
Ieri alla stazione di Porta Nuova a Torino ripensavo alle parole pronunciate dal regista Alberto Oliva martedì sera, prima della rappresentazione dello spettacolo “L’idiota” da lui diretto al Teatro Out Off di Milano, dove sarà in scena fino a domenica 23 febbraio.
Sottolineava il costume di Dostoevskij di ritornare sulle proprie parole, arrivando ad autocitarsi. Ero seduto per terra – nelle stazioni italiane del terzo millennio non ci sono più le panchine: non siamo mica in un romanzo russo dell’Ottocento! – e per non sprecare il tempo imprecando contro la compagnia dei treni (non dirò quale, ma sui disservizi si assomigliano come gemelle), leggevo le mie 5 pagine quotidiane de “I fratelli Karamazov”.
Con mia moglie ho intrapreso a inizio dell’anno la rilettura a “tappe forzate” del capolavoro assoluto di Dostoevskij, dopo aver trascorso gli ultimi 4 mesi del 2019 in compagnia di “Delitto e castigo”.
Le pagine di ieri facevano torcere le budella, altro che la compagnia dei treni! Ivan Karamazov raccontava al fratello Alëša (Alioscia, per intenderci) le violenze commesse dall’uomo su altri uomini, soffermandosi soprattutto su quelle contro i bambini. Il racconto del contadino che frusta sui “miti occhi” il debole cavallino sfiancato dal carico troppo pesante rimandava evidentemente alla terribile scena della cavallina frustata a morte, sognata da Raskol’nikov. E stavo leggendo questo brano a Torino, dove Nietzsche ebbe un’acuta crisi di nervi assistendo a una scena simile proprio davanti a casa!
In realtà martedì sera Oliva ha preso la parola solo per qualche istante, a chiudere la presentazione del romanzo fatta dal professore Fausto Malcovati, introdotto da Roberto Traverso del Teatro Out Off.
Malcovati ha compiuto una veloce, ma non superficiale, analisi delle ultime 30 pagine de “L’idiota”, “fantastiche” e “stupende” perché in esse tace il narratore. “Sono già pronte per una sceneggiatura, cinematografica o teatrale”, ha detto, aggiungendo che si tratta di un finale un po’ anomalo per un romanzo dostoevskijano. È infatti un finale aperto, con i due protagonisti maschili che restano accanto al cadavere della donna amata da entrambi. I loro destini rimangono sospesi. In questo modo lo scrittore affida il finale al lettore.
“Perché falliamo nei rapporti umani?” è la domanda che si pone Dostoevskij in questo romanzo che scava in tre sottosuoli, analizzando tre passioni oscure. Quella che consuma la donna violata, lesa da una ferita che non si rimargina. Quella del principe Myškin, uomo aperto e attento agli altri che però è “impotente”. E quella di Rogožin che pensa di possedere comprando. “L’idiota” è una colossale educazione (o mala educazione) sentimentale.

Da qualche parte in garage devo ancora avere le dispense di un corso del professor Malcovati dei primi anni Novanta. Seguii molte lezioni ma non diedi l’esame: letteratura russa non faceva parte del mio piano di studi in Lettere Antiche… Ma voglio concludere citando un breve passo dall’introduzione di Malcovati all’edizione Garzanti de “L’idiota” con traduzione di Licia Brustolin:
“Myškin è una sfida al mondo che conosce solo valori materiali: il suo contatto con i valori spirituali è diretto, puro, là dove per raggiungerlo gli altri devono percorrere un cammino durissimo. Chi intuisce questa immediatezza in Myškin non può più staccarsi da lui, ne è incantato, incatenato: così Nastas’ja, così Rogožin che colgono nell’«idiota» una luce prima sconosciuta, altrove inesistente. Nessuno di loro si salva”.
Domani potrete leggere su ALIBI la recensione dello spettacolo.
Saul Stucchi
PS: il 20 febbraio alle ore 19.30 lo spettacolo sarà introdotto da un dialogo tra Serena Prina (traduttrice e curatrice editoriale di letteratura russa) e Roberto Brancati (autore, costumista, imprenditore).
L’idiota
Informazioni sullo spettacoloDove
Teatro Out OffVia Mac Mahon 16, Milano
Quando
Dal 18 al 23 febbraio 2020Orari e prezzi
Orari: martedì, mercoledì e venerdì 20.45giovedì e sabato 19.30
domenica 16.00
Biglietti: 18 €. Prevendita e prenotazione 1,50 / 1,00 €