Il crollo del muro di Berlino si festeggia a Milano con artisti come Mihailo Beli Karanovic, Carlo Dulla e Angelo Caruso in un luogo di strage: in piazza Fontana. Anche coloro che sono stati protagonisti della strage hanno oltrepassato un muro: il muro dell’esistenza. Ricordiamo che il muro di Berlino nacque con l’arrivo della guerra fredda… non si sono viste guerre calde dopo l’avvio d’essa ma è stato un bene, poiché il potere delle armi atomiche raggiungendo un alto livello tra le due grandi potenze, America e Russia, spinse le ostilità verso un capovolgimento passivo fino alla caduta del muro. Il curatore dell’evento in Piazza Fontana, Emanuele Beluffi, scrive: “Il muro è un concetto universale. E come tutti i concetti, raccoglie sotto di sé una pletora di enti particolari. Il muro non denota solo, nella fattispecie, la barriera di separazione fra due stati… indica anche l’opposizione all’accertamento della verità, e l’impedimento dell’esercizio della libertà… Il muro è un concetto ampio. Polisemico. Non denota solo negatività”.

Grazie a una scultura, ricordiamo anche il soldato Konrad Schumann, il Vopo diciannovenne che nell’estate del 1961 fuggì dalla Germania dell’Est, saltando il recinto munito di filo spinato; compiendo quel volo è come se avesse lasciato dietro di sé la sua vita, parenti e amici; è come se avesse provato l’esperienza della rincarnazione e i suoi parenti avessero vissuto i danni del “lutto” di un uomo con debiti che in realtà rimase un prigioniero, legato ai suoi sensi di colpa che lo convinsero ad impiccarsi.
[codice-adsense-float]Il muro può essere visto come una linea di confine, tra la libertà e la prigionia, tra l’essere e il non-essere, tra il di qua e il di là di un mondo libero, in evoluzione, in crescita. Il muro di Berlino sembra alquanto differente dal Muro del Pianto, ma in realtà non è così distante da esso. Forse anche le parti del muro oggi rimanenti possono ricordare un tempio che è stato, con persone che giornalmente celebravano gli abbandoni e le desolazioni personali, presiedendo davanti ad esso un pianto silenzioso ma profondo; quello di Berlino ricorda il Muro del Pianto di Israele, sebbene in Germania si piangesse sulle mura per rinnegare il tempio, costruito con il sangue e con la sofferenza e si sdrammatizzasse con graffiti, colori, disegni, divenuti successivamente famosi. Arte e politica, sofferenza e morte fanno parte di quel muro che oggi, giorno dell’anniversario, trasalano dalle pareti rimaste in vita. Quella lotta è terminata, ora se ne combatte una nuova, anche se ha le stesse caratteristiche dell’antica, nonostante le sembianze siano cambiate!

Carlo Dulla ha ideato un’istallazione sonora in piazza Fontana, Memoirs of a place, grazie alla quale le voci delle piazze mondiali fuoriescono da apposite macchine adibite al suono: le mamme di piazza Tiananmen, i civili che vivono la banca dell’Agricoltura di Piazza Fontana e gli abitanti di Berlino che gridano i nomi di parenti e amori rimasti al di là del muro.
Angelo Caruso ha creato intrecci di bandiere appartenenti a tutti gli Stati mondiali legati a un palo della Piazza, affinché divenga testimone dell’unione tra estraneità apparenti. Il lavoro svolto da Anomala, Muro di Gomma consiste nella realizzazione di un monolite in gommapiuma con bersaglio in linea d’aria ad una immensa fionda. Muro di Gomma è anche il titolo dato da Marco Risi a uno dei suoi film nel quale indaga sulle complicità e sulle reticenze di molti attorno alla strage di Ustica (1980).
Mihailo Beli Karanovic ha costruito un’istallazione formata da cartoni, a simbolo dei mattoni crollati e ottanta sculture rappresentanti piccioni, lo specchio di una società. I piccioni sono costruiti con spazzatura di vario genere, con segmenti di materia come giornali, nylon, sacchetti, corda, fil di ferro, con qualsiasi oggetto di scarto trovato sotto gli occhi. I gruppi sociali sono suddivisi dall’artista in questo modo Il gruppo del funerale, Il gruppo degli amici, Il gruppo del matrimonio zingaro.
Testo, foto e video di Valentina Cavera