Se si pensasse a quanta storia nasconde questo meraviglioso paesaggio e che tutto in fondo è nato in queste terre; se si pensasse alla posizione geografica, e dunque politica, di questo territorio, allora si potrebbe camminare su questa terra senza rovinarla e senza giudicarla, per osservarla nel presente, immaginandola nel suo passato. Come è inevitabile fare a Petra. Come è inevitabile fare a Jerash. Dove l’odore del regno nabateo nella prima e quello dell’impero romano nella seconda sono ancora forti.
Per visitare Petra si deve partire con uno zaino carico di energia, di curiosità (che vi servono per le lunghe camminate e le difficili salite) e di pazienza (quest’ultima serve soprattutto per il viaggio verso Petra, nel caso stiate visitando la Giordania indipendentemente: da Amman, per esempio, si può aspettare il pullman anche per ore, nonostante la gente del posto vi rassicuri usando i classici “tra 5 minuti”!).
Non lasciatevi però intimorire: Petra sarà in grado di far sentire questo zaino leggerissimo, poiché vi avvolgerà immediatamente nel suo fascino, dandovi emozioni indimenticabili.
La prima prova è attraversare il siq, la gola, stretta da due ripide pareti di arenaria, che porta nel cuore della “città rossa” (che contrapposizione rispetto alla città bianca di Amman). Ma già la prima fatica verrà subito ricompensata dallo spettacolo di al-Khaznah: il tesoro che si svela piano piano dai varchi creati dalle pareti della gola e che rappresenta il monumento con il quale si identifica solitamente Petra. Indescrivibile l’emozione nel capire che quello è solo l’inizio di una serie di meravigliose sorprese. Da lì si procede infatti nella cosiddetta via delle facciate, con tombe decorate in stile assiro. Proseguendo, mentre si incontrano affascinanti beduini che vendono ogni sorta di oggetto o bellissimi bambini che si fanno fotografare chiedendo poi un dinaro (a scatto!), troverete il teatro e delle scalinate (da affrontare nelle ore meno calde del giorno) che portano al “luogo del sacrificio”, dal quale potrete scorgere un panorama stupendo. Riprendendo il cammino nella città bassa, non potete perdervi la via colonnata, ovvero quello che era il cuore, nonché il centro commerciale, della città, per poi proseguire verso il monastero di ad-Dayr, il monumento più imponente di Petra.
Qui, se si ha fortuna come la mia, si può anche assistere ad improvvisate acrobazie da “circo” (ma senza le precauzioni del caso!) di beduini che impavidamente si divertono a correre e saltare in cima al monastero. Non prima di avere bevuto un rigenerante the caldo alla menta, si sale ancora per arrivare all’imperdibile punto panoramico. E da qui, è facile capire perché Petra sia patrimonio dell’UNESCO e sia considerata, dal 2007, una delle sette meraviglie del mondo.
Insomma la Giordania dovrebbe essere visitata inchinandosi in memoria del suo passato, ma cercando di non rivolgere lo sguardo solo a terra, perché, come a Petra, è anche in alto che si nascondono i tesori più grandi.
Dopo essersi tuffati nel passato nabateo a Petra, è impossibile non visitare una tra le più emozionanti rovine romane, ovvero Jerash. Il regno nabateo di Petra fu nel 106 annesso nell’impero romano a opera dell’imperatore Traiano. Quest’ultimo costruì una strada che da Damasco arrivava ad Amman, passando per Jerash. Grazie dunque alla sua posizione ed all’abbondanza di acqua delle colline circostanti che l’hanno resa interessante per ogni popolo passato da queste terre, tale città fu investita da uno sforzo edilizio notevole che le conferì l’aspetto che ancora oggi possiamo ammirare. Jerash è infatti una dei siti archeologici di maggiore interesse, rappresentando una delle poche città romane che, grazie alla stratificazione secolare di sabbia e terra, sono rimaste intatte. L’impatto emotivo anche qui è forte: immutato infatti è il cardo maximus che termina nella piazza ovale, dove la maggior parte delle colonne sono ancora perfettamente in piedi. Oltre a questo, a Jerash troverete L’Arco di Adriano o Arco di trionfo, costruito nel 129 d.C. per onorare la visita dell’imperatore Adriano, l’Ippodromo, il teatro sud, e sulla quale acustica eccezionale vi consiglio di chiedere maggiori informazioni, il tempio di Artemide, il Propilei, ovvero la monumentale scalinata, il ninfeo (fontana consacrata alle divinità delle fonti), la Cattedrale e il tetrapilo sud, ovvero l’incrocio tra il cardo ed il decumano sud. Risalendo lungo il decumano si possono infine trovare delle abitazioni omayyadi. Se inoltre visiterete Jarash fine luglio e inizio agosto, potrete capirne anche l’importanza odierna: con il festival che ospita è infatti oggi considerata il simbolo dell’incontro di culture diverse.
Insomma anche Jerash è un luogo imperdibile. Per visitarla, a differenza di Petra, basta un giorno. L’unica cosa che noterete probabilmente è che adesso stanno cercando di ricostruirla interamente. Il rischio è di perdere quel senso di autenticità che fa la sua bellezza. In fondo sono le cose imperfette ma autentiche quelle che meritano di essere vissute, luoghi compresi.
Testo di Valeria Lonati
Foto di Valeria Lonati e Cristian Del Giudice