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Voi siete qui: Biblioteca » Contro la politica dell’odio: Luciano Canfora a BookCity

18 Novembre 2019 scritto da Saul Stucchi ~

Contro la politica dell’odio: Luciano Canfora a BookCity

Tre le sollecitazioni proposte da Carlo Greppi a Luciano Canfora nell’affollato incontro dal titolo “Contro la politica dell’odio” che si è tenuto domenica 17 novembre alla Sala Polifunzionale della Fondazione Feltrinelli per BookCity Milano.

Carlo Greppi e Luciano Canfora a BookCity Milano 2019

La parola violenta

Prima sollecitazione: la questione del decadimento del linguaggio, del suo imbarbarimento. Il professore ha impostato la risposta partendo dalla commedia antica, in particolare da “I cavalieri” di Aristofane, la più politica di quelle che ci sono pervenute. È una sorta di grammatica della violenza demagogica.

Canfora ha parlato del rischio e della seduzione della parola violenta. Siamo ancora nel ciclo storico della Rivoluzione Francese. Parola violenta strumento ma anche tema di riflessione. Tra gli esempi citati il volgare “gobbo” dato da Mussolini a Gramsci in un discorso tenuto alla Camera alla fine del 1921, un anno prima della marcia su Roma.

“Pietismo”

Seconda sollecitazione: il “pietismo”. Canfora ha analizzato l’uso improprio di questo termine, imposto in un uso erroneo da una certa stampa perlomeno compiacente. Ha poi ricordato le varie tappe delle degenerazione aberrante che ha portato al consolidamento del fascismo, soffermandosi in particolare sul discorso di Mussolini a Trieste del 1938, in cui minacciava ritorsioni contro gli Ebrei se ci fossero state pressioni e intromissioni straniere nella politica razziale del regime.

Fenomeno tipico delle epoche buie è la servitù spontanea, il servilismo immortalato da Tacito nei suoi Annali (Valerio Messalla il suo rappresentante più imbarazzante).

Senza citarla apertis verbis, Canfora si è riferito all’apertura del Cardinal Ruini alle posizioni di Salvini, soffermandosi sul velo di silenzio che buona parte della stampa ha fatto cadere sul recente discorso del papa, in cui il pontefice ha chiaramente avvicinato i proclami dei politici sovranisti ai discorsi di Hitler del 1934 e del 1936. Servitù spontanea…

La riflessione si è poi spostata sull’articolo 10 della Costituzione e sulla sua genesi. Molti dei Padri Costituenti avevano vissuto l’esperienza dell’esilio e la Carta registra una particolare sensibilità su questo tema.

Luciano Canfora, Fermare l'odio, Laterza

Scivolamento per gradi

La terza sollecitazione ha riguardato lo scivolamento per gradi nel fascismo. Greppi ha citato due brani, il primo di Piero Gobetti (“Elogio della ghigliottina”) e il secondo di Umberto Eco (“Il fascismo eterno”).

Ha scritto Gobetti: “Si può valorizzare il regime; si può cercare di ottenerne tutti i frutti: chiediamo le frustate perché qualcuno si svegli, chiediamo il boia perché si possa veder chiaro”.

Canfora ha elogiato Gobetti, ma ne ha rifiutato la lezione, sostenendo che è meglio non aspettare le frustate per ribellarsi. Il processo degenerativo del “populismo nero” (se non vogliamo chiamarlo “fascismo”, ha ironizzato il professore) cresce su se stesso, ma non dobbiamo credere che sia inevitabile il suo esito. È inevitabile soltanto se ci si assopisce invece di vigilare e di reagire.

Calzante la citazione da “Fermare l’odio” (appena pubblicato da Laterza nella collana “i Robinson / Letture”) letta da Greppi alla fine dell’incontro:

“Chi visse allora lo capì poco alla volta: ma quello era fascismo in tutte le sue fasi: parlamentari, aventiniane, dittatoriali. È questo che non accettano di comprendere coloro che, da mesi, ci spiegano che “ora” è diverso da “allora” perché “ora” non c’è la dittatura (e nemmeno la violenza!). Nel fascismo si sprofonda per slittamenti progressivi“.

Saul Stucchi

Luciano Canfora
Fermare l’odio
Laterza


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