amenhotep (Amenofi) I, Seti I e Thutmosi III, il padre di Amenofi II. Una seconda cachette fu rinvenuta da Georges Legrain agli inizi del Novecento con altre nove mummie.

Thutmosi III e Amenofi II sulla stele di Henetneferet[codice-adsense-float] Al principio del percorso è inevitabile soffermarsi sulle statue di Amenofi e del padre, ma va riservata la giusta attenzione anche alla stele prestata da un collezionista privato (rimane inappagata la curiosità di conoscerne il nome) e a quella di Henetneferet in calcare policromo, raffigurante padre e figlio: già parte della Collezione D’Anastasi, appartiene al folto gruppo di prestiti del Rijksmuseum van Oudheden di Leida (Giovanni D’Anastasi è una figura che meriterebbe un approfondimento: mercante greco d’origine armena, servì come console Svedese-Norvegese in Egitto, mettendo insieme una ricca collezione, i cui pezzi si trovano non solo in Olanda, ma anche al British Museum di Londra e a Parigi).

Più avanti è il caso di soffermarsi qualche istante sulla fiaschetta del “Buon Anno”, la cui didascalia spiega:

Questo particolare contenitore in faïence con corpo circolare a sezione ellittica veniva regalato pieno di acqua del Nilo nella data del capodanno egiziano, il 19 luglio, quando cominciava la piena del Nilo fecondatore del paese.

Che sia di buon augurio per questo 2018 appena iniziato!

Meritano attenzione anche le steli lignee collocate in una teca nella sala dei sarcofagi (questi, inevitabilmente, sono tra i must della mostra); la statua di Tjenena che riserva il particolare più interessante alla parte posteriore, rovinata per un deliberato atto di damnatio memoriae contro questo personaggio, Flabellifero alla destra del re caduto evidentemente in disgrazia; l’ushabti di Takelot I, faraone poco noto della XXII dinastia; il Libro dei Morti di Aseturet di epoca tolemaica.

Personalmente mi sono soffermato in particolare sulle pagine del giornale di scavo di Loret, con tanto di disegni come quello schizzato per descrivere la posizione dei 9 sarcofagi, e sulle fotografie d’epoca delle mummie, tra cui quella del faraone Seqenenra Ta’o, della XVII dinastia: le terribili ferite da taglio testimonierebbero la lotta contro gli Hyksos. Non andò bene al sovrano, ma suo figlio Ahmose I riuscì a cacciare gli invasori, dando inizio a una nuova dinastia.

E chi ama le storie di Sherlock Holmes non può non apprezzare il breve video che racconta la clamorosa scoperta di Loret, accompagnato da una voce narrante che rielabora il resoconto dello stesso egittologo:

È uno spettacolo inaudito: tre cadaveri giacciono fianco a fianco nell’angolo in fondo coi piedi girati verso la porta. Mi avvicino: il primo corpo sembra essere quello di una donna, un velo le copre l’occhio sinistro, un braccio staccato è stato lasciato al contrario col pugno chiuso all’insù. Il tessuto che la bendava è lacerato, strappato, lasciato a coprire a malapena il corpo. Ha una grande quantità di capelli neri, ricci, che si allargano sul pavimento di calcare da ciascun lato della testa. Il volto splendidamente conservato è di una gravità nobile e maestosa.

Conclusa la mostra si potrà proseguire il viaggio di approfondimento leggendo gli interessanti saggi del catalogo pubblicato da 24Ore Cultura.
Saul Stucchi

Didascalie:

  • Amenofi II in forma di sfinge
    Calcare, cm 16 x 10 x 32,5
    Proveniente dalla “Cachette di Karnak”
    Nuovo Regno, XVIII dinastia, regno di Amenofi II
    Il Cairo, Museo Egizio (CG 42079)
    Foto di Carlotta Coppo
  • Thutmosi III e Amenofi II sulla stele di Henetneferet
    Calcare policromo, cm 31,5 x 21 x 6,2
    Provenienza sconosciuta, già Collezione D’Anastasi
    Nuovo Regno, XVIII dinastia, regno di Amenofi II
    Leida, Rijksmuseum van Oudheden, inv. AP 82
  • Pagina dal giornale di scavo della tomba di Amenofi II di Victor Loret
    Milano, Università degli Studi, Biblioteca e Archivi di Egittologia, Fondo Loret

EGITTO. La straordinaria scoperta del Faraone Amenofi II

A cura di Patrizia Piacentini e Christian Orsenigo, con il coordinamento scientifico di Massimiliana Pozzi

Fino al 7 gennaio 2018

Orari:

  • lunedì 14.30 – 19.30
  • martedì – mercoledì – venerdì – domenica 9.30 – 19.30
  • giovedì – sabato 9.30 – 22.30
  • Sabato 6 gennaio (Epifania): 9.30 – 22.30
  • La biglietteria chiude un’ora prima (ultimo ingresso)

Biglietti: intero 13 €; varie riduzioni

MUDEC Museo delle Culture
via Tortona 56
Milano

Informazioni:

www.mudec.it

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